La figura di Giotto è fondamentale per l’approccio di rottura rispetto al passato nella storia dell’arte ed enigmatica allo stesso tempo. Vediamo perché.
Partendo dal nome dell’artista, al quale non si riesce a risalire con certezza, per arrivare al luogo di nascita. Secondo alcuni studiosi Giotto sarebbe il diminutivo di Biagio (Biagiotto) o Ambrogio (Ambrogiotto), mentre il luogo natìo viene identificato con Vicchio o Vespignano. Inoltre, la difficoltà di verificare determinate fonti storiche ha fatto nascere vere e proprie leggende inerenti al periodo della sua formazione. Si pensa che fosse stato allievo di Cimabue, ma il dubbio della veridicità di questa notizia continua ad aleggiare nell’aria.
Altri elementi mitici si collegano al periodo del suo apprendistato; l’aneddoto sul cerchio perfetto da lui rappresentato raccontato dal Vasari e quello della mosca dipinta su tela in ogni dettaglio per fare uno scherzo a Cimabue, ne sono la testimonianza.
Ciò che è certo è che la prima grande rivoluzione del maestro fu l’introduzione dell’uso della prospettiva in un’epoca che artisticamente era ancora medievale. È interessante notare come il valore del maestro venne apprezzato anche in vita, elemento molto importante da considerare se si pensa che molto spesso l’importanza degli artisti veniva riconosciuta solo dopo la loro dipartita.
Lo stile
Lo stile di Giotto, è chiaramente di portata innovativa per quanto riguarda l’approfondimento dell’anatomia umana e il superamento del rifiuto della fisicità, tipicamente medievale. Questo elemento aveva caratterizzato tutto il periodo precedente portando i pittori a dipingere corpi e volti con forme e dettagli molto distanti da quelli reali. Un esempio di tale metodo è visibile nel Crocifisso di Giotto, situato nella chiesa di Santa Maria Novella a Firenze, il primo Cristo raffigurato in maniera realistica che assume connotazione umana.
La prospettiva viene rappresentata anche negli edifici, seppur in maniera non completa. Inoltre, si assiste ad un uso dei colori totalmente diverso e molto più variegato per tonalità e sfumature.
Inevitabilmente, l’opera di Giotto fu influenzata dell’arte bizantina, pur scegliendo di porsi come artista spartiacque.
Se con gli artisti antecedenti le figure erano statiche, ora Giotto gli conferisce grande dinamicità ed espressività. Esse diventano capaci di trasmettere dei sentimenti.
Oltre alla pittura, l’artista fu un architetto di pregio inestimabile. La sua più grande opera, il Campanile presente in piazza san Giovanni a Firenze, è un faro sulla città che si eleva per oltre 84 metri. Il progetto fu modificato dopo la morte dell’artista che riuscì a vedere concluso solo il primo piano. Per arrivare alla sommità è necessario percorrere moltissimi scalini a chiocciola in un angusto spazio che si apre lateralmente attraverso piccole finestre da cui si scorgono i tetti rossi fiorentini.
Per quanto detto sino ad ora Giotto è considerato dagli esperti un precursore del periodo rinascimentale.
Oltre a quelle già citate, un’altra opera che riassume il suo concetto artistico è la Madonna di Ognissanti, dipinta in un periodo di massima maturità artistica e conservata agli Uffizi è totalmente diversa rispetto alle precedenti per la posizione dei personaggi nello spazio, per quanto permanga una diversa proporzione nella figura centrale.
Come disse un uomo del suo tempo, Giotto “rimutò l’arte di dipingere di greco in latino”: il suo ruolo è stato quello di un vero e proprio traghettatore da un’arte più cupa e di derivazione bizantina verso altri grandi pittori che hanno rappresentato gli ideali di perfezione artistica, sia dal punto di vista dei contenuti visivi, sia del messaggio trasmesso.
Giotto durante la sua produzione artistica soggiornò in gran parte delle maggiori città italiane: Roma, Napoli, Firenze, Bologna, Padova, Ravenna, Rimini sono quelle nelle quali si trattenne maggiormente.
La sua ultima opera si trova al Museo del Bargello; si tratta della Cappella degli Scrovegni. Nell’affresco raffigurante il Giudizio Universale è presente il ritratto più antico di Dante Alighieri, il sommo poeta che ne parlò in un canto del Purgatorio.
Che siano veri o meno gli aneddoti sul suo conto, Giotto ebbe il coraggio di osare e sperimentare il nuovo: ciò è valido nel suo tempo tanto quanto nel nostro.
Sociologa calabrese con specializzazione in sviluppo del territorio, particolarmente interessata ai temi delle aree interne e della loro valorizzazione e ripresa economica.
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