Akrai, Siracusa: riaffiora la prima domus romana nell’antica colonia greca del VII a.C.


Foto dello scavo: ANSA.it

“Acre e Casmene furono fondate dai Siracusani: Acre settant’anni dopo Siracusa, Casmene vent’anni circa dopo Acre. Anche Camarina fu fondata dapprima dai Siracusani, centotrentacinque anni circa dopo la fondazione di Siracusa; ne furono ecisti Dascone e Menecolo”.

(Tucidide, Guerra del Peloponneso, Libro VI, 5)

Siracusa, lato sud-orientale della Sicilia. Abitata sin dal Neolitico, venne fondata nel 733 a.C. dai Corinzi, sotto il nome di “Syrakousai”, e più avanti nella storia fu la principale rivale di Cartagine, capitale dei Fenici. Fu nelle sue vicinanze che nel VII secolo a.C. venne eretta Akrai, attuale Palazzolo Acreide, la prima delle colonie siracusane. Fedele alla sua città madre per oltre cinque secoli, sino alla sua caduta nel 212 a.C., sopravvisse al dominio romano e poi bizantino, ma non a quello arabo: vide così la sua distruzione nel 827 d.C., e fu così che venne seppellita e dimenticata sotto le polveri del tempo per oltre ottocento anni.

Fonte dell’immagine: visitsicily

Akrai dovrà attendere il XVI secolo perché qualcuno ne riporti alla luce la memoria. Dallo storico Tommaso Fazello, che ne individuò il sito, al barone Gabriele Iudica, che nel XIX secolo ne intraprese gli primi scavi archeologici. Fu in tal modo che negli anni riafforarono diverse zone monumentali di quel che un tempo aveva rappresentato una florida colonia greca: il teatro; due latomie, ossia due cave di pietra denominate dai ricercatori Intagliata e Intagliatella; il Tempio di Afrodite; i Templi Ferali, dedicati al culto dei morti; e il bouleuterion, il luogo dove si riuniva il consiglio cittadino.

Meravigliose scoperte archeologiche a cui si sono aggiunti anche i frutti delle ricerche degli ultimi scavi condotti in loco, una collaborazione tra la Regione Sicilia e l’Università di Varsavia iniziata nel 2009. Un progetto nato undici anni fa con lo scopo di far riemergere anche le zone urbane del sito, allora sconosciute, e sviluppatosi in seguito ad una serie di indagini non invasive di remote sensing, o telerilevamento; una tecnica diagnostico-investigativa la quale permette di esaminare un dato ambiente tramite l’uso di radiazioni elettromagnetiche in interazione con la superficie di interesse.

E i risultati non sono venuti meno: martedì 13 Ottobre, all’interno del sito archeologico di Akrai, la professoressa Roksana Chowaniec dell’Università di Varsavia, Alberto Samonà, assessore dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana, e Salvatore Gallo, sindaco di Palazzolo Acreide, hanno presentato gli esiti degli scavi archeologici condotti dall’ateneo polacco, in co-direzione scientifica con il “Parco archeologico e paesaggistico di Siracusa, Eloro, Villa del Tellaro ed Akrai”, diretto da Carlo Staffile, e con l’ulteriore aiuto degli studenti dell’Università di Catania.

Le ricerche sono state svolte a sud del Decumano, ovvero la strada principale che attraversa l’abitato da est ad ovest e collega le due porte della città: a ritornare alla vita è stata una domus romana, eretta su di un’abitazione più antica di età ellenistica, attestata al III secolo a.C., e dunque prova di una continuità di vita della colonia fino all’età bizantina.

“Gli scavi, frutto dell’accordo stipulato tra il Parco Archeologico e l’Università di Varsavia, ci hanno consentito di ampliare le conoscenze sulla città di Akrai. – racconta l’assessore Samonà – Le relazioni con diverse Università del mondo e le campagne di scavo attive in tutta la Sicilia costituiscono un valore aggiunto molto prezioso per la valorizzazione del nostro patrimonio archeologico. Le collaborazioni in questo ambito, infatti, da un lato ci consentono di portare avanti l’indagine sui diversi siti archeologici della Sicilia senza oneri per la Regione, dall’altro mantengono alta l’attenzione internazionale sul nostro prezioso patrimonio storico-archeologico e creano relazione tra le diverse istituzioni con una ricaduta anche sulle opportunità di crescita culturale dei nostri giovani”.

I risultati della campagna di scavo, chiusa ad inizio Settembre, sono stati presentati in diversi convegni internazionali e parte della ricerca può essere approfondita nel libro della stessa dott.ssa Chowaniec, intitolato “Unveiling the Past of an Ancient Town, Akrai/Acrea in South-Eastern Sicily” e pubblicato nel 2015.