Il fascino del palcoscenico è innegabile, ma molti desistono dal cominciare a frequentare un corso di recitazione perché si sentono inadeguati, impacciati o troppo timidi per quel tipo di impresa. Invece il mettersi alla prova nel campo teatrale, anche solo amatorialmente, aiuta a tirar fuori e sviluppare alcuni lati della propria persona che si possono rivelare aspetti positivi da scoprire e curare.
Di seguito vorrei elencare almeno cinque buone ragioni per frequentare un corso di recitazione.
1. Vincere la timidezza
Certo la timidezza costituisce un grande ostacolo se si deve recitare in pubblico. Si ha paura di non ricordare le battute o di sbagliare tono di voce o le posture; ma quando si comincia a lavorare in un gruppo ad una rappresentazione si è, anche inconsciamente, consapevoli che il proprio ruolo è determinante oltre che per la buona riuscita dello spettacolo, anche perché gli altri riescano a dare il meglio di loro e questo costituisce un ottimo incentivo a “ridimensionare” la propri timidezza in favore di un buon risultato collettivo.
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2. Allenare la memoria e l’attenzione
Ricordare una parte, le posizioni in scena, le battute e i ritmi giusti aiuta ad essere attenti agli equilibri e ai particolari non solo su un palcoscenico ma anche nei rapporto umani della vita quotidiana, rendendo anche più semplice imparare a memorizzare. Se inizialmente non sarà sempre semplice, tuttavia con l’allenamento, le prove e le interazioni con i colleghi si afferrerà il vero affiatamento che sottintende ad un lavoro teatrale.
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3. Il lavoro di squadra
E sono appunto queste le basi perché il pubblico percepisca la naturalezza e la spontaneità che deve possedere una pièce teatrale. L’intesa e la coesione del gruppo sono elementi importanti e derivano non solo da un lavoro sulla propria persona e sul singolo personaggio, ma anche e soprattutto sulla capacità della squadra di essere coesa e di aiutarsi a vicenda.
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4. Usare la voce
Non è facile recitare su un palcoscenico senza l’ausilio di un microfono e far sì che la propria voce arrivi sino in fondo alla sala. Ci vuole una buona preparazione vocale che si acquista con l’allenamento a modulare nel modo giusto la voce. Si scoprirà così che non c’è bisogno di urlare o di alzare il tono, si dovrà tener solo conto delle proprie capacità espressive.
5. Imparare a parlare in pubblico
L’esperienza teatrale, infine, può senz’altro essere un valido aiuto nell’affrontare con una miglior sicurezza quelle occasioni della vita nelle quali si debba parlare o intrattenere un pubblico. Impostare i ritmi in una conversazione formale o la regolazione della respirazione, accorgimenti propri della recitazione, possono a volte essere determinanti per la buona riuscita di un colloquio di lavoro o l’esposizione di una tesi.
Quindi, per chi fosse indeciso sul frequentare o meno un corso teatrale, il mio consiglio è di prendere in considerazione queste piccole buone ragioni per decidere positivamente.
Dopo aver seguito studi artistici si interessa appassionatamente ad approfondire i meccanismi e l’evolversi della storia dell’arte contemporanea.
Proprio in qualità di critico d’arte e corrispondente, negli anni ’80 e ’90, ha firmato saggi e recensioni per alcuni dei maggiori periodici del settore, tra i quali: Terzoocchio delle edizioni Bora di Bologna, Flash Art di Milano Julier di Trieste ed il genovese ExArte .
Inoltre affiancherà attivamente come consulente la famosa galleria d’Arte avanguardistica Fluxia durante tutto il periodo della sua esistenza.
Ha partecipato all’organizzazione di numerosi eventi, tra i quali l’anniversario del centenario dell’Istituto d’Arte di Chiavari e la commemorazione del trentennale della morte del poeta Camillo Sbarbaro a S. Margherita L.
Nel 2010 pubblica il suo primo romanzo: “La strana faccenda di via Beatrice D’Este”, un giallo fantasioso e “intimista”.
Nel 2018 pubblica il fantasy storico “Tiwanaku La Leggenda” ispirato alla storia ed alle leggende delle Ande pre-incaiche.
Attualmente collabora con alcuni blog e riviste on-line come “Chili di libri, “Accademia della scrittura”,
“Emozioni imperfette”, “L’artefatto”,” Read il magazine” e “Hermes Magazine” occupandosi ancora di critica d’arte e di recensioni letterarie.