Le chiamano “nozze di Legno” il quinquennio che passa dopo il “si” di un matrimonio. Ma forse queste sono proprio nozze d’oro, tra una ragazza lombarda e un amore dai colori del cielo: Napoli. Fabiana e Napoli si sono conosciuti all’ombra del Vesuvio e da lì, non si sono piu lasciate. Si sono tenute compagnia anche durante la pandemia, perché il sapore della pizza, l’odore del mare, i Quartieri Spagnoli e l’affetto della gente non si possono certamente dimenticare e sono ricordi che anche da lontano sanno tenerti compagnia. Fabiana nasce a Pavia, ma probabilmente la bella Partenope vive da qualche parte poggiata alle pareti di un cuore che divora la vita. Fabiana sorride, innamorata non solo di Napoli, ma di tutto quello che, forse in pochi sono riusciti a vedere di questa favolosa città. Una favola che Fabiana racconta in una lettera, diventata virale proprio cinque anni fa scritta mentre tornava in treno. Lettera per la quale Hermes Magazine è voluto andare più a fondo, intervistando la dolce scrittrice.
Una lettera d’amore per Partenope
“Mi hanno chiesto se sono ancora a Napoli. Credo di sì, ho risposto. E forse è vero. Mi sembra di sentire ancora l’odore dell’asfalto e dei motorini, misto a quello del mare.”
“Fabiana e Napoli”, raccontaci come è nato questo amore folle tra di voi?
Mi piace pensare che è un po’ come se ci fossimo in qualche modo riconosciute. È stato letteralmente amore a prima vista: un vero e proprio colpo di fulmine, non saprei descriverlo meglio di così.
Napoli per te è diversa da quella che si sente nominare? Per quale ragione hai deciso cinque anni fa di andare a visitarla?
Sono sempre stata un’anima vagabonda. Mi piace ritagliarmi del tempo per visitare posti nuovi. Nel 2016 ho avuto occasione di andare tre giorni a Napoli nel periodo di Ferragosto, e mi sono detta: perché no? Era da un po’ di tempo che desideravo visitarla anche perché, da smontatrice di luoghi comuni quale sono, ero certa che il modo in cui i mass media ne parlano costantemente male fosse alquanto esagerato. E avevo ragione.
“E la pizza. Quel profumino delizioso a cui proprio non puoi resistere, e allora sì, ti lasci subito convincere a passeggiare lungo quelle stradine strette, dai palazzi altissimi dove le signore si sporgono dal balcone a parlare e ad aiutarsi a vicenda a stendere i panni, mentre assapori una pizza a portafoglio avvolta nel cartone, desiderando che duri il più a lungo possibile. E, una volta finita, non resisti comunque, perché lì non puoi non andare avanti ad assaggiare prelibatezze, devi per forza passare al babbà. alla sfogliatella, alla granita al limone, al caffè.”
Da Lombarda, abituata comunque ai piatti tradizionali della tua regione che cosa ti ha colpito a livello di sapori? Qual è la differenza dal tuo punto di vista tra una pizza del nord Italia, e una pizza a Napoli?
I sapori partenopei sono un’esperienza sensoriale da vivere almeno una volta nella vita. Amo la prepotenza con cui si impossessano contemporaneamente di olfatto, gusto, vista e tatto. Lì una pizza non è solo tanto saporita, ma anche incredibilmente bella da vedere e ha un profumo che definirei magico. Il cornicione alto e morbido, l’impasto leggerissimo. Una vera gioia per il cuore.
“Mi sembra di sentire ancora le canzoni di Pino Daniele fischiettate tra una via e l’altra, mentre senza quasi accorgertene leggi fuori dai locali frasi in rigoroso dialetto napoletano, che ti fanno annuire per quanto sono vere e al contempo scuotere la testa con il sorriso sulle labbra per quanto sono assurde. E mentre pensi “non ci posso credere”, ti ritrovi avvolto dalla gentilezza e dalla disponibilità di chi vive lì e ti fa sentire come se fossi a casa tua.”
In questo pezzo in particolare, parli della gente, di quanta la bellezza cittadina fuoriesca non solo dai monumenti, dal mare, dal Vesuvio, ma proprio dall’accoglienza affettuosa delle persone… ci racconti qualche aneddoto?
Una volta ero in una piccola trattoria vicino a Spaccanapoli, una di quelle che in pochi conoscono ma si mangia divinamente. Ho avuto una piacevole conversazione con la proprietaria che, tra le altre cose, mi ha raccontato che lì ha visto nascere diverse amicizie e addirittura amori tra clienti seduti in tavoli diversi. Sentirsi soli a Napoli è praticamente impossibile.
