Operatore funebre: in cosa consiste davvero questo mestiere?

È lunedì, la sveglia suona alle sei e, che tu voglia o no, sei obbligato ad alzarti e ad andare al lavoro. Il blue monday è un trauma universale, ma che ne diresti se il tuo lavoro fosse considerato stravagante o fosse sconosciuto ai più?
 
Oggi parliamo di Wendy, accanite lettrice, animo nerd con la passione per i videogiochi, la fotografia e la musica metal.

 

Il suo mestiere è l’operatore funebre e vive e lavora a Milano.

 

L’intervista

 

In cosa consiste esattamente il tuo lavoro?

 

“Assisto le famiglie da quando entrano in ufficio all’ultimo incontro, perciò dal disbrigo delle prime pratiche per il servizio funebre fino al cimitero, e se necessario anche oltre. Presenzio in ogni fase per controllare che tutto vada secondo i piani.” 

 

Hai dovuto acquisire una formazione tecnica particolare per fare questo mestiere? 

 

Sì. In Lombardia sono obbligatori dei corsi di formazione. Sono tre: operatore necroforo, obbligatorio per l’assunzione; addetto al trasporto funebre; direttore tecnico/addetto alla trattazione degli affari.” 

 

Subisci il pregiudizio della gente rispetto al tuo lavoro? 

 

“Parecchio. Anche solo quando passo con l’auto di servizio, la maggior parte della gente mi guarda male o… Si tocca lì. Ma anche i conoscenti, a volte tirano quelle battutine infelici – e questo periodo storico non ha aiutato in tal senso – del tipo <<ah, avete lavorato, eh?>>.” 

 

Com’è stato l’impatto iniziale con i defunti?

“Interessante. Ero curiosissima di capire dal vivo cosa provoca il decesso su un essere umano.” 

 

Il tuo mestiere è molto faticoso da un punto di vista fisico o psicologico?

 

“È provante più a livello psicologico che fisico. Ci sono periodi dove i decessi sono tanti e si arriva a fine giornata con i nervi a pezzi. Penso però che valga più o meno per tutti i lavori a contatto col pubblico.”

 

Essere donna nel tuo mestiere è uno svantaggio?

 

Sì, lo è. Le donne vengono considerate adatte solo al mestiere di segretaria. Spesso è la ‘’vecchia guardia’’ a ritenerci inadeguate perché forse qualcuna di noi potrebbe non avere la prestanza fisica per sollevare dei pesi. Ho subìto personalmente questo tipo di discriminazione.” 

 

Se tornassi indietro, sceglieresti di fare questo lavoro di nuovo?

 

“Assolutamente sì. Ne sono profondamente innamorata.” 

 

Chi approccia per la prima volta con questo mondo, è ben disposto o all’inizio le persone sono diffidenti? 

 

“La stragrande maggioranza delle persone è un misto tra il curioso e il diffidente. Molti vorrebbero farti delle domande, ma hanno l’imbarazzo di chi sta parlando di qualcosa di segreto o illegale. Io ne parlo in maniera molto aperta, anche ironica se posso, e di solito poi le persone si tranquillizzano.”

 

Cosa consigli a chi è alle prime armi?

 

“Empatia. Serve empatia. Non è un lavoro per tutti. Se siete persone con poca pazienza, abituate a dire senza filtri quello che vi passa per la testa, lasciate perdere. Se siete persone che non si sanno mettere nei panni degli altri, lasciate perdere. Se non siete disposti a lavorare in squadra per la buona riuscita del servizio, lasciate perdere. Se non siete capaci di indossare una divisa e rappresentare l’impresa per cui lavorate in maniera dignitosa, lasciate perdere. Per tutti gli altri, fatevi avanti!” 

 

Utilizzi misure igieniche anti-covid? 

 

“Ovviamente. Oltre alle  norme suggerite dal governo, quando abbiamo a che fare con salme potenzialmente infettive, utilizziamo un kit apposito: consiste in un lenzuolo imbevuto di soluzione disinfettante in cui avvolgere la salma, tuta integrale per l’operatore, mascherina (di solito ffp2), guanti, occhiali protettivi.” 

 

Questo tipo di attività ha un buon riscontro economico? 

 

“A Milano il discorso è complesso. Ci sono tante imprese e questo porta, inevitabilmente, alla concorrenza sleale. Inoltre vorrei sfatare il mito che dice “che è un lavoro che non conosce crisi” : niente di più falso. È ovvio che per far fallire un’impresa funebre ci vuole impegno, ma i periodi dove il lavoro manca ci sono eccome.” 

 

Credi che attualmente in Italia venga premiato e incentivato chi fa il tuo mestiere? Cosa potrebbe fare lo Stato per incentivare i cittadini e le imprese? 

 

“Noi per lo Stato valiamo poco e niente. Alcune figure specifiche non sono nemmeno riconosciute dal Ministero della Salute. Basti pensare che all’estero il Funeral Director ha un ruolo di rilievo nella società. In Italia no. In Italia chiunque può svegliarsi al mattino, andare in camera di commercio e avere la licenza di attività funebre. La burocrazia, inoltre, non ci agevola. Bisognerebbe rivedere da zero moltissime leggi, sarebbe il primo passo.”

 

Come si chiama la tua attività? Dove possiamo trovarti?

 

“Onoranze Funebri Bosoni, via Saccardo 35, Milano. Zona Lambrate. 
Su Instagram: @onoranzefunebribosoni”