Quella strana figura che compare sul retro delle nostre monete da venti centesimi di Euro rappresenta l’omaggio dello Stato Italiano al suo autore, uno dei più rappresentativi artisti del novecento italiano: Umberto Boccioni (1882-1916).
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“Forme uniche della continuità nello spazio” è una delle opere più rappresentative dello spirito creativo Futurista di cui Boccioni è forse l’esponente più di spicco. La velocità, il movimento il diverso rapporto tra forma e spazio sono i cardini della ricerca di questo artista che dalla provocazione e antitradizione dei dogmi futuristi ha saputo trarre spunto, sia in pittura che nell’arte dello scolpire, per lavorare con l’audacia della fantasia e con la ricerca sull’essenza della spazialità e delle cose nello spazio.
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Questa scultura in particolare, datata 1913, che a primo acchito richiama una parziale figura umana che cammina, si sviluppa in un alternarsi di concavità e convessità, di piani intersecanti e di pieni e vuoti, cogliendo un moto fluido, quasi che la forma venga ad essere plasmata dal movimento stesso e con esso si dissolva e si ricostituisca nell’aria. Un “continuum sintetico”, nel quale materia e spazio si alimentano reciprocamente, contrapposto all’”arte mummificata” come lo stesso Boccioni definisce la concezione che si è avuta della scultura sino ad allora.
L’originale in gesso
È il gesso il materiale con cui Boccioni realizza la sua scultura. L’originale si trova ora al Museo di Arte Contemporanea di San Paolo in Brasile. Più tardi e dopo la scomparsa prematura dell’autore, (Boccioni morirà nel 1916 all’età di 34 anni, cadendo da cavallo), furono realizzate diverse fusioni in bronzo dell’opera. Una di queste si può ammirare presso il Museo del Novecento a Milano, mentre il progetto di Marinetti, su desiderio dell’autore, di destinare una fusione alla terra natia di Boccioni, cioè alla Calabria, venne realizzato solo nel 2013, anno in cui il bronzo della collezione Bilotti è stato donato alla Galleria Nazionale di Cosenza.
Dopo aver seguito studi artistici si interessa appassionatamente ad approfondire i meccanismi e l’evolversi della storia dell’arte contemporanea.
Proprio in qualità di critico d’arte e corrispondente, negli anni ’80 e ’90, ha firmato saggi e recensioni per alcuni dei maggiori periodici del settore, tra i quali: Terzoocchio delle edizioni Bora di Bologna, Flash Art di Milano Julier di Trieste ed il genovese ExArte .
Inoltre affiancherà attivamente come consulente la famosa galleria d’Arte avanguardistica Fluxia durante tutto il periodo della sua esistenza.
Ha partecipato all’organizzazione di numerosi eventi, tra i quali l’anniversario del centenario dell’Istituto d’Arte di Chiavari e la commemorazione del trentennale della morte del poeta Camillo Sbarbaro a S. Margherita L.
Nel 2010 pubblica il suo primo romanzo: “La strana faccenda di via Beatrice D’Este”, un giallo fantasioso e “intimista”.
Nel 2018 pubblica il fantasy storico “Tiwanaku La Leggenda” ispirato alla storia ed alle leggende delle Ande pre-incaiche.
Attualmente collabora con alcuni blog e riviste on-line come “Chili di libri, “Accademia della scrittura”,
“Emozioni imperfette”, “L’artefatto”,” Read il magazine” e “Hermes Magazine” occupandosi ancora di critica d’arte e di recensioni letterarie.