La Sicilia del turismo spirituale

La Sicilia del turismo spirituale è certamente meno conosciuta rispetto alla Sicilia del mare, della storia, dell’arte e della bellezza dei paesaggi.

È doverosa una puntualizzazione: il turismo religioso non va confuso con quello storico culturale costituito dalle visite a luoghi di culto con particolare valenza architettonica, ma è un turismo spinto da forte devozione, fede, religiosità. Tra le mete religiose più gettonate in Sicilia vi sono:

Santuario della Madonna delle Lacrime a Siracusa

Il Santuario ha origine da un fatto prodigioso avvenuto il 29 agosto del 1953 nella casa di una giovane coppia di sposi, Angelo Iannuso e Antonina Giusto, in via degli Orti di S. Giorgio, da un immagine in gesso, raffigurante il cuore immacolato di Maria, cominciarono a sgorgare lacrime. Il fenomeno si ripeté per tre giorni. Seguirono eventi miracolosi, le guarigioni fisiche ritenute straordinarie dalla Commissione medica, appositamente istituita, furono circa 300.

Il 12 dicembre del 1953 l’Episcopato Siculo dichiarò autentica la Lacrimazione di Maria a Siracusa e decise di edificare un Santuario in onore della Madonna delle Lacrime.

Il tempio superiore, iniziato nel 1989, è stato inaugurato il 6 novembre 1994 da Sua Santità Giovanni Paolo II, invitato da S. E. Mons. Giuseppe Costanzo, Arcivescovo di Siracusa.

Il Santuario è alto circa 103 metri e ha un diametro di 71,40 metri, cappelle escluse. Ha una capienza di 11.000 posti in piedi e di circa 6.000 a sedere. La forma è soggetta a varie interpretazioni.

Gli architetti si proponevano di realizzare strutturalmente il concetto e il senso di elevazione dell’umanità verso Dio. Infatti, la pianta con la sua circolarità vuole rappresentare l’umanità, che man mano, grazie all’innalzarsi dei costoloni e l’aumentare dell’intensità della luce, si protende verso Dio.

L’esperienza spirituale

Ciò che attrae e merita una visita più meditata è La Basilica superiore, la Cripta, la Casa della lacrimazione, il museo degli ex voto e il museo dei paramenti.

I pellegrini possono raccogliersi in preghiera nella Casa del Pianto di Via degli Orti di San Giorgio, dove nel 1953 i coniugi Iannuso andarono ad abitare dopo il loro matrimonio, e dove si è verificato il prodigio della lacrimazione, come su già esposto. Dove era il letto, al cui capezzale era il quadretto prodigioso, c’è un altare dove ogni giorno si celebra la S. Messa. E’ visitabile liberamente dalle ore 9.00 alle ore 12.00, raggiungibile a piedi, dista dal Santuario della Madonna delle Lacrime solo 10 minuti.

Santuario della Madonna del Tindari nel messinese

Il Santuario della Madonna Nera di Tindari si staglia su un promontorio alto 268 metri che domina sul Golfo di Patti, sui Laghetti di Marinello e su tutte le Isole Eolie della Sicilia. Si tratta di uno dei luoghi di culto più suggestivi della provincia di Messina, la cui storia sembrerebbe affondare le radici in quella antichissima dell’acropoli greca di Tyndaris. Nonostante si parli comunemente di un unico Santuario, i Santuari di Tindari in realtà sono due: antico e moderno.

La storia

La storia dell’antico Santuario risale all’epoca tra il 1552 e il 1598. Nell’area più orientale dell’acropoli di Tindarys l’edificio venne costruito a picco sul mare e divenne in breve una celebre meta di pellegrinaggio.

Col passare dei secoli, il Santuario antico non fu più in grado di contenere l’enorme flusso di pellegrini che accorrevano per venerare la Madonna Nera. E così, nel 1957, l’allora vescovo Monsignor Pullano stabilì la costruzione di una nuova Chiesa, più grande, che fosse adiacente a quella antica e custodisse, sull’altare maggiore, l’icona della Vergine Nera di Tindari.

Il Santuario è famoso anche per le leggende che ruotano intorno al culto che custodiscono. Le principali leggende legate al culto della Madonna Nera del Tindari sono due. La prima, la più antica, è quella che si potrebbe definire la fondatrice del culto stesso.

La Nave dall’Oriente

Si narra che durante il periodo della persecuzione iconoclastica, una nave proveniente dall’Oriente sia stata costretta da una tempesta a rifugiarsi nella baia di Tindari. Nella stiva dell’imbarcazione era custodita una cassa di legno che nascondeva una statua della Madonna Bizantina sfuggita alle distruzioni.

Quando il mare tornò ad essere calmo, i marinai tentarono la ripartenza senza però riuscirci a causa dell’eccessivo carico della nave. Decisero allora di alleggerire il peso abbandonando in acqua la cassa con la statua. E così se ne andarono lasciando gli abitanti del luogo il compito di recuperare quella cassa. Il contenuto venne ritenuto pregievole: una meravigliosa statua in legno di cedro della Vergine Bizantina con in braccio il Bambin Gesù e, ai piedi, la scritta: “Nigra Sum sed Formosa”. L’icona fu allora portata sul colle più alto della zona, laddove esisteva già una comunità cristiana. Fu questo l’inizio il culto della Madonna Nera del Tindari.

La bambina caduta

La seconda leggenda legata al culto della Madonna Nera del Tindari viene comunemente chiamata “leggenda siciliana”. Si narra che una donna, giunta al Santuario per venerare la Vergine che le aveva fatto la grazia di guarire la figlia gravemente ammalata, sia rimasta delusa dal suo colorito scuro ed abbia esclamato:

“Sono venuta da lontano per vedere una più brutta di me”.

Poco dopo la bambina cadde all’improvviso dalla finestra dell’antico Santuario finendo in mare dopo un volo di 268 metri. La madre tornò allora a pregare la Vergine Nera:

“Se siete voi la miracolosa Vergine che per la prima volta avete salvato mia figlia, salvatela una seconda volta”.

Il miracolo avvenne: la piccola si salvò e venne ritrovata da un marinaio su una lingua di terra formatasi laddove sorgono oggi i laghetti di Marinello.

La Magna Via Francigena

Anche la Sicilia ha il suo Cammino di Santiago, e si chiama “Magna Via Francigena“, inaugurata a giugno 2017 dopo secoli di abbandono. Si tratta di un’antica via lunga ben 160 chilometri, che collega Agrigento a Palermo.

Fin dall’età arcaica rappresentava una via di collegamento tra le sponde del Mar Mediterraneo e quelle del Tirreno, consentendo così la movimentazione di uomini, animali, cose ma anche di tradizioni e culture. Per chi non se la sentisse di percorrere tutti l’intero cammino, il percorso è divisibile in otto tappe da circa 20/25 chilometri ciascuna. Percorrere questo itinerario tra fede e cultura, significa vivere un’emozionante esperienza immersi nella natura e nel suo silenzio, andando così alla ricerca di sé stessi e della propria spiritualità.

Un breve filmato per descriverlo.

Naturalmente la Sicilia custodisce tantissime chiese degne di una visita e risulta impossibile citarle tutte.