Numb: un viaggio nell’introspezione

Numb” è la tredicesima ed ultima traccia del secondo album dei Linkin Park: “Meteora”.  Ed è una delle canzoni più famose e conosciute della band da ieri fino ad oggi. Le parole che ne compongono il testo sono tra le più profonde e intime che questo gruppo abbia mai scritto. Un viaggio sonoro, malinconico ed arrabbiato nell’introspezione di una persona che ha difficoltà nel relazionarsi con il mondo esterno quando, al di fuori del proprio io, sente la continua e massacrante pressione delle pretese altrui, le quali a tratti destabilizzano, fanno soffocare e ci inducono a “perdere il proprio centro”. Perdere la capacità e la consapevolezza di vedersi e sentirsi “giusti” per il mondo ma anche (e soprattutto) per sé stessi.

 

“I’ve become so numb, I can’t feel you there
Become so tired, so much more aware
I’m becoming this, all I want to do
Is be more like me and be less like you”

 

È proprio questo il tipo di sentimento che viene espresso e portato all’orecchio dell’ascoltatore quando nelle cuffiette passa “Numb”,  terzo singolo dei Linkin Park estratto dal loro secondo lavoro in studio “Meteora” datato 2003 dopo “Somewhere I Belong” e “Faint

 

“Every step that I take is another mistake to you”

 

La peculiarità di questa canzone è proprio il racconto in chiave rock melodic del dualismo tra il mondo dentro ed il mondo fuori di una persona tra tante. Mescolati in un confronto-scontro di crescita continua. Mettere d’accordo entrambi è una vera e propria sfida quotidiana, che ognuno di noi affronta in ogni interazione che ha con l’esterno. Sia nella relazione con i propri genitori, con la propria famiglia o con il proprio partner ed anche con tutte quelle persone che ci girano intorno nella vita in generale. Questo avviene soprattutto nella fase adolescenziale, dove sembra che quelli con cui cresciamo e condividiamo le nostre giornate siano perennemente scontenti e poco propensi a lasciarci vivere come vorremmo. Liberi di esprimere il nostro vero essere, attraverso le nostre scelte, giuste o sbagliate che siano. Non ci lasciano liberi di vivere come desideriamo davvero, perché ai loro occhi ciò che facciamo è costantemente sbagliato. E il tentativo è sempre lo stesso: quello di cambiarci per modellarci a loro piacimento. Affossandoci. Tutto ciò fa confondere, fa sentire quel fastidioso senso di oppressione, che porta a “non sapere cosa gli altri si aspettano da noi” e se quello che siamo è davvero abbastanza. Se siamo davvero “giusti”. Si finisce quindi per accontentarli, questi “altri”, anche se purtroppo il risultato finale è che, la mania del controllo, alla quale si è sottoposti, schiacci la nostra esistenza a tal punto da lasciarci quasi inermi. Mandando letteralmente a quel paese, la nostra propensione a costruirci da noi e per noi. Perché il mondo ci urla che “ogni passo che si fa non è altro che un altro errore” e, di conseguenza, genera, in chi vive questa situazioni così frustranti, una certa inerzia rendendolo quasi “sordo” ed insensibile a ciò che si trova ad affrontare. Si smette di ascoltare pur di non star male.

 

 

 

 

È proprio da lì, che si riparte ed avviene la vera e propria svolta: questa passività, stanchezza generale (o “insensibilità”, come viene definita e descritta nel testo) nei confronti del “fuori di noi” finalmente porta a quella ribellione che ci permette di urlare “basta”, di renderci conto che non possiamo essere noi stessi se continuiamo a soddisfare le imposizioni delle altre persone senza ascoltare veramente la nostra testa, il nostro cuore, o, ancora meglio, la nostra pancia. Dipende tutto da noi, alla fine. Anche fare questa scelta: essere ciò che vogliono “gli altri” o essere sempre noi stessi? 

 

La versione sicuramente più struggente di Numb è quella cantanta dal pubblico dell’Hollywood Bowl in ricordo di Chester Bennigton nell’ottobre 2017, a tre mesi dalla sua scomparsa. Chester è da sempre stato vittima del suo dentro, ma anche dal suo fuori, e sentire tutto quel “fuori” cantare a squarciagola al posto del frontman della band che ha segnato tante generazioni è stata un’emozione da brividi.