Grano ed energia costituiscono una grande preoccupazione per il nostro Paese. Ne avremo la quantità necessaria a superare l’inverno? Non è facile avere un’idea di quanto sta succedendo poiché troppe notizie si sono rivelate poco attinenti la realtà. E l’ombra piuttosto tangibile della speculazione sembra sempre più definita.
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L’ombra della guerra
All’indomani dell’invasione dell’Ucraina già si parlava di crisi energetica e agroalimentare. Ma i prezzi avevano iniziato a salire da molto prima. Le sanzioni applicate contro la Russia dall’Europa hanno portato ad un graduale calo nelle forniture di gas e alla minaccia di chiusura definitiva dei rubinetti da parte russa. Fino ad arrivare all’attentato di qualche giorno fa che ha messo fuori uso uno dei due gasdotti russi. L’emergenza energetica si riflette, ovviamente, anche sugli altri settori economici ad iniziare da quello agroalimentare.
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Peso diretto e indiretto del caro energia
Le aziende agricole hanno bisogno del carburante per far funzionare i trattori, le serre e tutte le macchine agricole in genere. Indirettamente risentono del caro energia quando si riforniscono di fertilizzanti, sementi e quant’altro che trovano, ovviamente, a prezzi maggiorati. Tutto questo si ripercuote sul costo del prodotto agricolo e, quindi, su valore della spesa che tutti noi facciamo. Ma dipende proprio davvero tutto dalla guerra?
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Il parere di un esperto
Improvvisamente sembrava che tutto arrivasse dall’Ucraina e che, a causa della guerra, le esportazioni di quel Paese si fossero bloccate del tutto. Eppure ancora a luglio Alessandro Giraudo, docente di Finanza internazionale e Storia economica della finanza presso l’Isg di Parigi, scriveva un interessante articolo sull’inserto L’Economia del Corriere della Sera. Già da mesi, sosteneva, si lamentava il problema della fornitura di grano e dei silos pieni in Ucraina, indicando come naturale conseguenza di ciò un enorme innalzamento dei prezzi e l’impossibilità dei paesi più poveri di potersi rifornire. Sembrava abbastanza ovvia questa conclusione essendo l’Ucraina il secondo esportatore di cereali a livello mondiale.
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Può avere un peso la speculazione?
A tal proposito Giraudo, autore anche del libro “Storie straordinarie delle materie prime”, ADD editore 2022, riportava però, che già prima dell’intervento militare russo le esportazioni Ucraine di grano avevano quasi raggiunto la metà dell’ammontare annuale previsto. A fronte di una reale diminuzione del volume delle vendite bisognava però tener conto che le esportazioni dall’Ucraina non si erano fermate. Sosteneva lo studioso che i rischi legati alla crisi dell’agroalimentare sarebbero più che altro di origine speculativa. Così come per la crisi energetica.
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Altre possibili cause della crisi
Gli aumenti enormi nel prezzo dei cereali, infatti, erano partiti ben prima che la Russia iniziasse la sua “Operazione Speciale” ed esattamente erano seguiti agli acquisti record fatti dalla Cina nel 2021, alla siccità che aveva colpito altri Paesi produttori quali il Brasile e il Canada e ad altri fattori ancora.
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Segui i soldi
È noto che nel mondo ci sono tre società americane (Archer Daniels Midland, Bunge, Cargill) e una francese (Louis Dreyfus) che dominano il mercato dei cereali. Questi colossi hanno tutto l’interesse a mantenere le loro scorte nei silos sino a quando il prezzo non arriverà al suo massimo. Questo fatto del tenere le scorte ferme nei depositi fa pensare che tutto l’allarme fatto instillando la paura che i cereali nei silos ucraini ammuffissero per la lunga permanenza sarebbe stato poco attendibile, secondo Giraudo. Certo il perdurare del conflitto ha solo che peggiorato la situazione aggiungendo criticità a criticità e le continue minacce tra le parti non fanno prevedere un bell’inverno.
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Le parole sono importanti
I titoli dei quotidiani italiani, all’indomani dell’attacco russo, affermavano che il Paese avesse scorte per un massimo di due mesi e che, comunque, sarebbero finite entro Pasqua. Sembra che non sia andata così. In estate la siccità non ha peggiorato le cose vanificando il lavoro di molti agricoltori e riducendo di molto la produzione agricola interna. Questo evento ha reso evidente quanto il Paese necessiti di un piano di potenziamento produttivo e di stoccaggio per le principali materie prime alimentari, dal grano al mais. Ma, viene da chiederci, saranno stati presi provvedimenti o si aspetterà il prossimo disastro per chiedere contributi e piangere inveendo contro la malasorte?
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Ora siamo alle porte dell’inverno e ,forse proprio per le previsioni nefaste degli ultimi mesi che non si sono, per fortuna, verificate, risulta difficile credere a quanto si legge o si sente ai notiziari ancora oggi. Mi viene da pensare alla storia di Pierino che per prendere in giro i pastori gridava “Al lupo! Al lupo!” e poi la volta buona che il lupo aggredì il suo gregge e lui cercò aiuto nessuno corse in suo soccorso. Credo davvero che i cittadini, specialmente se in situazioni economiche precarie, abbiano bisogno di potersi fidare di ciò che leggono sui giornali e di quanto la politica dichiara ai telegiornali. In caso contrario le cose non potranno che andar sempre peggio.
Monica Giovanna Binotto è un nome lungo e ingombrante ma è il mio da 57 anni e ormai mi ci sono affezionata. Ho sempre amato leggere. Fin da bambina. E anche scrivere, ma senza mai crederci veramente. Questo mi ha aiutato negli studi. Ho una laurea in Economia e Commercio e una in Psicologia dello Sviluppo. Da cinque anni faccio parte di un gruppo di lettrici a voce alta, le VerbaManent, con il quale facciamo reading su tematiche importanti sempre inquadrate da un’ottica femminile e mi occupo di fare ricerche e di scrivere e assemblare i copioni. Negli ultimi due anni, per colpa o merito di questa brutta pandemia che ci ha costretti in casa per lunghi periodi, ho partecipato a diverse gare di racconti su varie pagine Facebook e mi sto divertendo tantissimo anche perché ho conosciuto tante belle persone che condividono i miei stessi interessi.