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Tra DPCM, semilockdown ed oltre un anno di astinenza da concerti, si è svolto ieri, come consuetudine vuole, il celebre concertone del Primo Maggio, la rassegna musicale organizzata dai sindacati italiani CGIL, CISL e UIL in occasione della festa del lavoro. Secondo anno in cui piazza San Giovanni in Laterano, per ovvi motivi, è rimasta orfana della folla in festa, tra birra, vino di scarsa qualità e bandiere dei quattro mori, individuabili in ogni angolo del festival.
La rassegna si apre con Ambra Angiolini, host dell’evento insieme a Stefano Fresi e Lillo, sul palco del semivuoto Auditorium Parco della Musica. Pochi gli spettatori privilegiati in platea e sugli spalti, tutti rigorosamente tamponati e in mascherina; tutti pronti ad affrontare una lunghissima maratona, un susseguirsi di artisti straconosciuti: quest’anno, è parso di riguardare una replica di Sanremo 2021 in una location primaverile: line up quasi uguale al seguitissimo festivàl di qualche mese fa con, in aggiunta, le classiche incursioni da Primo maggio, quelle che in tempi normali avrebbero assicurato un pogo tutt’altro che sobrio (Vedi Après La Classe e Sud Sound System).
Acustica pessima in Auditorium che fa vacillare anche le più solide vocalità (Alex Britti e Renga su tutti). Sorprendentemente coinvolgenti le performance in trasferta, sì registrate ma portatrici di un bel messaggio: da Gio Evan all’aeroporto, alla Vicario a teatro, passando per Gaia al Museo Maxxi auspicando un ritorno alla normalità, ai viaggi, all’arte e alla cultura. Venditti, solo in una desolata piazza San Giovanni al tramonto incanta con “Notte prima degli esami” ed emoziona come Ruggeri, qualche ora dopo, in un’esibizione all’esterno dell’ospedale di Bergamo simbolo della pandemia. Attesissimo, tra i diversi ospiti internazionali, Noel Gallagher che da Londra ci regala una bellissima performance acustica di due dei suoi pezzi da solista. Peccato poi scoprire che lo stesso live sia stato venduto il giorno prima alla tv irlandese.
Ma veniamo al dunque. L’atmosfera si surriscalda con Fedez. Sì, il marito della Ferragni, quello con milioni di followers. Quotidianamente pregiudizi e luoghi comuni si sprecano sulla figura di Federico Lucia, un ragazzo di Rozzano senza grande cultura, privo di talento alcuno, che canta per caso (o per sbaglio direbbero in molti). Tutto vero, ma ieri sera sul palco dell’Auditorium ha esploso due bombe: una sulla mancata attenzione da parte del governo Draghi per il mondo dello spettacolo (a cui ha dato personalmente una mano con il progetto Scena Unita); la seconda ben più di impatto, ha messo in luce tutte le contraddizioni, le mentalità e soprattutto i nomi della Lega contro il DDL Zan. Una deflagrazione i cui effetti hanno immediatamente generato cascate di approvazione, dai colleghi presenti alla rassegna, agli artisti che, da casa, hanno assistito e appoggiato la causa attraverso lo schermo. Una coraggiosa e solida denuncia che siamo certi riecheggerà tra gli studi televisivi della Rai, accusata con tanto di prove audio e video di tentativi di censura; rimbalzerà tra i vari talk attraverso discussioni costruttive o urla di soubrette, mentre si riempiranno le aule di tribunale. Se quei tre minuti di discorso letto dai fogli tremolanti di Fedez sono davvero in grado di scuotere le menti di una nazione, ben venga. Menzione speciale per Michele Bravi che rincara la dose contro l’omofobia, lanciando una nemmeno troppo velata frecciatina alle polemiche scatenate qualche sera fa dal discorso di Pio e Amedeo.
La musica continua, tra stanchezza e riflessioni, il concertone chiude i battenti allo scoccare della mezzanotte. Era ora. Siamo sfiniti e abbiamo voglia di dire la nostra su tutti i nostri social.
Laureata in marketing e masterizzata in comunicazione e altro che ha a che fare con la musica. Fiera napoletana, per metà calabrese e arbëreshë, collezionista compulsiva di vinili, cd o qualsiasi altro supporto musicale. Vanto un ampio CV di concerti e festival.