“Il teatro è poesia che esce da un libro per farsi umana.”
Federico García Lorca
Θέατρον (thèatron). Dal verbo θέαομαι (thèaomai), che significa “io vedo”. E infatti la tragedia greca era proprio un modo di vedere, concretizzati, emozioni e stati d’animo attraverso la rappresentazione di storie appartenenti alla mitologia. In questo modo lo spettatore giungeva alla catarsi, ovvero alla purificazione della propria anima, liberandosi di istinti negativi. Il teatro nell’antica Grecia aveva quindi anche la funzione di educare il pubblico.
Diverso discorso invece per la commedia, che aveva spesso il compito di alleggerire l’atmosfera nell’intermezzo tra due tragedie ed era sostanzialmente una satira, diretta a personaggi pubblici e conosciuti.
La storia
In epoca romana antica il teatro perse l’aspetto educativo diventando spettacolo di intrattenimento. I generi della trabeata e della praetexta, massime espressioni della cultura teatrale latina, erano sempre commedie e tragedie, ma ad ambientazione romana. Venne meno l’aspetto più sacrale e, appunto, catartico del teatro greco, per lasciar spazio a un intrattenimento più pop. Da ricordare, poi è il ruolo degli attori nella società dell’epoca, che essendo schiavi non erano nemmeno considerati cittadini.
Nel Medioevo non andava meglio ai poveri attori: venivano scomunicati. La Chiesa cattolica non guardava di buon occhio al teatro, eccezion fatta naturalmente per il genere della sacra rappresentazione. L’obiettivo di questo tipo di teatro era infatti quella di educare i fedeli analfabeti attraverso la messa in scena di episodi delle Sacre Scritture.
Dopo i secoli bui, finalmente una ripresa del teatro nella sua vera natura risale ai periodi dell’Umanesimo e del Rinascimento. Complice fu la riscoperta e lo studio della lingua greca, che permise di tradurre parecchie tragedie greche e, di conseguenza, coltivarne l’interesse fino a metterne in scena di nuove. In questo periodo mise radici anche la Commedia dell’Arte con i suoi inconfondibili personaggi fissi.
Tra il Seicento e l’Ottocento è il melodramma italiano a far da padrone in tutta Europa. Il mix di recitazione e canto cerca di seguire le forme della tragedia, ma il risultato ha funzioni ben diverse. Spostandoci verso l’Ottocento le correnti artistiche del Romanticismo e poi del Verismo contribuiscono all’affermarsi del dramma romantico e del dramma borghese, con il quale la vita quotidiana viene portata sul palco.
Il Novecento segna lo spartiacque tra il teatro moderno e contemporaneo: compare la figura del regista e la sperimentazione non è più un atto timido ma una costante, tra avanguardie e correnti artistiche che si susseguono rapidamente. Pensiamo solo a novità rivoluzionarie come il teatro dell’assurdo di Beckett o il meta-teatro di Pirandello e l’interpretazione introspettiva dei suoi personaggi, nei quali lo spettatore riesce ad identificarsi. Non da meno è il dramma sociale, che diventa vero e proprio teatro di denuncia.
Allo stesso tempo, tutte le ideologie novecentesche hanno saputo sfruttare il teatro, come tutte le altre forme d’arte, per lo scopo forse meno nobile a cui avrebbe potuto essere sottoposto: la propaganda.
E ai giorni nostri, qual è lo scopo del teatro? Sicuramente ha perso la centralità che aveva in passato, scostato dalle gomitate con cui si sono fatti largo cinema e televisione. Non per questo però perde punti, anzi! Da intrattenimento elitario sta tornando ad essere sempre più accessibile e in tutta Italia non mancano i festival dedicati all’opera o alla prosa. Fuori dai percorsi più classici, sperimentazioni, novità e contaminazioni sono sempre più frequenti. Il teatro oggi ha lo scopo di intrattenere, sì, ma anche di sorprendere e portare ad una riflessione sui temi trattati, e spesso lo fa con accostamenti inconsueti ma d’impatto.
Perché andare a teatro, quindi? Perché lo spettatore che si alza dalla sua poltroncina in platea a fine spettacolo non è mai uguale a quello che si è seduto non appena è calato il sipario. E forse lo scopo del teatro è davvero tutto qui.
Eterna indecisa e vagabonda, mi sono laureata in Lingue e poi in Economia, studiando tra Italia, Spagna e Francia. Ora divido le mie energie tra il lavoro in ambito export, Hermes Magazine e il mio blog The Worldwide Journal. Oltre a scrivere e organizzare compulsivamente viaggi e gite, leggo parecchio. Ho un debole per i soffitti affrescati, l’est del mondo e i cactus.