Sir Paul McCartney: il baronetto del rock

Sir Paul McCartney, non poteva che essere un Gemelli, uno dei grandi fondatori del rock/pop britannico. Sin da bambino affascinato dalla musica perché figlio di un trombettista. Nato e cresciuto a Liverpool quando ancora non era conosciuta come la città dei Beatles, band che avrebbe fondato nel 1960 insieme a John Lennon, George Harrison e successivamente Ringo.

Andando ancora più indietro negli eventi, vediamo che tutto nasce dall’incontro tra John e Paul, quelli che sarebbero poi diventati i volti più noti dei Fab4. Dal 1962 al 1970 i Beatles inventarono un nuovo modo di vivere la scena, la popolarità, la canzone e i brani di Paul McCartney furono tra gli esempi concreti di questa rivoluzione giovanile dell’epoca: orecchiabili e sofisticati, tra cui Penny Lane, Hey Jude, Yesterday, o lo strambissimo brano intitolato You never give me your money, e l’elegantissima e malinconica The long and winding road. Un artista geniale quanto polemico, perfezionista e testardo. Le storiche sfuriate con John Lennon, quotidiane dai tempi dei Quarryman, o anche quella con Phil Spektor di cui contestò l’arrangiamento del capolavoro The long and winding road.

Paul McCartney però è stato anche un grande cantautore solista di successo, pur essendo ricordato prevalentemente per la sua appartenenza ai Beatles. Certamente brani come Maybe I am Amazed appartenente al disco intitolato McCartney, esordio della sua carriera solista, uscito nello stesso anno di Let it be l’ ultimo disco dei Beatles, è sicuramente familiare a molti. Ma anche in questo caso dobbiamo andare un po’ indietro con gli anni.

Già, perché nel 1969 Paul si sposava con Linda, una fotografa americana. Esattamente come John spettacolarizzò la sua relazione con Yoko Ono così fece Paul McCartney. Il mito che entrambi raccontavano era quello dell’unione dell’amore e dell’arte. Anche Paul, infatti, saliva sul palco insieme a Linda e insieme cantavano le canzoni che lui dedicava a lei. È buffo vedere quanto Linda fosse musa e esecutrice dei brani allo stesso tempo. La più struggente è My love uscita con la formazione dei Wings nel 1973. Nota è una versione del brano che fece Mina nel 1976. Un brano signorile con tratti soul.

In un’intervista Paul McCartney dichiarò che il suo brano migliore fosse Here, there and everywhere. Come dargli torto? In quel brano troviamo ben identificato quello che sarebbe diventato il suo stile cantautorale. Scelte armoniche sempre molto delicate, passionali ma fredde al contempo, costruzioni semplici ma profondamente difficili. Brani carichi di contrasti e perciò completi. Paul McCartney è un artista eclettico, durante la sua carriera ha esplorato estesamente la musica. I Wings si sciolsero nel 1981, l’anno successivo a quello in cui Paul McCartney fu arrestato per possesso di Marijuana. È interessante notare come i suoi progetti più importanti ebbero entrambi dieci anni di vita. Chissà cosa si nasconde dietro questo dettaglio che estraiamo dall’inconscio di Paul.

Dagli anni ottanta in poi ebbe collaborazioni con i più importanti musicisti al mondo, tra cui Stevie Wonder, George Michael. O meglio sarebbe dire che loro ebbero l’occasione di collaborare con lui. McCartney anche generoso nel concedere ai Guns and Roses la cover di Live and let die.

Un momento determinante nella sua carriera, che segna per forza un punto a capo, è quello della morte di Linda avvenuta nel 1998. Si sa che Paul non sia mai stato avvezzo all’espressione diretta del suo dolore emotivo, infatti non spettacolarizzò eccessivamente il lutto. Forse per l’onesta artistica di chi vuole mettere in forma, dunque donare le sue emozioni, piuttosto che versarle senza filtri. Questo perché Paul è sempre stato una persona legata alla preziosità del tempo. Sempre devoto all’arte, con intima acribia monacale.

Anche se nel 2000 appare un suo brano nel disco A Garland for Linda, intitolato Nova, dove inizia ad esplorare la musica classica. Passerà anche al Jazz con album come Kisses on the bottom fino ad arrivare al folk dell’ultimo disco del 2020 intitolato McCartney III. Sentendo questo album si nota un cambiamento nella voce di Paul. Viene da pensare che nonostante il suo corpo suggerisca una personalità più anziana (ora ottantenne) quel giovane genio di Liverpool sia rimasto sempre fedele a sé stesso. Come lui stesso diceva parlando dei Beatles che definiva “onesti perché sempre fedeli a sé stessi”.