“Rivedo la frenesia, tra tutti quegli odori, i sapori e le voci che senti, e la sporcizia che per quanto strano possa sembrare, completa il quadro di una città che altrimenti non sarebbe la stessa. Credo di non esagerare, paragonandola ad una donna passionale, spontanea, libera e strafottente. Una donna che ama camminare a piedi scalzi e chi se ne frega se per terra è sporco, e che se la importuni non ci pensa mezza volta ad alzare il dito medio, perché lei non ha paura di fare quello che vuole. Una di quelle donne che amano essere prese e baciate contro un muro, mentre le mani si infilano dappertutto. Sì, se Napoli fosse una persona, sarebbe veramente una donna così. Una di quelle che però, poi, al tempo stesso ha un’eleganza unica e solo sua: ed ecco che così ti affacci da Castel Sant’Elmo e la vedi in tutto il suo splendore, senza filtri, trucchi o inganni, con addosso il mare e, in lontananza, il Vesuvio che la controlla con quel solco centrale che sembra un sorriso.”
Paragoni Napoli ad una donna, di quelle davvero toste: e tu sei come lei? Ti rivedi nella Partenope che racconti?
Decisamente sì. Lo dico da sempre, Napoli è me fatta città. Non a caso ho deciso di tatuarla anche sulla pelle, dopo aver capito che da sempre è tatuata nel mio cuore.
“E ti perdi a cercare dall’alto quel pezzetto di cuore che forse si è incastrato a Spaccanapoli tra un negozio e l’altro, o forse chissà, è rimasto da qualche parte sul lungomare di Margellina. Sì, Napoli è questo, e non esistono altre parole per descriverla, solamente viverla in tutti i suoi colori e le sue sfumature, lasciandosi travolgere anche da ciò che non funziona per poterla apprezzare a pieno. Perché è proprio come la vita in fondo, piena di pregi e difetti.”
Se dovessi scegliere un “luogo preferito” di questa città, quale sceglieresti?
Indubbiamente Spaccanapoli e, a pari merito, i Quartieri Spagnoli. È proprio lì che si respira a pieni polmoni la Napoli che più amo, quella più pura e verace.
“E come tutte le cose che vale la pena vivere, mentre la osservi da lontano dopo averla vissuta pienamente, ti accorgi che tutta quella frenesia, tutte quelle voci, tutti quegli odori, tutte quelle sfumature, ti mancheranno ma resteranno per sempre con te. No, non sono ancora a Napoli. Non fisicamente, almeno. Ma con la testa e il cuore sì.”
Se dovessi dipingere Napoli con un quadro, o sentirla dentro una canzone, Napoli che quadro sarebbe? E quale canzone potrebbe assomigliarle? (Non valgono canzoni di Pino Daniele, troppo facile)
Ma come no?! Okay allora, sul quadro non ho dubbi: “Notte stellata” di Van Gogh, per i suoi contrasti e la calma apparente. Come canzone scelgo “Somewhere over the rainbow”, perché è proprio così che mi sento quando sono lì.
“E voglio ringraziarla per tutte le emozioni che in questi tre giorni meravigliosi ha saputo donarmi; perché, lo ammetto, di città ne ho girate un bel po’, ma ciò che mi ha saputo trasmettere Napoli non me l’ha trasmesso nessuna, mai.
Ciao Napulè, tu si ‘na cosa grande pe’mme.”
La lettera di Fabiana e le sue parole dimostrano quanto sia importante, guardare una città non solo con gli occhi, ma soprattutto con il cuore, e con tutti i sensi di cui la natura ci ha dotato. Napoli, la città che ha rubato il cuore a Fabiana, non è entrata nel suo anima solo per la bellezza “fisica” alla portata di tutti. Napoli è stata svestita piano piano. Napoli è stata coccolata ed accarezzata non solo dagli occhi, ma anche dal cuore e dalle mani di Fabiana, e sapete: c’è del buon insegnamento in tutto questo. Sia a livello umano che non.
Grazie Fabiana per avermi (e averci) permesso di scrutare il tuo grande amore per Partenope!
Mi chiamo Alessia, scrivo per difendermi, per proteggermi e per dare una mia visione del mondo, anche se in realtà io, una visuale su tutto quello che accade, non ce l’ho, e probabilmente non l’ho mai avuta. Ho paura di ritrovarmi e preferisco perdermi.
Culturalmente distante dal pensiero comune. Emotivamente sbagliata. Poeticamente scorretta. Fiore di loto, nel sentiero color glicine. Crisantemo all’occorrenza. Ho più paure che scuse. Mi limito a scrivere e leggere la vita. Mi piace abbracciare Biscotto, anche da lontano. Anche se per il mondo di oggi sembra tutto più difficile.
Scrivo per questo magazine da circa un anno. Ho pubblicato anche un libro ( ma non mi va di dire il titolo perché qualcuno penserebbe “pubblicità occulta”). Ho aperto un mio blog personale: “Il Libroletto” dove recensisco libri per passione.