Wake me when i’m free: una mostra su Tupac

Rapper, attore e attivista statunitense. In soli 25 anni di vita Tupac Amaru Shakur è riuscito ad essere tutto questo. Una morte brutale e prematura, avvenuta a seguito di un incontro di box di Mike Tyson a cui aveva partecipato Tupac, che rimane un caso irrisolto e una pagina triste degli anni ’90.

Prossimamente, all’artista poliedrico e attivista, sarà dedicata a Los Angeles una mostra fotografica che prende il titolo di un suo brano: Wake me up when i’m free. L’esposizione inizierà il prossimo 21 gennaio e sarà ospitata nello spazio The Canvas di Olympic Boulevard, nel cuore della metropoli.

Ma chi era Tupac?

Cresciuto con la madre, in condizioni di estrema povertà, Tupac fu esposto alla violenza e facilmente vulnerabile agli attacchi di stupratori, tossicodipendenti e bande criminali nei ghetti di Brooklyn. Studiò alla Scuola d’arte e si avvicinò già da ragazzino alle tematiche razziali, simpatizzando con la Lega dei Giovani Comunisti d’America.

Afeni Shekur, sua madre, fu a sua volta attivista politica nel periodo dei diritti civili e fece parte del movimento Black Panther.

Il suo primo album fu 2Pacalypse Now, pubblicato nel 1991 e gli diede riconoscibilità all’interno della comunità nera grazie all’introduzione di tematiche politiche e sociali nei suoi testi. Il secondo album, a due anni di distanza dal primo, gli conferì un successo internazionale.

Conobbe rapper di livello mondiale e subì un attacco con arma da fuoco. Questo evento traumatico gli diede modo di scrivere versi molto più intimi e introspettivi in Me Against The World. Fu accusato e condannato per abusi sessuali, scontò un periodo in carcere e dopo l’uscita su cauzione fondò una etichetta di distribuzione, la Makavelli Records a cui si unirono molti artisti dell’epoca.

Il suo brano più conosciuto – California Love – uscì in questo periodo. Tupac con la sua musica ha svolto una funzione politica e sociale, trattando della vita quotidiana dei ghetti.

Nei suoi testi ha trattato l’emarginazione sociale, i pregiudizi etnici, la violenza della polizia e la ghettizzazione degli afro-americani. La sua influenza fu così forte che a partire dalla seconda metà degli anni novanta si è iniziato a considerare quello di Tupac come un vero e proprio movimento culturale.

Dopo la morte del figlio, la madre costituì una fondazione, la “California Love“, per avvicinare i più piccoli all’arte.

L’esposizione

Si tratta di una mostra poliedrica, così come era l’artista: organizzata in parte come museo, in parte come installazione e in parte come esperienza immersiva. Stando alle parole degli organizzatori, saranno presenti quaderni, testi di canzoni, poesie e oggetti di vita quotidiana dell’artista.

L’allestimento sarà curato da Jeremy Hodges, direttore artistico di fama internazionale che ha lavorato con giganti come Jay-Z e Drake.

«Ci saranno quaderni, testi di canzoni, poesie e anche cose di tutti i giorni come liste della spesa e numeri di telefono scritti su pezzi di carta», ha affermato Harron Saxe. «L’obiettivo era quello di umanizzarlo, perché lui e molte figure come la sua sono mitiche, giganti.»

L’esposizione sarà itinerante per diverse città degli Stati Uniti, per poi probabilmente spostarsi in Europa. Un’esperienza per poter celebrare un artista ancora importante per i suoi ideali e il suo operato.