Pillole Pedagogiche: il disturbo del comportamento in Età evolutiva. Pt I

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La capacità di agire e di approcciarsi al mondo e alla società in modo appropriato rispetto alle norme sociali ed in modo autonomo per quanto concerne le proprie azioni, sta alla base di ciò che chiamiamo “sviluppo del comportamento di un bambino” Si tratta, tuttavia, di capacità complesse, che vengono acquisite gradualmente nel corso dell’intera infanzia, o meglio nell’intera vita. Perché è un intero percorso nel quale si può sbagliare anche con una certa maturità mentale ed anagrafica.

 

Perché dico questo? Perché da educatrice, ho imparato una cosa fondamentale che molti “grandi” dimenticano quando diventano…. “grandi”: anche noi sbagliamo, non solo i bambini. Anche noi abbiamo momenti difficili. Anche noi spesso non comprendiamo. Anche noi non abbiamo tempo, nè interesse a volte verso un attività, e anche noi, forse molto piu’ frequentemente ci arrabbiamo e mettiamo in atto comportamenti non consoni, a quella che consideriamo la cosa giusta da fare in quel determinato istante.

 

Questa è la mia premessa: perché passo la maggior parte del tempo a scuola, dove forse, prima di insegnare a qualcuno cosa si deve fare della propria vita, o del proprio essere, dovremmo dare la giusta importanza a quello che osserviamo, anche a livello personale ed intimo che appartiene a noi. Oggi come oggi, basta un comportamento strano, una riga storta, un essere troppo dirompente, per essere etichettati, “con disturbi” o “problemi”. Ma sapete che vi dico: siamo tutti un po’ disturbati.

 

Ovviamente se sto scrivendo questo articolo è perché i disturbi del comportamento esistono e ci sono delle piccole accortezze e delle piccole conoscenze che anche noi, che non siamo laureati dovremmo sapere se ci troviamo di fronte, a qualche bambino che “non sembra nella norma” rispetto a ciò che riguarda la sua capacità e la sua metodologia di relazionarsi, e di interazione con il mondo che gli sta intorno.

 

Non vi improvvisate pedagogisti, ma provate ad avere l’accortezza di osservare i bimbi che seguite (se siete educatori, insegnanti oppure persone che hanno situazioni lavorative a scuola) e i vostri figli (se siete genitori). Ascoltateli, monitoratoli, ma soprattutto lasciateli liberi di sbagliare, fin dove si può, fin dove non c’è pericolo. Le frustrazioni non fanno male, i no aiutano a crescere, una mano tesa quando serve e l’importanza del “lasciare fare da soli” sono atteggiamenti che devono restare in equilibrio.

 

La presenza dell’adulto nella crescita del bambino

 

“Fare affidamento sulla presenza dell’adulto nella regolazione delle proprie emozioni e del proprio comportamento è fondamentale per il bambino almeno fino ai tre anni di vita.”

(Eisenberg)

 

Quando un bambino così piccolo è agitato o arrabbiato necessita di una figura di riferimento che possa tranquillizzarlo e che possa fornirgli le strategie corrette per risolvere il proprio conflitto interno. Così come nelle situazioni non familiari, se il bambino mostra paura e piange, è l’adulto che provvederà a calmarlo attraverso comportamenti affettuosi e adeguate spiegazioni. Da qui abbiamo un promo apprendimento ovvero: l’imparare a cogliere quei segnali della figura di riferimento, come le espressioni del viso, le comunicazioni verbali e i gesti, per riuscire a modulare la risposta. E l’atteggiamento e la capacità di risposta a quella situazione problematica.

 

Ma cosa succede quando l’autoregolazione emotiva viene meno?

 

Ad oggi si ritiene che un deficit nell’autoregolazione a livello dii emozioni sia relativamente stabile durante l’infanzia e che giochi un ruolo decisivo nell’insorgenza di alcuni problemi di adattamento e della regolazione del comportamento ad un’età più avanzata. Proprio per questo motivo, i bambini vanno osservati. Per capire, il loro modo di “vivere” determinate situazioni. Vi siete mai posti la domanda, come vive la felicita’ il mio bambino? Come vive la rabbia il bimbo che seguo a scuola?

 

Diversi pedagogisti hanno proposto ipotesi differenti rispetto alle dinamiche interne (emotive e cognitive) del bambino, legate alla minore o maggiore capacità di controllare il proprio comportamento.

 

Alcuni studi hanno mostrato che problemi della condotta possono essere legati a due tipi di cause reattive:

 

– Bassi livelli di paura e di attenzione al pericolo in situazioni potenzialmente dannose e ridotta empatia nei confronti dei propri pari, insieme ad una maggiore impulsività,

 

– Livelli estremamente alti di attivazione emotiva di fronte a possibili ricompense, specialmente se associati ad un’emozionalità negativa piuttosto alta e a bassi livelli di autocontrollo. I fattori di rischio dell’insorgere di questi disturbi non sono solo causati, dalla risposta che diamo in determinate situazioni e come ci insegnano a rispondere sapete? I fattori, possono essere anche fisici. Soprattutto fisici e biologici. Perché se vi sfugge, questa postilla ve la ricordo: il centro delle emozioni, non è il cuore, e l’amigdala e l’amigdala sta nel cervello.

 

Queste cause fisiche concorrono a definire un problema di regolazione comportamentale:

 

–  Attori biologici e autonomici (come bassi livelli di serotonina, alti livelli di cortisolo e bassa frequenza cardiaca a riposo)

 

–  Deficit neurocognitivi (come deficit nelle funzioni esecutive)

 

–  Difficoltà di processamento intellettivo delle informazioni sociali

 

 A queste sopracitate si aggiungono anche i fattori psicologici:

 

Vulnerabilità temperamentali (ridotta regolazione emotiva, impulsività)

 

Fattori di rischio legati alla fase prenatale (esposizione a tossine durante la gravidanza) e perinatale (scarsa qualità delle cure subito dopo il parto)

 

Stile educativo genitoriale coercitivo

 

–  Stile di attaccamento insicuro o disorganizzato tra bambino e adulto di riferimento

 

–  Conflitti all’interno del contesto familiare

 

–  Esposizione ad atti violenti, maltrattamenti o situazioni di abuso

 

 

Bene, cari lettori, dopo questa prima infarinatura molto semplice di quello che viene catalogato genericamente come Disturbo Del Comportamento, vi lascio con una domanda:

 

Qual è l’emozione che piu vi disturba e che altera il vostro modo di agire?

E vi aspetto al prossimo articolo!

 


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