Villa Contarini Giovanelli Venier non è una villa veneta come le altre, da visitare per le sue caratteristiche architettoniche. Questo luogo nasconde una storia di disperazione della quale non si è saputo per molto tempo.
Posizione e caratteristiche architettoniche
Al centro del Parco regionale dei Colli Euganei, in provincia di Padova, troviamo il comune di Vo’ Euganeo divenuto tristemente famoso in seguito al primo decesso per Covid in Italia il 21 febbraio 2020.
Il centro storico originario del comune si trova oggi nella frazione di Vo’ Vecchio. Qui, alla fine del XVI secolo, la famiglia del patriziato veneziano dei Contarini fece erigere l’imponente Villa Contarini Giovanelli Venier.
Originariamente fu costruita seguendo i criteri dei nobili palazzi veneziani con pianta quadrata tripartita e saloni centrali sovrapposti. Nel XIX secolo interventi degli ultimi proprietari, i Giovanelli Venier, ne modificarono, senza stravolgerli, alcuni aspetti. In particolare venne spostata la facciata nel lato opposto di quello originale: dal lato verso la piazza, viene spostata sul lato meridionale, di fronte alle barchesse. All’interno viene costruita la bellissima scala a mezzo bovolo che collega i vari piani dell’edificio.
All’esterno si è mantenuto l’originario impianto barocco con la scalinata a doppia rampa che si apre a semicerchio verso la corte dove sorgono le due imponenti barchesse.
La villa si trova in un punto privilegiato di passaggio e di confine che, fin dal medioevo ha rappresentato un varco tra i colli Berici e i colli Euganei.
Fonte foto: il borghista.it
Uso nel secolo scorso
Negli anni 40 del secolo scorso la villa fungeva da dimora estiva delle suore terziarie francescane elisabettine. Nel 1943 se ne decise l’utilizzo come luogo in cui concentrare gli ebrei delle province di Padova e Rovigo in attesa di essere trasferiti ai lager nazisti. Gli ampi spazi della villa permisero alle autorità di ospitare fino a 70 prigionieri. La gestione del campo era affidata alla polizia italiana mentre le suore, per le quali era riservato uno dei piani della villa, si occupavano della cucina.
Il 17 luglio 1944 i 47 prigionieri presenti furono caricati su camion tedeschi e trasferiti prima in carceri padovane, poi alla Risiera di San Sabba ed infine ad Auschwitz. Sopravvissero solo 3 donne.
Fonte foto: yestour.it
Dopo la guerra
Negli anni ’50 la villa fu acquistata dal comune di Vo’ per farne abitazioni da destinare ai propri dipendenti e ai maestri delle scuole elementari. Una delle due barchesse fu usata per molti anni come scuola elementare. L’altra, di proprietà privata, ospita un bar trattoria.
Successivamente il comune decise di aprire la villa al pubblico e di allestirvi un museo per preservare la memoria di ciò che è stato.
Nel 2012 una importante ristrutturazione ha riportato la Villa agli antichi splendori.
Oggi
Ai nostri giorni la Villa Contarini Giovanelli Venier ospita un importante percorso museale. Il Museo del Paesaggio, al piano nobile, permette di ammirare una ricca raccolta di antiche mappe del territorio.
Al secondo piano vengono allestite mostre temporanee. Il piano terra è stato adibito a Luogo della Memoria della Shoah con pannelli che descrivono il dramma vissuto dagli internati e i resti delle cucine da loro utilizzate.
Fonte foto: creativo01.com
Monica Giovanna Binotto è un nome lungo e ingombrante ma è il mio da 57 anni e ormai mi ci sono affezionata. Ho sempre amato leggere. Fin da bambina. E anche scrivere, ma senza mai crederci veramente. Questo mi ha aiutato negli studi. Ho una laurea in Economia e Commercio e una in Psicologia dello Sviluppo. Da cinque anni faccio parte di un gruppo di lettrici a voce alta, le VerbaManent, con il quale facciamo reading su tematiche importanti sempre inquadrate da un’ottica femminile e mi occupo di fare ricerche e di scrivere e assemblare i copioni. Negli ultimi due anni, per colpa o merito di questa brutta pandemia che ci ha costretti in casa per lunghi periodi, ho partecipato a diverse gare di racconti su varie pagine Facebook e mi sto divertendo tantissimo anche perché ho conosciuto tante belle persone che condividono i miei stessi interessi.