I gioielli sardi, tra artigianato e folklore

I gioielli sardi, tra artigianato e folklore

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La Sardegna è considerata l’isola più antica d’Italia, un paradiso terrestre ricco non solo di coste meravigliose e limpidi mari, ma anche di tradizioni e differenti culture che, con il tempo e con un lento processo di stabilizzazione si sono amalgamate e modellate, dando vita al vero cuore pulsante di questa terra, il suo folklore.

La Sardegna vede le prime invasioni già dal VII sec. a.C. da parte dei fenici. Poco dopo saranno invece i cartaginesi a occupare l’isola. Saranno poi sostituiti dai romani fino al 500 d.C. con l’arrivo dei Bizantini. Tutte queste civiltà eterogenee hanno ovviamente lasciato segni indelebili nella mitica isola, carica di un patrimonio culturale ricco e affascinante.

I gioielli sono una parte fondamentale della cultura etnica sarda, e possiamo ammirare l’evoluzione degli ornamenti dal periodo punico, con collane e bracciali fatti di ossa, mentre durante l’età nuragica, attraverso la lavorazione dei metalli, gli ornamenti cominciarono a farsi più raffinati ed elaborati. Essendo l’Isola ricca di argento, i gioielli erano fatti principalmente con quest’ultimo. Con l’arrivo dei bizantini si iniziò ad usare in grande quantità anche l’oro per la produzione.

I gioielli sardi, chiamati prendas, col tempo sono diventati simboli carichi di significato, che ancora oggi vengono tramandati di generazione in generazione come oggetti sacri e preziosi. Per ritrovare il significato più profondo de is prendas risaliamo alle origini del mito che racconta di fate, le Janas che, all’interno delle loro case (Domus de Janas) tessevano fili d’oro e d’argento dando vita a stoffe ricamate con pietre preziose.

Il gioiello assunse la funzione di medium tra gli uomini e gli dei, per richiamarne la grazia o per esorcizzare le forze maligne. Un classico esempio è su kokku: una pietra nera, l’ossidiana, incastonata tra due coppette d’argento, che serviva a sottrarre il nuovo nato alle insidie del malocchio. I manufatti tipici della produzione orafa artigianale e tradizionale sono molteplici, e si ritrovano tutti nei costumi tradizionali.

Le spille: usate in quasi tutti i costumi femminili, sono essenzialmente di due tipi, una viene fissata per fermare il velo o lo scialle, un lungo spillo con una capocchia lavorata in filigrana o realizzata con una sferetta di corallo o madreperla. La seconda, più elaborata, viene fissata per chiudere la camicia sul petto.

Le collane: un particolare tipo di collana è su giunchigliu, una lunga catena d’oro a maglie circolari. Un altro tipo è su ghettau dove le maglie sono TRASFORMATE in vaghi sferici rifiniti con granulazione e filigrana.

Gli anelli: la tradizione voleva che gli anelli fossero portati solo dalle donne maritate o fidanzate come simbolo di patto di fede. Un particolare e bellissimo anello è il maninfide ( letteralmente “mani strette in atto di fede”), l’anello di fidanzamento che ha incise due mani che si stringono e quindi SUGELLANO il patto d’amore. Per tradizione, il fidanzato regalava l’anello alla futura sposa, ricevendo in cambio una leppa, un particolare tipo di coltello lavorato con manico in corno o osso inciso.

La Fede Sarda, il gioiello più conosciuto e diffuso nell’Isola, tradizionalmente passava da madre in figlia oppure regalato dal fidanzato alla promessa sposa, oppure ancora veniva donato alla madre subito dopo la nascita di un figlio. Con derivazione nuragica, la Fede Sarda va indossata all’anulare sinistro, dove si vuole scorra la vena amoris. Secondo la leggenda, questo anello veniva realizzato dalle Janas tramite la lavorazione di un sottile filo d’oro, il cui intreccio generava una sorta di incantesimo che teneva la coppia legata per tutta la vita.

Gli orecchini: sono gli oggetti preziosi più usati a livello popolare. Solitamente è costituito da un pezzo di corallo lavorato a goccia fasciato da un cerchietto d’oro, al quale è fissato lo spillo da inserire nel lobo. Tra gli orecchini che accompagnano l’abito festivo troviamo l’orecchino a fiocco, con pendenti e pietre preziose, l’orecchino a palia, in lamina d’oro e generalmente a forma di farfalla. Troviamo poi l’orecchino a torre, l’orecchino a mezzaluna, l’orecchino a grappolo d’uva, di derivazione bizantina, composto da delle perline d’oro e corallo unite in modo da rassomigliare ad un grappolo d’uva o a una mora.

I bottoni: i bottoni e i gemelli, di derivazione punica, ornano il collo e i polsi della camicia e il corsetto dei costumi.

Catene, ganci e gancere: assumono diverse forme e servono per chiudere la gonna, reggere il copricapo, agganciare il grembiule o allacciare il corpetto. La forma PREDOMINANTE è quella del cuore e all’interno della forma a cuore sono presenti altre decorazioni (uccelli, fiori, spirali, sole, luna, stelle).

Amuleti e talismani: sono considerati dispensatori di salute e infallibili contro il malocchio, ve ne sono di svariate forme. Si tratta spesso di ampolle, boccette e contenitori di liquidi rivestiti di filamenti d’argento.

Qualunque oggetto inconsueto trovato in determinate condizioni diveniva uno strumento contro la malasorte. Un esempio sono sos chiririos: un insieme di oggetti ritrovati come rametti di corallo, cocci di vetro, conchiglie e denti di animali, uniti in un’unica catena d’argento.


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