Bentornati cari impasticcati in una nuova Pasticca Letteraria. Il nuovo anno è iniziato e la vostra cara Prof Pasticca, vuole rinnovare un po’ l’abito delle sue pillole, descrivendovi qualche autore italiano che parla di autori stranieri. Devo dire che costui, del quale vi parlerò in questa pasticca mi ha molto impressionato per le vicende che l’hanno portato alla ribalta di recente: sto parlando di Paolo Nori.
Perchè questa pasticca?
Perché ho deciso di parlare di Paolo Nori? Innanzitutto perché come ho già detto anche lui fa quello che faccio io (molto meglio), parla di letteratura. E lo fa in modo sublime parlando di letteratura russa. Dopo aver letto il suo “Sanguina ancora” sulla vita di Dostoevskij, il mondo della letteratura russa mi si è aperto come un portone dritto in faccia.
L’aneddoto
Ma perché vi voglio parlare espressivamente di lui. Semplicemente perché non voglio che la letteratura russa scada in una censura insensata, come è capitato proprio all’autore che prenderemo in esame (insieme a Fëdor Michajlovič Dostoevskij). Paolo Nori doveva tenere all’ateneo di Milano quattro lezioni sulla letteratura russa. Ebbene, queste lezioni sono sospese a causa della guerra in Ucraina.
Si, perché parlare di letteratura porta vantaggio ad una o all’altra fazione per i grandi cervelli degli studi italiani. Questo ha portato all’autore non solo una motivazione in piu’ per andare avanti, ma addirittura, per fare un tour in Italia, grazie all’uscita del suo libro.
La vita di Paolo Nori
Paolo Nori, fonte Wikipedia
Nori nasce a Parma il 2 maggio ed è uno scrittore, un traduttore e un blogger italiano. Ha lavorato per molti anni in Algeria, Iraq e Francia come ragioniere, ma poi è tornato in Italia e si è laureato a Parma in letteratura russa. Si è dedicato poi all’attività di traduttore di testi impegnativi come quelli di D. Charms, A. Puškin, N. Gogol.
I Romanzi e la passione per la Russia
Nel 1999 esordisce con il suo primo romanzo “Le cose non sono le cose”, in cui già emerge il suo stile influenzato sia dal suo essere Emiliano, sia dal fatto che ama particolarmente tutto ciò che è Russia. Praticamente per mettere sul culinario, i suoi romanzi sono una buonissima “Piadina Rossa”. “Sanguina ancora” che è il testo che prenderemo in esame, ha vinto il premio Campiello, ed è edito Mondadori. Oltretutto, Nori collabora con i giornali “Il Fatto quotidiano”, “Libero” ed “Il Foglio”.
Sanguina Ancora
Paolo Nori in questo libro, racconta, più che la vita di uno scrittore, la vita di un uomo e dei mille volti e autori che hanno influito su di lui. Allo stesso tempo compara la sua vita, con quella dell’autore russo con una leggerezza (e allo stesso tempo una profondità), che rendono questo libro davvero scorrevole, nonostante come ben sappiamo i Romanzi Russi sono dei mattoni che quando t’assacolano è sempre un tragedia, ma con Nori no.
La concezione della letteratura in Russia
A differenza dell’Italia la letteratura è da sempre più forte di qualsiasi censura e di qualsiasi regime totalitarista. Non solo perchè all’epoca di Stalin venivano pubblicati sotto copertura i libri proibiti (che tutti i più grandi letterati russi hanno avuto tra le mani), ma perchè ad oggi sui tram, sugli autobus, Nori, dice che sono davvero pochissimi coloro che tengono la testa bassa con il cellulare tra le mani. I Russi leggono libri. E non per fare politica, ma questo dovrebbe davvero farci comprendere molte cose.
Un piccolo inciso
Una cosa che mi sono scritta tra gli appunti presi mentre m’immergevo nella lettura è stata proprio questa frase che mi è venuta in mente:
“Se i professori parlassero come parla questo libro sarebbe davvero un mondo della scuola sarebbe migliore”.
E i grandi letterati diranno: “Beh se non te piace Dostoevskij che leggi a fa!“. Si ma andate a proporre i Fratelli Karamazov ad un ragazzino di quindici, sedici anni. Non credo che accetterebbe di buon cuore. Non tutti sono Paolo Nori che a quindici anni s’è letto “Delitto e Castigo”. I ragazzi di oggi è già tanto se si ricordano “Dei Delitti e delle Pene” di Cesare Beccaria per l’interrogazione del giorno dopo. Quindi…Paolo Nori sarebbe la strada da perseguire.
Dostoevskij non ha tanto dire della Russia infatti, ma a molto a che fare con quello che siamo noi oggi
“Non lo so” come corrente di pensiero
Una delle cose che più mi piace di Paolo Nori è quando alle domande che gli intervistatori oppure i giornalisti gli pongono sulle mille e mila questioni internazionali e nazionali, lui risponde semplicemente “Non lo so“. Questo per me è un punto di partenza davvero importante per parlare di un autore e sapete perchè: loro possono permettersi di fare teorie, studiare il mondo, ipotizzare senza scadere nel ridicolo ma alla fine il loro nome resta. Nori, decide di non rispondere, decide di farsi ancora delle domande, decide che quello che pensa, può essere corretto, come può essere sbagliato, decide di essere umile, di lasciar correre, ma con una punta di attenzione in più. La stessa che aveva visto Dostoevskij in tutti i suoi personaggi che analizzeremo nelle prossime pasticche contemporanee.
Mi chiamo Alessia, scrivo per difendermi, per proteggermi e per dare una mia visione del mondo, anche se in realtà io, una visuale su tutto quello che accade, non ce l’ho, e probabilmente non l’ho mai avuta. Ho paura di ritrovarmi e preferisco perdermi.
Culturalmente distante dal pensiero comune. Emotivamente sbagliata. Poeticamente scorretta. Fiore di loto, nel sentiero color glicine. Crisantemo all’occorrenza. Ho più paure che scuse. Mi limito a scrivere e leggere la vita. Mi piace abbracciare Biscotto, anche da lontano. Anche se per il mondo di oggi sembra tutto più difficile.
Scrivo per questo magazine da circa un anno. Ho pubblicato anche un libro ( ma non mi va di dire il titolo perché qualcuno penserebbe “pubblicità occulta”). Ho aperto un mio blog personale: “Il Libroletto” dove recensisco libri per passione.