Lo sport è davvero per tutti?

Lo sport è davvero per tutti?

Viviamo in un’epoca in cui, chiunque abbia a che fare con lo sviluppo psicofisico delle persone, si affanna a decantare l’importanza dello sport all’interno di questo processo, ma è davvero così? 

Sicuramente, sotto al punto di vista fisico, l’attività sportiva rappresenta una componente chiave per un corretto mantenimento, per la salute e per l’equilibrio personale, ma che possa essere la stessa cosa sotto il punto di vista morale, dipende molto dal modo e dall’ambiente in cui si pratica. 

Dividiamo innanzitutto gli sport di squadra da quelli individuali

Separiamo dunque le attività agonistiche da quelle amatoriali e, soprattutto, contestualizziamo con l’età in cui si pratica perché tutte queste componenti incidono sull’effettiva utilità. 

L’agonismo, ad esempio, può essere controproducente per la tranquillità psicologica di un ragazzo che, braccato dalle pressioni di allenatori e, troppo spesso, di genitori, si trovano a subire delle tensioni.

Questa pressione influisce sulla vita di tutti i giorni e sul rendimento scolastico, sempre più spesso messo da parte con il benestare di parenti convinti di avere in famiglia un futuro campione olimpico. 

Anche per gli adulti l’agonismo può essere deleterio, perché troppo spesso viene esasperato dalla necessità dei risultati, portando a fare uso di sostanze dannose anche a livelli amatoriali, con la scusa di poter decidere per se stessi giustificati dalla maggiore età. 

Molti sono gli altri fattori che incidono negativamente nella vita di una persona, legati allo sport in generale:  

  • Mancanza di prestanza fisica: le palestre sono, per la maggior parte, diventati alla stregua delle sfilate con fisici invidiabili strizzati in completi alla moda e fanno si che, chi non rientra in questi canoni, si senta come un pesce fuor d’acqua 
  • Voglia di divertirsi senza puntare ai risultati: si cerca sempre di più la competitività, se non si sa giocare si viene relegati in panchina a qualsiasi età, proprio perché prima si punta al risultato e poi alla divertimento 
  • Pigrizia: troppo spesso si arriva in palestra già stanchi e provati perché bisogna ritagliarsi del tempo tra i mille impegni giornalieri, quindi bisogna decidere dove si vuole arrivare più stanchi tra casa, lavoro/scuola o palestra 
  • Costi: anche se si vuole intraprendere attività individuale, i costi sono comunque notevoli, basti pensare che anche solo per una corsa o per una camminata si tende ad aver bisogno di scarpe e abbigliamento adeguati, di conseguenza ci si convince che se non si possono acquistare scarpe da centinaia di euro è impossibile anche camminare in maniera corretta. 

Come contrastare tutti questi lati negativi? 

Per gli adulti è molto importante trovarsi a fare attività fisica tra persone che si somigliano, soprattutto dal punto di vista emotivo, che abbiano o non abbiano spirito agonistico, che puntino all’aspetto fisico o meno, in modo da poter condividere e spronarsi a vicenda.

Ecco che mamme con bambini piccoli possono trovarsi in sintonia per una camminata all’aria aperta solo per uscire, come due universitarie riusciranno a portare avanti un programma di allenamento in contemporanea ritagliandosi del tempo tra lo studio e sessioni di esami.  

Per quanto riguarda i ragazzi il discorso è molto più complesso perché sono i genitori a dover vigilare su di loro e sulla loro tranquillità, perché lo sport non deve sostituire la scuola, non può creare ansia e tensione e, soprattutto, i figli non devono colmare i fallimenti sportivi dei genitori. 

Ogni età ha il proprio step da fare, c’è un momento per tutto ma non bisogna insistere se una cosa non riesce, ci sono centinaia di sport da poter praticare, molti anche sconosciuti, basta recarsi in una qualsiasi delle feste dello sport che vengono organizzate annualmente dai comuni e trovare il gruppo che fa per noi. 

E per le persone diversamente abili?

Discorso diverso per le persone diversamente abili, che spesso trovano negli sport fonte di inadeguatezza invece che giovamento. Cerchiamo di essere realisti esaltando le potenzialità di una persona evitando che diventino fonte di stress e di scontro con compagni dall’eccessivo spirito agonistico e di adulti che esaltano i gap invece di includere.

A questo proposito segnalo l’associazione “ANFASS” (Associazione Nazionale di Famiglie e Persone con disabilità intellettive e disturbi del neurosviluppo) che, in accordo con diverse associazioni sportive in tutto il territorio nazionale, organizza dei bellissimi laboratori e corsi che uniscono persone normodotate con persone disabili, squadre apertamente miste che insegnano ai bambini che tutte le diversità si possono appianare e che ogni disabilità racchiude tantissime potenzialità.

Se avete la possibilità di assistere ad un qualsiasi allenamento di questo progetto fatelo, e partecipate, perché quello è il vero sport per tutti, che fa bene al fisico e alla mente.