Secondo una recente ricerca i videogiochi aiutano a combattere lo stress

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Fonte immagini: dalla rete.  

Animal Crossing New Horizons © 2020 Nintendo, Plant vs. Zombie Battle for Neighborville © 2020 Electronic Arts

Una interessante e discretamente recente ricerca scientifica (la pubblicazione risale a fine 2020) afferma, con una certa convinzione, che i videogiochi dovrebbero servire a rendere più felici e rilassati.

A sostenere l’interessante affermazione è la nuova ricerca scientifica destinata indubbiamente a far discutere condotta dall’Università di Oxford attraverso l’Internet Institute, in collaborazione con Nintendo ed Electronic Arts (non dimentichiamo questi nomi), le quali hanno fornito, si afferma, diversi dati che hanno reso possibile lo studio.

Mentre bisogna ricordare che qualunque altra ricerca condotta negli ultimi 40 anni dimostra che, giocare ai videogames aumenti sensibilmente i livelli di stress psicologico. I risultati delle analisi del team di ricercatori guidato dal professor Andrew Przybylski non sembrano lasciare dubbi (almeno a loro): i videogiochi rilassano. È stato lo stesso scienziato, nelle sue dichiarazioni rilasciate alla BBC, a dichiarare: “Se giochi per quattro ore al giorno, tutti i giorni, ad Animal Crossing New Horizons, sarai propenso a dire di essere più felice di chiunque non lo faccia”.

 

Il professor Andrew Przybylski

Non so se vi rendiate conto di quante siano quattro ore al giorno. Se da un lato è logico e giusto ricordare che la dipendenza da videogiochi (sia online che offline, solo per affinità definita Internet Gaming Disorder) è una dipendenza comportamentale, l’unica altra inserita oltre al gioco d’azzardo patologico nella sezione 3 del DSM-5 (il Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, pubblicato dalla American Psychiatric Association) da almeno 8 anni, è anche giusto specificare che nonostante l’uso e l’abuso di videogiochi sia un fenomeno molto frequente, in particolar modo negli adolescenti, giocare non è certo condizione sufficiente per individuare un malessere clinico o una condizione psichiatrica (che solo una parte dei giocatori eccessivi effettivamente manifesta). Anzi, uno studio del 2014 arrivava ad affermare che nonostante con oltre 3 ore al giorno di videogiochi (su un campione di adolescenti dai 10 al 15 anni) si riscontrano effetti decisamente negativi sulle abitudini prosociali, con un lasso di gioco tra una e tre ore tali effetti decadono completamente; e anzi, addirittura non eccedendo l’ora di gioco al giorno le abitudini prosociali tendono a crescere.

Lo studio del dottor Przybylski, tuttavia, parte dal prendere in esame ben quattro ore di gioco al giorno, ben oltre i limiti negativi del precedente studio. I risultati della ricerca si basano sull’analisi di un campione di 3274 videogiocatori maggiorenni (sarebbe stato decisamente più logico prendere un campione composto da almeno una metà di persone che videogamer non fossero mai state), di cui sono state esaminate le abitudini di gioco. A cadenza regolare poi, esattamente dopo ogni sessione di gioco, con metodi di ricerca statistica sono state misurate le loro emozioni: i ruoli delle esperienze dei giocatori, i sentimenti di autonomia, competenza, divertimento e il sentirsi spinti a giocare in relazione al benessere: cioè, il fatto che più si sentissero bene e più si sentissero spinti a giocare.

Tralasciando il metodo analitico in sé, cos’è che farà veramente discutere? Ecco, il fatto che l’intera analisi sia stata effettuata solo ed esclusivamente sui due videogiochi: Animal Crossing New Horizons, pubblicato da Nintendo, e Plant vs. Zombie Battle for Neighborville, pubblicato da Electronic Arts e rilasciato in seguito anche da Nintendo.

È che a pensar male si fa peccato, diceva qualcuno, ma spesso ci si indovina.

 


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