Fiumelatte: il torrente misterioso dalle acque bianco latte

Fiumelatte: il torrente misterioso dalle acque bianco latte

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Fonte Foto: Lake Como

Si tratta di un breve corso d’acqua color bianco latte, che scorre nel comune di Varenna, nei pressi di Lecco: è Fiumelatte e, con i suoi 250 metri di lunghezza, è il fiume più breve d’Italia. È un torrente temporaneo che comincia a la sua corsa ogni anno il 25 marzo e s’interrompe ogni 7 ottobre.

Improvviso e impetuoso, appare e scompare da una fenditura della montagna, accompagnato da una schiuma biancastra a cui si deve il suo nome evocativo.

Geograficamente, il torrente nasce dal gruppo delle Grigne e si getta nel Lago di Como. Il fiume taglia a metà il borgo di Varenna dove, da un ponticello, è possibile ammirare le acque bianche del fiume.

 

Fiumelatte

Fonte Foto: Lake Como Tourism

Fiumelatte è anche denominato il Fiume delle due Madonne, in quanto comincia a sgorgare il giorno in cui il borgo festeggia l’Annunciazione e si interrompe il giorno in cui viene celebrata la Madonna del Rosario, patrona di Varenna.

Ad oggi non esistono notizie certe circa la sorgente da cui sgorga il fiume e data la particolarità del fenomeno e l’ambiente suggestivo, molte sono le storie e le leggende che si raccontano su Fiumelatte.

Le leggende su Fiumelatte

Una delle leggende più famose narra di una bellissima fanciulla dai capelli biondi e gli occhi azzurri, circondata da spasimanti. Non sapendo chi scegliere, la fanciulla promise il suo cuore a colui che le avesse rivelato l’origine di Fiumelatte. Per scoprirla, tre dei suoi pretendenti si introdussero nella buia grotta da cui il corso d’acqua partiva, ma al loro ritorno, i tre giovani apparirono sconvolti: i capelli bianchi e radi, la bocca distorta in una smorfia di terrore e fuori di senno. Nessuno proferì parola su quanto videro lì dentro e, dopo poche ore, morirono.
Dopo di loro nessuno ebbe più il coraggio di entrate lì dentro e la bella fanciulla rimase sola.

Un’altra leggenda racconta di tre frati che decisero di inoltrarsi nella grotta, nonostante le raccomandazioni e gli scongiuri della gente del luogo. Se i tre frati abbiano incontrato fantasmi, demoni o chissà cos’altro non ci è dato di sapere, visto che quando l’acqua di Fiumelatte ricominciò a sgorgare, puntuale come sempre, portò con sé i corpi dei tre uomini che vennero scaraventati violentemente nel lago.

Pare, dunque, che non ci sia modo di sfidare l’abisso anche se nel cimitero di Varenna c’è un’indicazione per la sorgente di Fiumelatte. Proseguendo su una scalinata e seguendo un sentiero parallelo al fiume si può raggiungere, nascosto da una fitta vegetazione, l’antro da cui si piò sbirciare nell’oscurità della caverna.

Studiosi d’eccellenza

Le singolarità di tale corso d’acqua hanno interessato molti studiosi nel tempo che hanno tentato di dare una spiegazione a tale fenomeno. Si dice, infatti, che Fiumelatte abbia attirato l’interesse anche di Leonardo da Vinci il quale, nel Codice Atlantico, al folio 214, scriveva:

“A riscontro a Bellagio è il Fiumelaccio, il quale cade da alto più che braccia 100 dalla vena donde nasce, a piombo sul lago, con inistimabile strepitio e romore. Questa vena versa solamente ad agosto e settembre”.

Prima ancora, Plinio il Vecchio, ammiraglio della flotta romana che corse in soccorso di Pompei durante l’eruzione del Vesuvio, si interessò a Fiumelatte, senza trovare alcuna spiegazione al suo colore e alla sua intermittenza.

La grotta di Fiumelatte fu, inoltre, una delle tappe più gettonate del Grand Tour, il viaggio intrapreso lungo l’Europa Centrale da molti aristocratici tra il XVII e il XVIII secolo.

Nei secoli molti geologi e studiosi hanno tentato di addentrarsi nella grotta, ma tutti si sono dovuti fermare di fronte a cunicoli troppo stretti e pericolosi.

Negli anni Novanta, poi, alcuni studiosi pensarono di versare del colorante atossico nell’Abisso denominato W le donne, situato lungo la Cresta di Plancaformia. Il colorante, dopo qualche minuto colorò il tratto finale del torrente. L’espediente servì a collegare Fiumelatte alle cavità carsiche della Grigna settentrionale, ma fu impossibile risalire alla sorgente, né a comprendere le motivazioni della sua strana vita fluviale.

L’ipotesi più accreditata, ma tutta da confermare, è che Fiumelatte rappresenti un “troppopieno” di un imponente bacino situato nelle irraggiungibili viscere del retrostante circo glaciale di Moncodeno, nella Grigna settentrionale.


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