L'immortale bellezza scolpita nel marmo: la Pietà di Michelangelo

La bellezza scolpita nel marmo: la Pietà di Michelangelo

Per la nostra rubrica Arte, oggi vi racconto una delle opere più meravigliose di tutta la storia dell’arte e faro dello splendore rinascimentale italiano. Se avete avuto modo di leggere altri miei articoli, sapete che ho un debole per il buon vecchio Michelangelo Buonarroti.

Ebbene, l’opera in questione è un’altra delle sue – strano, no? E non un’altra qualsiasi, bensì una che, lasciatemelo dire senza peccare di orgoglio patriottico, tutto il mondo ci invidia. Naturalmente sto parlando di lei, dell’incantevole Pietà (siccome il grande Maestro ne realizzò ben quattro in tutta la sua “carriera”, rimane sottinteso che mi riferirò alla Pietà vaticana).

La nascita della pietà

La scultura fu commissionata a Michelangelo – mentre egli si trovava a Roma – nel 1497, dal cardinale Jean Bilhères de Lagraulas, il quale all’epoca era governatore della città per conto del re francese Carlo VIII. L’intento del funzionario era quello di esporre la statua nella cappella di Santa Petronilla in Vaticano.

La richiesta fatta al Maestro, che all’epoca del completamento dell’opera aveva solo ventiquattro o venticinque anni, fu la seguente: egli aveva il compito di scolpire una Vergene Maria Vestita, con un Christo morto in braccio, grande quanto sia uno homo giusto. Pensate che il banchiere che procurò a Michelangelo tale ingaggio garantì addirittura al cardinale che la statua sarebbe stata la più bella opera di marmo che sia hoge in Roma et che maestro nissuno la faria megliore hoge. Direi che ebbe lo sguardo lungo, non trovate? Michelangelo, era talmente esigente con se stesso che impiegò ben nove mesi solo per scegliere il pezzo di marmo da scolpire.

La collocazione che troviamo oggi della Pietà – nella prima cappella che si scorge sul fianco destro della navata di San Pietro – è stata decisa, tuttavia, soltanto due secoli e mezzo dopo la sua creazione, a circa metà del XVIII secolo.

Come richiesto dal cardinale che la commissionò, la Pietà è la rappresentazione di un soggetto assai diffuso all’epoca, soprattutto nei Paesi del Nord Europa: la Vergine che sorregge tra le braccia il Cristo morente.

Alta 174 centimetri e larga 195, la poca profondità che caratterizza la scultura fa pensare che, all’inizio, fosse stata pensata per essere collocata all’interno di una nicchia. Nonostante il committente avesse, poi, richiesto che le figure fossero scolpite a grandezza naturale, osservandola attentamente si può notare come il corpo del Cristo sia leggermente più piccolo di quello della Madonna. Questo per due principali motivi: il primo, di natura meramente tecnica, è perché in questo modo fu più agevole “far tenere in braccio” il figlio alla propria madre; il secondo, più evocativo, è perché in questo modo si ha un sentore di richiamo all’infanzia di Gesù.

Tuttavia, data la maestria di Michelangelo, questa lieve differenza nelle dimensioni è dissimulata grazie alla ricchezza del drappeggio dei panni che rivestono Maria.

Vi svelo, inoltre, una leggenda urbana che all’epoca ruotava attorno alla realizzazione della Pietà: il suo marmo è cpsì splendente, che si vociferava che Buonarroti avesse impiegato tanto tempo a lucidarlo, quanto a realizzare la scultura.

Uno sfregio dritto al cuore

21 maggio 1972: una data storica per coloro che amano l’arte. Il geologo ungherese Laszlo Toth, che ahimè tra queste righe non posso definire come vorrei, eludendo la sicurezza riuscì a infliggere molteplici colpi di martello alla Pietà, spaccando il braccio sinistro e provocando numerosi danni al volto della Vergine (giudicato poi malato di mente – ma chissà come mai! – fu dapprima rinchiuso in un manicomio italiano e poi rimpatriato in Australia, dove risiedeva).

Sul restauro da apportare alla scultura, in Vaticano c’erano tre correnti di pensiero: la prima sosteneva di lasciare sfigurato il volto della Madonna, quale simbolo di un’epoca corrotta dalla violenza; la seconda suggeriva di operare un restauro critico, mettendo cioè in evidenza le parti ricostruite; la terza – e, per fortuna, quella che ebbe la meglio – spingeva per un restauro integrale della Pietà.

Curiosità

Vi lascio, ora, qualche curiosità su questa scultura così meravigliosa. Lo sapevate che la Pietà vaticana è l’unico capolavoro che il Maestro Buonarroti abbia mai firmato? La leggenda dietro questa singolarità vuole che, origliando una conversazione tra alcuni uomini lombardi in ammirazione della scultura, Michelangelo udì che gli stessi stavano cercando di risalire al fautore di tale spettacolo. Alla fine, complice una buona dose di patriottismo “regionale”, si convinsero che fosse opera di un loro conterraneo, all’epoca conosciuto come il Gobbo di Milano. A tali supposizioni, il nostro Michelangelo rabbrividì a tal punto da nascondersi nella chiesa ed incidere il suo nome sulla statua durante la notte.

Un’altra chicca che forse non sapete, è che – nonostante la Pietà avesse suscitato fin dal primo momento una profonda ammirazione per il lavoro dell’Artista – non mancarono anche in quel caso le critiche. Queste vennero mosse verso il volto della Vergine, colpevole di sembrare troppo giovane. Come apprenderemo dai biografi di Michelangelo stesso, questo fu un effetto voluto, in quanto il Maestro desiderò rappresentare la donna nel suo essere incorrotta, quale simbolo di una giovinezza fissata nel tempo.

Ultima curiosità – e forse la più curiosa di tutte (perdonatemi il gioco di parole): sapete che il Cristo è stato scolpito con un dente in più, un quinto incisivo? Proprio perché “anomalo”, questo dente è stato ribattezzato “il dente del peccato”. Nei lavori di altri artisti dell’epoca, questa caratteristica è una prerogativa dei personaggi negativi. Il messaggio che Michelangelo vuole mandare, al contrario, è il seguente: il Cristo scolpito nella Pietà ne è dotato perché, alla sua morte, porta con sé tutti i peccati del mondo.