“Zombie”, la canzone manifesto dei Cranberries

“Zombie”, la canzone manifesto dei Cranberries

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“Zombie”, un brano forte, che grazie alla sua struttura incalzante, rappresenta una delle canzoni contro la guerra e la violenza più popolari della storia.

È la canzone più famosa della produzione di Dolores O’Riordan per i “Cranberries”. Dopo la sua morte ha fatto il pieno di ascolti su Spotify e di visualizzazioni su Youtube. Ma di cosa parla esattamente questo brano?  Quale è il significato del testo? No, non ha nulla a che vedere con gli zombie dei film horror o di Thriller di Michael Jackson.  Il brano, pubblicato il 12 settembre 1994 è una denuncia contro la violenza nel conflitto dell’Irlanda del Nord e contro le bombe di Warrington nel 1993.

Vediamo più da vicino questa canzone:

“Another head hangs lowly
Child is slowly taken
And the violence, caused such silence”

“Un’altra testa pende verso il basso
Un bambino è portato via lentamente
E la violenza, ha causato così tanto silenzio”

Era il 20 marzo 1993, ci fu un attentato a Warrington, una cittadina nel nord ovest dell’Inghilterra, in cui persero la vita due bambini Johnathan Ball, di 3 anni e Tim Parry di 12. Le bombe furono piazzate dall’Ira, l’Irish Republican Army, il gruppo terroristico che rivendicava la fine della presenza britannica in Irlanda del Nord. In questo conflitto nordirlandese, durato fino alla fine degli anni ’90, persero la vita circa 3000 persone in Irlanda del Nord, in Inghilterra e nella Repubblica d’Irlanda.


“Another mother’s breaking
Heart is taking over
When the violence causes silence
We must be mistaken”

“Il cuore di un’altra madre
è stato frantumato e portato via
Quando la violenza causa il silenzio
Ci siamo per forza sbagliati”

“Zombie” è frutto di un’ispirazione data dalla morte di un bambino. La vita gli è stata presa dalle braccia di sua madre. Avevano infilato una bomba in un cestino di rifiuti e il bimbo si è trovato al posto sbagliato al momento sbagliato ed è morto. “La ragione per cui era stata messa la bomba aveva a che fare con quel tipo di rivendicazioni politiche e territoriali che si succedono in Irlanda e in Inghilterra” affermò la O’Riordan.

“But you see, it’s not me
It’s not my family
In your head, in your head, they are fighting
With their tanks, and their bombs
And their bombs, and their guns”

“Ma mi vedi, non sono io,
non è la mia famiglia
E’ nella tua testa, nella tua testa che stanno combattendo,
Con i loro carrarmati, con le loro bombe,
con le loro bombe, e le loro pistole”

Gli ultimi versi di questo pezzo rimandano al brano “The Town I Loved So Well”del 1973 scritta dal musicista irlandese Phil Coulter e dedicata alla sua città, Derry, nell’Ulster, uno dei luoghi simbolo del conflitto dove avvenne la “Bloody Sunday”, il 30 gennaio 1972, in cui 14 persone furono uccise dall’esercito britannico. 

“It’s the same old theme
Since nineteen-sixteen
In your head, in your head, they’re still fighting.”


“E’ la solita vecchia storia
così dal 1916
nella tua testa, nella tua testa, stanno ancora combattendo”

In questo passaggio vengono citate anche le vicende dell’Easter Rising del 1916, la Rivolta di Pasqua che diede il via al lungo processo verso l’indipendenza dell’Irlanda dal Regno Unito e la costituzione di una Repubblica. Come affermò la stessa Dolores O’Riordan: “L’allusione alla data del 1916 serve a ricordare che in quell’anno fu firmato un accordo che sanciva la cessione di sei contee irlandesi all’Inghilterra. Da allora non è cambiato niente: guerra, morte ed ingiustizia”.

Gli uomini, vittime e carnefici, diventano così zombie, trasformati da una guerra, come un tarlo nella testa, e di conseguenza non sono più in grado di capire l’inaudita violenza della guerra.  Come zombie incapaci di fermare una situazione che continuava da decenni. 

“What’s in your head, in your head
Zombie, zombie, zombie-ie-ie, oh”

” Cosa c’è nella vostra testa, nella vostra testa (siete) zombie, zombie, zombie

Dolores O’Riordan come pochi altri artisti rimasti, è stata il vero esempio di cosa vuol dire fare vera musica, cosa vuol dire mandare un messaggio attraverso le proprie parole, attraverso la propria musica e non solo sfornare hit dell’estate; un vero e proprio messaggio, un simbolo che rimane nel tempo e anche dopo la propria morte.


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