Se dovessimo cercare degli esempi di persone che hanno vissuto con passione la loro vocazione, Florence Nightingale sarebbe senz’altro uno di quelli più fulgidi. Il fatto che ora abbiamo scuole e università a indirizzo infermieristico, dopotutto, lo dobbiamo a lei.
La vita straordinaria di una donna fuori dal comune
Per capire la grandezza di questa donna, bisogna guardare la sua vita fin dalla nascita. Florence Nightingale nacque a Firenze il 12 maggio 1820. Proprio alla città che le diede i natali si deve il suo nome così particolare. La sua famiglia, molto benestante, apparteneva all’alta borghesia e fu il padre, William Edward Nightingale, a ispirare la futura professione di Florence. Appassionato di statistica, trasmise la sua passione alla figlia, che la seppe mettere a frutto nel corso della sua vita professionale.
La sua vocazione
Donna dinamica, volitiva e intelligente, manifestò fin dalla giovinezza il desiderio e l’attitudine alla cura degli altri. Decise quindi di diventare infermiera. Con questo proposito andò contro il volere della madre e della sorella Parthenope, che la volevano sposata ad un buon partito, al sicuro da guerre e malattie. All’epoca non c’erano scuole di formazione per infermiere, che erano talmente sottovalutate da essere equiparate a delle vivandiere.
Con Florence Nightingale questa situazione così infausta cambiò: entrata nell’esercito come infermiera, si accorse subito delle condizioni precarie in cui versavano gli ospedali. Divenne quindi una delle maggiori sostenitrici della causa per il miglioramento delle condizioni nelle workhouses (rifugi per i poveri diffuse nell’Inghilterra dell’epoca). Per un periodo, soggiornò a Düsseldorf, dove vide con i suoi occhi l’elevata qualità delle cure mediche fornite dall’ospedale locale. Fu lì che completò la sua formazione. Da quel momento in poi, si occupò anche di addestrare le nuove infermiere secondo i metodi appresi.
L’esperienza in Crimea
Fu la guerra di Crimea, nel 1854, a portare una svolta al lavoro di Florence Nightingale. Arrivata a Scutari con 38 infermiere al seguito, si accorse che gli ospedali dei campi versavano in condizioni disastrose. Grazie anche alla passione per la statistica trasmessole dal padre, realizzò che solo una piccola parte dei soldati moriva a causa delle ferite. La rimanenza, e si trattava di un numero spaventosamente alto, moriva proprio per la mancanza di igiene. Con questa esperienza, Florence Nightingale elaborò quindi una teoria che, se applicata, avrebbe permesso alla mortalità di calare drasticamente. Secondo questo assunto, un malato non aveva bisogno solo di una medicina adatta al suo male, ma anche di riposo, quiete, pulizia e di una dieta adeguata. A seguito di una malattia, rientrò nel Regno Unito tre anni dopo. Ormai, comunque, era considerata un’eroina per il suo lavoro, a cui si era dedicata con tanta dedizione da alzarsi anche in piena notte per assistere i malati. In virtù di questo, la soprannominarono “La Signora con la lampada”.
La formazione delle infermiere
Una volta rientrata in patria, continuò a lavorare come infermiera e, soprattutto, come consulente per la Royal Commission on the Health of the Army. Nel 1869, si unì alla prima donna al mondo a laurearsi in medicina, Elizabeth Blackwell, nella fondazione del Women’s Medical College. Il lavoro di Florence Nightingale fu talmente notevole da meritare una raccolta fondi per avviare una scuola vera e propria di infermiere, la Nightingale Training School. Florence divenne estremamente popolare, tanto da diventare la prima donna a ricevere l’Order of Merit, nel 1907.
Morì tre anni dopo, a Londra. La sua famiglia rifiutò di seppellirla a Westminster, come da invito della famiglia reale. Le sue spoglie, quindi, giacciono a East Wellow, un piccolo villaggio nell’Hampshire. Di lei rimane quella tomba e la rivoluzione delle scienze infermieristiche, che, grazie al suo lavoro, guadagnarono finalmente la loro giusta dignità.
Classe 1988, padovana di nascita, veneziana di adozione. Diplomata in lingue, adoro scoprire cose nuove. Credo molto nell’importanza delle parole e del loro significato. La scrittura, per me è un mezzo per informare ed esprimere la mia creatività.