Da qualche giorno è terminata la mostra dedicata ai 50 grandi capolavori di Raffaello, Rubens e Tiziano provenienti dalla Galleria Borghese e presenti a Palazzo Barberini dal 29 marzo scorso.
Giuditta e Oloferne di Caravaggio alla mostra di Palazzo Barberini Fonte foto: wikipedia
La mostra “Capolavori della Galleria Borghese a Palazzo Barberini”
L’operazione, resa possibile grazie ai fondi del PNRR, realizza una fusione tra la collezione secentesca di Maffeo Barberini e quella di Scipione Borghese, evidenziando la vicinanza storica, culturale e anche geografica che accomuna i due grandi mecenati nella vita politica e cultura romana dell’epoca.
Foto di Lucia Mancini
I capolavori della mostra
Così, nell’ ala sud del piano nobile e poi al primo piano di Palazzo Barberini, si possono ammirare La Madonna con bambino di Sandro Botticelli, il Ritratto di giovane donna con unicorno di Raffaello, l’Amor sacro e l’Amor profano di Tiziano e La predica del Battista di Paolo Veronese. “Un evento dal più alto valore istituzionale a testimonianza della vicinanza, non solo geografica, ma anche professionale che lega i due musei”- così ha dichiarato infatti Thomas Clement Salomon, direttore delle Gallerie Nazionali di Arte Antica.
La mostra “Effetto notte: nuovo realismo americano”
La mostra “Effetto notte: nuovo realismo americano” è invece situata nell’ala destra di Palazzo Barberini al piano terra e continua nelle sale monumentali del piano nobile, per concludersi al secondo piano nell’ Appartamento del Seicento con i suoi splendidi interni rococò, che viene aperto per la prima volta al pubblico in modo continuativo fino all’ 8 settembre, termine previsto per la mostra. Comprende oltre 150 opere di 135 artisti emergenti statunitensi, opere provenienti dalla collezione di Aihti Foundation, una delle fondazione di arte contemporanea tra le più importanti nel Medio Oriente con sede a Beirut, realizzata da Tony Salamé, imprenditore italo-libanese, e da sua moglie Elham. Molti artisti emergenti, rifiutando concetti come “alternative facts” o post-thruths, si sono ispirati all’ “effetto notte” – ossia a quel trucco cinematografico che consiste nel filmare scene notturne durante il giorno -per indicare la visione chiaroscurata della realtà americana degli ultimi decenni.
Il percorso e le sezioni della mostra
La prima sezione della mostra è dedicata allo scenario urbano delle metropoli, con i bidoni della spazzatura di Klara Lidén o le lattine di Pepsi ricreate da Upson che svelano i lati negativi del mito americano. Successivamente si nota una fusione sempre più diffusa tra artisti di diversa formazione che mescolano la pittura grottesca con il fumetto e il senso del mostruoso. Ma è Klimnik che trasforma in modo più eclatante le attrici di Hollywood in corpi grotteschi come se fossero personaggi da operetta! Così la parete centrale di una stanza tutta riempita di tele e con al centro la scultura realistica dell’americano medio che con il suo trattore marca John Deere sembra osservare ogni cosa, tra cui Le lacrime di Michael Jakson – di F. Leroy Washington del 2010- o Il ritratto di Monica Lewinsky – di S. McKinniss del 2021- , colpiscono proprio per il pot- pourri di stili tutti ispirati alla storia degli ultimi anni. Così i temi di attualità, rappresentati con delle vere e proprie fotografie, si fondono con l’impegno, rifiutando la spettacolarizzazione della violenza, alludendo alle proteste per l’affermazione dei diritti civili e per l’emancipazione. Tutto questo induce lo spettatore al recupero della memoria del recente passato e contemporaneamente lo bombarda di sensazioni vertiginose e ossessive: ne deriva un senso di confusione che rende con estrema precisione lo smarrimento dell’uomo comune di fronte alla polarizzazione e alla virulenza delle opinioni che caratterizzano la società e la politica americana attuale.
Jack Whitten "Ancestral Landscape" dalla mostra "Effetto motte" - ultima sezione Foto di Lucia Mancini
Lo “strano” dialogo tra le due mostre
Ma quale relazione c’è tra la mostra sui Capolavori della Galleria Borghese e la mostra Effetto notte? In realtà la parola chiave che accomuna entrambe è proprio il “realismo”. Infatti, se Caravaggio e gli artisti del Seicento di Roma e di tutta l’Europa introducono una nuova rappresentazione naturalistica della realtà, del pari la mostra “Effetto notte” immerge lo spettatore direttamente negli sviluppi più vicini a noi della contemporaneità, spaziando dallo spettacolo ai miti del cinema, dal mimetismo alla critica della società, dalla comunicazione alla propaganda, dalla visione oggettiva a quella onirica, per concludersi poi con il mondo degli avatar e quello dell’intelligenza artificiale, dove, come appunto accade oggi fin troppo spesso, non si riesce più a distinguere il confine tra reale e virtuale!