Intelligenza artificiale è ormai di uso comune in tutti i campi. Purtroppo anche nell’arte e nella musica. Dico purtroppo in quanto ritengo che siano settori in cui dovrebbe prevalere il genio umano che o si ha o non si ha. E se non si ha, dispiace ma è meglio dedicarsi ad altro.
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Intelligenza artificiale e musica
L’intelligenza artificiale può essere usata in ogni ambito della produzione musicale. Dallo scrivere il testo, alla partitura musicale, allo streaming e alla produzione di master audio. Quindi il talento a che serve? O meglio. Sappiamo bene che si tratta di uno strumento che nelle mani di una persona talentuosa può permettere di risparmiare tempo e fatica. Il problema è che oggi troppi sognano di arrivare in vetta senza sudare usando ogni mezzo, compreso questo. Personalmente non mi entusiasma ascoltare un pezzo prodotto da una macchina, privo di ogni umana emozione. Che poi venga venduta come la possibilità per musicisti dilettanti di conoscere meglio il loro talento mi sembra tanto una semplice mossa di marketing.
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Come funziona
I software disponibili sono molti ed ognuno ha particolari caratteristiche che lo rendono adatto a determinati generi musicali. Addirittura alcuni sono tarati per produrre opere che imitano nello stile determinati compositori, quale Mozart ad esempio. Il mondo della musica ha però iniziato a mettere dei paletti.
Ad aprile al SXSW, uno dei principali convegni sulla musica, alcuni artisti, produttori e discografici hanno presentato la Human Artistry Campaign. Si tratta di una campagna di sensibilizzazione che intende promuovere l’importanza del fattore umano nella creazione musicale. I firmatari, tra i quali anche la FIMI, chiedono in particolare che solo i contenuti creati dll’uomo possano essere coperti da Copyright. I visual creator che producono musica usando l’AI vogliono il contrario. Vedremo chi vincerà.
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I primi esperimenti musicali con l’AI
Già diverse piattaforme, quali Spotify, usano questo strumento per costruire le playlist più adatte a noi. Inoltre nelle case di molti sono presenti gli smart speaker, Alexa e Siri, programmate a intuire il nostro umore dal tono di voce e, di conseguenza, a fornirci la musica più adatta. Ma ciò che è in discussione oggi è la produzione di musica tramite AI. A onor del vero il primo brano che nel 1956 è stato composto esclusivamente utilizzando il computer è la Illiac Suite for String Quartet di Lejaren Hiller and Leonard Isaacson. Nel 1995 fu usato il software Verbasizer per produrre il testo di una canzone da parte di David Bowie e Ty Roberts che all’epoca era il direttore tecnico di Universal Music.
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Piattaforme dedicate alla composizione musicale
Si contano oggi a decine le piattaforme dedicate alla composizione musicale con AI. Ricordo solo Flow Machines, IBM Watson Beat, Google Magenta’s NSynth Super, Jukedeck, Melodrive, Spotify’s Creator Technology Research Lab e Amper Music. Tutte funzionano in base a particolari meccanismi di apprendimento e di algoritmi capaci di elaborare grandi moli di dati. Sony Music è stata una delle prime società ad investire in questo settore con Flow Machines che è stata n grado di produrre Daddy’s Car un brano in stile Beatles. Benoit Carré utilizzando lo pseudonimo SKYGGE, con la stessa piattaforma ha pubblicato un intero album: Hello World. L’artista americana Taryn Southern ha utilizzato invece il programma Amper per produrre gli arrangiamenti e i testi dell’album I AM AI.
Nel campo della musica classica l’AI ha permesso di completare la scrittura di sinfonie rimaste incompiute. Huawei ha creato un apposito software per comporre diversi possibili finali della famosa Incompiuta di Schubert.
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Che dire, ogni strumento creato dall’uomo ha l’ottimo scopo di aiutarlo nella realizzazione delle opere del suo ingegno. Il problema si pone quando ad utilizzare lo strumento è qualcuno che ingegno non ha.
Monica Giovanna Binotto è un nome lungo e ingombrante ma è il mio da 57 anni e ormai mi ci sono affezionata. Ho sempre amato leggere. Fin da bambina. E anche scrivere, ma senza mai crederci veramente. Questo mi ha aiutato negli studi. Ho una laurea in Economia e Commercio e una in Psicologia dello Sviluppo. Da cinque anni faccio parte di un gruppo di lettrici a voce alta, le VerbaManent, con il quale facciamo reading su tematiche importanti sempre inquadrate da un’ottica femminile e mi occupo di fare ricerche e di scrivere e assemblare i copioni. Negli ultimi due anni, per colpa o merito di questa brutta pandemia che ci ha costretti in casa per lunghi periodi, ho partecipato a diverse gare di racconti su varie pagine Facebook e mi sto divertendo tantissimo anche perché ho conosciuto tante belle persone che condividono i miei stessi interessi.