Anniversario dell’Unità d’Italia. 160 anni di uno Stato con molte anime

Il 17 Marzo ricorre l’anniversario dei 160 anni dall’unità d’Italia, quando il re Vittorio Emanuele II assunse il titolo di primo Re d’Italia. Contemporaneamente Camillo Benso – conte di Cavour – divenne il primo Presidente del Consiglio dei Ministri del nuovo Regno.

L’Unità italiana è il culmine di un turbolento processo storico che gli esperti definiscono Risorgimento; una fase fatta di battaglie sanguinose, sacrifici di numerosi civili e vere e proprie annessioni di interi territori con culture, tradizioni e regole di vita interne profondamente diverse. Alcune zone del Paese come il Ducato di Parma, il Ducato di Modena, il Granducato di Toscana e la Romagna votarono con plebiscito per l’Unione d’Italia. Lo stesso non avvenne per i territori di Marche e Umbria che furono sottratti dai piemontesi al controllo dello Stato Pontificio.

L’Italia che precede la data simbolica dell’Unità è una nazione ancora molto arretrata, in cui l’agricoltura traina in gran parte l’economia e l’isolamento delle comunità locali per la mancanza di grandi arterie di collegamento in quasi tutto il Paese, accresce il radicamento alle norme locali. La lingua utilizzata è il dialetto e il tasso di alfabetizzazione è molto basso.

Come descritto sin ora, ciò rendeva estremamente complesso far comunicare territori così diversi e distanti tra loro. Perciò, cosa avevano in comune ad esempio il Piemonte e la Sicilia? Vista la pluralità di anime, serviva anzitutto un modello regionale a cui rifarsi per stabilire delle regole comuni. Questo venne individuato nel Piemonte tanto che nel periodo successivo si parlerà di piemontesizzazione.

In questo contesto, un ruolo fondamentale fu quello svolto dalle spedizioni guidate da Giuseppe Garibaldi, che tra il 1859 e il 1860 svolse delle missioni dirigendo un gruppo di volontari “I mille”, per sottrarre dal controllo Borbonico tutti i territori del loro regno (detto Regno delle Due Sicilie). Il Parlamento si riunì per la prima volta nel febbraio 1861, a cui seguì la proclamazione del Re nel mese di marzo.

L’Unione che – sulla carta – ha portato alla nascita dello Stato Unitario non è stata, però, supportata da politiche che potessero colmare il divario tra le due aree del Paese più differenti: il Nord e il Sud. Gran parte dei territori hanno vissuto tutto ciò passivamente, come una mossa strategica dal puro intento espansionistico del regno di Sardegna, volta ad allargare i propri confini. Ciò ha generato fenomeni molto complessi come quello del brigantaggio. Si tratta di una forma organizzata di banditismo, di tipo armato, che si radicò profondamente in gran parte nei territori dell’ex Regno delle due Sicilie. Questo fenomeno portò alla nascita del concetto della Questione meridionale, col quale si indentifica la situazione di arretratezza socio economica di una parte del Paese, quella appunto meridionale.

La ricchezza del panorama nazionale è dovuta in gran parte alla varietà di tradizioni e culture locali presenti nei territori, accumulate nel corso dei secoli. L’evento unitario è di portata assolutamente innovativa poiché sancisce la nascita dello Stato moderno come oggi lo intendiamo.

Esso non ha creato in compenso un modello unico verso cui protendere per progredire economicamente, ma ha semmai acuito delle differenze pregresse che in parte continuano a ripercuotersi tutt’oggi.