Sembrano sinonimi ma nel contesto del mondo dell’arte “moderno” e “contemporaneo” non si riferiscono affatto allo stesso periodo temporale. Per scoprirlo, dobbiamo parlare un po’ di progressione storica, di cosa si è inteso o si intende per “Arte”.
Se con il termine “Modernismo” la storia dell’arte si riferisce a quelle correnti che tra la fine del diciannovesimo secolo e l’inizio del ventesimo hanno contribuito a cambiare i canoni della ricerca artistica (dal Liberty all’Art Nouveau sino ad arrivare all’Espressionismo tedesco), con il termine “Moderno” si tende invece a individuare tutta la produzione artistica che abbraccia il novecento sia europeo che d’oltre manica, sino alla fine degli anni sessanta del secolo scorso.
Il moderno
Fonte foto: all-art.org
Un lungo momento creativo nel quale le idee innovative dell’inizio del secolo ( soprattutto per quanto riguardi l’imput rivoluzionario di Marcel Duchamp [1887-1968], padre dell’arte moderna) che andavano oltre la mera “rappresentazione”, vengono sviscerate in filosofie e opere che rompono gli schemi e le regole del fare arte dei tempi precedenti, per avventurarsi nella creatività pura o nella ricerca di linguaggi nuovi. Dal Cubismo di Picasso, al Surrealismo, dall’Espressionismo astratto alla Pop Art, sino ad arrivare all’Arte Povera e al Concettualismo, passando per il Movimento Fluxus, l’arte moderna si è sviluppata andando via, via scarnificando il significato di “opera d’arte” pur non intaccandone il “mito” che però rimane comunque ad appannaggio del “mercato”.
Il post modern
Fonte foto: businesspeople.it
E proprio questo mercato, vedendo sempre più rarefarsi l’oggettivazione della “merce” artistica, a favore di una concettualità che poco offriva alla sponda mercantile, risponde “inventando” il post modern o Transavanguardia, che, supportata da una sedicente filosofia critica, torna a riproporre immagini e ricerche che si richiamano ancora una volta al passato e alla figurazione. Cucchi, Chia, Paladino, De Maria, Clemente sono i cinque artisti che hanno dato vita a questo movimento che definirei restaurativo, per la gioia (appunto) del mercato che ha avuto modo di riprendere ad avere così “opere d’arte”, oggetti, che andavano incontro ai gusti del pubblico più che all’istanza di una profonda ricerca linguistica dell’arte.
La contemporaneità
Fonte foto: artbooms.com
Si dice contemporaneo tutto ciò che riguarda la media delle generazioni ancora in vita. In sintesi: il nostro mondo. Nel campo dell’arte lo sdoganamento di idee come “tutto è arte”, lo slogan del pensiero alla base del movimento Fluxus, e delle tecniche più disparate, ha sia aperto a tutti i modi d’espressione possibili e alla contaminazione tra le diverse discipline, che lasciato spazio a mistificazioni e fenomeni mediatici o mercantili enfatizzati. Insomma dalle profondità sospese di Anish Kapoor, alle futilità infantili impreziosite dai materiali dell’americano Jeff Koons, per fare due esempi antitetici.
Fonte foto: travelonart.com
L’arte contemporanea si trova ora, a mio avviso, in un momento di profonda crisi, nel down della sinusoide storica, dove ad alcuni importanti e significativi risultati comunicativi e germi di genuina innovazione si mescolano mistificazioni e spinte contrarie verso la banalizzazione.
Dopo aver seguito studi artistici si interessa appassionatamente ad approfondire i meccanismi e l’evolversi della storia dell’arte contemporanea.
Proprio in qualità di critico d’arte e corrispondente, negli anni ’80 e ’90, ha firmato saggi e recensioni per alcuni dei maggiori periodici del settore, tra i quali: Terzoocchio delle edizioni Bora di Bologna, Flash Art di Milano Julier di Trieste ed il genovese ExArte .
Inoltre affiancherà attivamente come consulente la famosa galleria d’Arte avanguardistica Fluxia durante tutto il periodo della sua esistenza.
Ha partecipato all’organizzazione di numerosi eventi, tra i quali l’anniversario del centenario dell’Istituto d’Arte di Chiavari e la commemorazione del trentennale della morte del poeta Camillo Sbarbaro a S. Margherita L.
Nel 2010 pubblica il suo primo romanzo: “La strana faccenda di via Beatrice D’Este”, un giallo fantasioso e “intimista”.
Nel 2018 pubblica il fantasy storico “Tiwanaku La Leggenda” ispirato alla storia ed alle leggende delle Ande pre-incaiche.
Attualmente collabora con alcuni blog e riviste on-line come “Chili di libri, “Accademia della scrittura”,
“Emozioni imperfette”, “L’artefatto”,” Read il magazine” e “Hermes Magazine” occupandosi ancora di critica d’arte e di recensioni letterarie.