We are the world venne registrata la notte del 28 gennaio 1985 negli Hollywood’s A&M Studios di Hollywood. Molti degli artisti coinvolti arrivarono direttamente dalla cerimonia degli American Music Awards. Quarantacinque artisti lavorarono fino alle otto del mattino seguente per confezionare un brano che potesse arrivare al cuore degli uomini. Il fine era raccogliere fondi per combattere la fame nel continente africano.
Il progetto
Tra il 1983 e il 1984 la fame aveva ucciso in Africa oltre un milione di persone. Per aiutare quella terra devastata, Bob Geldof mise insieme il gruppo Band Aid che produsse il brano Do They Know It’s Christmas?
Harry Belafonte nel dicembre del 1984 ritenne vergognoso che gli artisti afroamericani non si fossero ancora mossi in quella direzione. Contattò quindi il produttore Ken Kragen, Lionel Ritchie e Quincy Jones per organizzare un gruppo avente la medesima finalità di quello dei colleghi inglesi. Nacque così il gruppo Usa for Africa al quale aderì, tra gli altri anche Michael Jackson. Proprio Jackson e Lionel Ritchie composero il brano We are the world.
Fonte foto: orrorea33giri.com
Pubblicazione dell’album
La produzione e distribuzione di questo meraviglioso brano fu per intero a carico della Columbia Records. Le 800.000 copie uscite il 7 marzo 1985 andarono immediatamente esaurite. Il 5 aprile circa cinquemila radio trasmisero il pezzo contemporaneamente, riuscite a immaginare cosa poteva significare sentire la stessa canzone ovunque ci si trovasse? Furono vendute oltre otto milioni di copie del singolo solo negli Sati Uniti mentre l’album omonimo ne vendette oltre tre milioni. Complessivamente il progetto We are the world raccolse qualcosa come cento milioni di dollari, interamente devoluti in beneficenza.
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Il testo
Ma cosa dice questa bella canzone solidale? Se ne può parlare al presente in quanto è, purtroppo ancora molto, anzi troppo attuale. È arrivato il tempo, dicono gli artisti, di ascoltare la chiamata che ci arriva e di rispondere tutti uniti. C’è gente che muore e bisogna aiutare la vita, il regalo più grande che ci è stato fatto. Gli artisti continuano dicendo che non è ammissibile continuare a vivere facendo finta di non vedere quello che succede attorno a noi e sperando che qualcun altro sistemi le cose al nostro posto. Tutti siamo parte di una grande famiglia e, come in tutte le famiglie ognuno deve fare la sua parte perché noi siamo il mondo, noi siamo ognuno di quei bambini che stanno soffrendo e un giorno porteremo la luce. E poi arriva l’esortazione a donare.
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Curiosità
Sulla porta della sala di registrazione la notte del 28 gennaio, gli artisti trovarono un biglietto scritto da Quincy Jones che recitava: “Controlla il tuo ego alla porta”. Questo per invitare tutti a ricordare lo scopo di quanto stavano facendo.
Eppure le critiche a questa come ad altre iniziative dello stesso tipo, definite anche ipocrite, arrivarono. Il primo fu il gruppo Faith No More che già nel 1985 uscì con l’album d’esordio che intitolarono We Care a lot. Lo stesso anno gli Squallor nel loro brano Usa for Italy invitavano gli artisti di Usa for Africa a scrivere un nuovo brano per il nostro Mezzogiorno.
Della serie se fai qualcosa c’è sempre chi avrà da ridire.
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We are the world 25 for Haiti
In occasione del venticinquennale Quincy Jones e Lionel Ritchie stavano lavorando ad una nuova edizione del brano da far uscire con il titolo Live 25. Il 12 gennaio ci fu il terribile terremoto ad Haiti e fu deciso di destinare a quel paese i fondi raccolti. Alla registrazione, il primo febbraio 2010 parteciparono oltre settantacinque cantanti che, per l’occasione, furono chiamati Artists for Haiti. Gloria Estefan scrisse il testo per la versione spagnola, cantata dai principali artisti latinoamericani con la stessa finalità, e che fu intitolata Somos el Mundo 25 por Haití.
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Amo la musica, e credo che quando più artisti si uniscono nascano sempre belle emozioni. Mi piace ricordare anche la nostra Domani dei cantanti italiani Artisti uniti per l’Abruzzo. Trovo davvero brutto che si viva in un mondo nel quale si deve trovare sempre da ridire su ogni iniziativa. Ma di certo è più facile rispetto a rimboccarsi le maniche e mettersi in gioco.
Monica Giovanna Binotto è un nome lungo e ingombrante ma è il mio da 57 anni e ormai mi ci sono affezionata. Ho sempre amato leggere. Fin da bambina. E anche scrivere, ma senza mai crederci veramente. Questo mi ha aiutato negli studi. Ho una laurea in Economia e Commercio e una in Psicologia dello Sviluppo. Da cinque anni faccio parte di un gruppo di lettrici a voce alta, le VerbaManent, con il quale facciamo reading su tematiche importanti sempre inquadrate da un’ottica femminile e mi occupo di fare ricerche e di scrivere e assemblare i copioni. Negli ultimi due anni, per colpa o merito di questa brutta pandemia che ci ha costretti in casa per lunghi periodi, ho partecipato a diverse gare di racconti su varie pagine Facebook e mi sto divertendo tantissimo anche perché ho conosciuto tante belle persone che condividono i miei stessi interessi.