Più vero di un Verga cosa c’è?

Bentrovati, ad una nuova pasticca letteraria, miei adepti. Oggi iniziamo un nuovo cammino, basato sulla verità divina del caro Giovannino Verga, che a quanto pare mentiva solo su una cosa, dato il cognome.

Chi è Giovannino?

Giovanni Carmelo Verga di Fontanabianca nasce a Catania il 2 settembre 1840 e passa a miglior vita sempre a Catania, 27 gennaio 1922. Egli è stato uno scrittore, drammaturgo e senatore italiano, ed anche il maggior esponente della corrente letteraria del Verismo. Ma che cosa è il “verismo” di per sé?

Poetica ed idee

Essere etichettati come autori di una corrente letteraria non è da tutti, ma Verga se lo merita. Perché è stato uno dei pochi a dire, le cose come stavano a quei tempi. Ha fatto denuncia parlando di temi tutt’oggi attualissimi come l’emarginazione sociale, l’etichettatura di una persona solo per i suoi tratti somatici o per le sue scelte di vita, e ha parlato delle condizioni dei disagiati del suo tempo.

Diciamo che per Verga era importante dare voce a tutti quei “vaffa…” non detti da queste persone alla società. Forse è per questo che è uno degli scrittori che amo di più. Perché, sostanzialmente la sua poetica e le sue parole non sono utilizzate per un riscatto o rivalsa, ma semplicemente decide di scrivere di tutto ciò che si trova davanti agli occhi,

E’ complicato parlare delle opere di Giovannino, se non si spendono anche due parole sulle ideologie del tutto innovative di quest’uomo, che aveva comunque maturato un affinità con tutto ciò che riguardava la scientificità dell’essere, dell’impersonalità e del positivismo dei naturalisti, in senso però puramente pessimistico, e non utopistico. Per farla breve: era uno che non viveva di illusione, ma di solide realtà, probabilmente anche nelle mutande, visto il cognome. Non nutriva alcuna speranza verso un cambiamento o un miglioramento sociale. Forte è l’influsso di alcune teorie dell’epoca, come quella del darwinismo sociale e soprattutto dei fatti che contraddistinsero il suo lavoro, dai viaggi a Firenze a Milano, fino all‘epidemia di Colera.

Agli umili protagonisti assoluti delle sue novelle e dei racconti dei suoi romanzi è negata quasi ogni speranza, sia provvidenziale rifacendosi un po’ allo stile del caro Manzo Manzoni, sia laica e sociale. Verga nega che una vera felicità sia presente o raggiungibile anche da parte degli appartenenti alle classi ricche, perché secondo lui “avere soldi non serve a nulla se non hai culo“.

Leggendo appunto alcuni suoi racconti e il Ciclo dei Vinti si evince proprio questo: la cruda realtà e che ciò che salva non sono i soldi nè tantomeno la classe sociale alla quale apparteniamo, ma grandi valori come la famiglia, il proprio ambiente e soprattutto il lavoro ripreso anche nell’ “ideale dell’ostrica” possono concederci un po’ di serenità. Questo e molto altro saranno temi che affronteremo nel prossimo articolo.

Vi aspetto alla prossima pasticcotta letteraria, nella quale approfondiremo le opere prime di questo grande autore, tutto italiano!