Trovare sette misteri per sette dipinti significa stilare una sorta di classifica in un mondo fatto di mistero. Infatti, quando ci si appresta a fruire di un dipinto non bisogna mai dimenticare che il pittore, così come gli artisti in generale, non ti dirà mai la verità profonda del suo lavoro.
Gioconda
È dunque partendo da questo importante presupposto che iniziamo con il ritratto più celebre del mondo. Chi non conosce Gioconda di Leonardo Da Vinci! Tutti conoscono il suo volto e la sua espressione, quello che ogni tanto sfugge dalla mente è che si tratta di un dipinto ad olio su tavola lignea di modeste dimensioni (77×53 cm) che, grazie anche al non finito leonardesco, ci guarda da dietro una sorta di nebbiolina sottile e impalpabile.
Eppure, è proprio lei a detenere lo scettro del potere del mistero. Il motivo è dato dal fatto che nessuno è mai stato in grado di determinare il motivo dell’espressione che indossa. La posa, il sorriso accennato e lo sguardo verso chi ha di fronte, quasi come se fosse in attesa di qualcosa da secoli. Qualcosa è effettivamente arrivato, con il trascorrere del tempo si sono fatte un sacco di congetture, alcune anche simpatiche.
Chi è la Gioconda? Si tratta davvero di Lisa Gherardini, moglie del mercante Francesco del Giocondo. In molti hanno supposto che si tratti di una sorta di idea, un’icona che racchiude lo stile e la bellezza delle donne illustri del cinquecento. Altri ancora hanno supposto che sia Leonardo Da Vinci in vesti femminili il soggetto ritratto.
Fonte foto: wikipedia.it
Bacco
Il quadro in seconda posizione potrebbe stupire, più per l’opera scelta che per il suo autore. Infatti tra tutti i quadri avvolti dal mistero realizzati da Caravaggio dei quali abbiamo anche già parlato su Hermes Magazine, la scelta ricade sul semplice Bacco.
Per chi conosce un po’ la storia di Caravaggio sa che il vino è un passatempo con il quale l’artista di intrattiene molto spesso e che si è rivelato essere anche la causa di molti dei suoi colpi di testa. Caravaggio però non è stato solo l’artista che ha inventato la pittura del buio, nella sua vita senza saperlo metteva in atto un processo di vera e propria psicoanalisi usando i soggetti dei suoi quadri per elaborare gli accadimenti della vita.
Tornando al Bacco, durante il restauro avvenuto nei primi del ‘900 si ipotizza che sotto al dipinto ce ne sia un’altro. La tecnologia dell’epoca però non permette di capire di che cosa si tratti, così si mette questa informazione da parte fino all’arrivo degli infrarossi. Quando il dipinto viene analizzato mediante questa tecnica si scopre che non c’è un secondo dipinto ma che Caravaggio durante la realizzazione di Bacco sceglie di mettere se stesso all’interno dell’ampolla del vino.
Un mini Caravaggio che ci dimostra in che modo l’artista riesce a capire di vivere la propria vita da naufrago in un mare rosso capace di annebbiare la mente.
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L’isola dei Morti
Il mistero che avvolge l’opera di Arnold Böcklin appartiene a quella tipologia che potrebbe ispirare la stesura di un nuovo romanzo a Shirley Jackson o una serie a Mike Flanagan. Qui il messaggio è diretto e in caso di dubbi basta ricordarsi del titolo per dissiparli in un istante. È l’effetto che questo paesaggio suscita nei fruitori che può risultare inaspettato e misterioso, molti di quelli che si fermano a guardarlo iniziano a provare una sensazione di malessere, c’è chi si trova ad avere un vero e proprio attacco di sindrome di Stendhal.
Vi chiederete sé tutto questo può essere il risultato che si riscontra davanti a menti deboli o timorose di quello che ci attende alla fine della vita, ma anche personalità del calibro di Freud hanno subito il fascino inquieto di questa opera.
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Il ritratto dei coniugi Arnolfini
Dipinto da Van Eyck nel 1434 quest’opera risulta essere indimenticabile per chiunque la veda. Ad alimentarne il ricordo nella memoria del fruitore sono gli infiniti dettagli che la compongono e sono sempre i medesimi dettagli e la cura con la quale sono stati distribuiti sulla tela che portano tutti farsi molte domande.
La prima e anche la più ricorrente riguarda la vera identità dei protagonisti. Impossibile non chiedersi del riflesso racchiuso nello specchio che, nonostante si trovi nello sfondo occupa una posizione centrale sottolineata dalle mani dei due protagonisti. Come mai i coniugi Arnolfini indossano vesti così diverse nei colori? E che cosa ci fa quel paio di zoccoli in bella vista? In questo caso possiamo dire che tutte queste domande hanno portato davvero alla stesura di un libro: Il mistero Arnolfiniscritto da Jean-Philippe Postel.
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La Tempesta
Per quanto riguarda la Tempesta realizzata da Giorgione le congetture si sprecano. Praticamente c’è un’ipotesi per ogni corrente di pensiero esistente: dalla lettura alchemica a quella degli infrarossi, la preferita di chi è estremamente razionale.
Da quest’ultima l’opera ci mostra parecchi ripensamenti e modifiche in corso d’opera, nulla di strano però sé ci si sofferma sul fatto che Giorgione è sempre stato un perfezionista. Invece di citare tutte le versioni di lettura vediamo insieme su cosa sono, più o meno, tutti d’accordo.
Tutti concordano sul fatto che i due protagonisti del quadro hanno una qualche tipologia di relazione. C’è chi ci vede Eva ed il figlio Caino, chi ci vede Giorgione e la moglie, chi ancora una zingara e un teatrante. Il cielo minaccioso è sicuramente un cattivo presagio così come è univoca l’idea che la città alle spalle dei protagonisti non versa nelle migliori delle condizioni.
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Il Giardino delle Delizie
Passiamo ora al trittico più affascinante di inizio 1500 realizzato da Bosch. Si tratta di un’opera che acquista mistero man mano che gli anni passano, questo per il semplice motivo che è la gente del nuovo millennio ad essere digiuna di codici miniati.
Infatti, le creature che troviamo all’interno dei quadri sono state una rielaborazione dell’artista di esseri ben noti nel mito e nei bestiari. Ecco perché il Giardino delle Delizie sarebbe più giusto inserirlo tra i lavori più innovativi della storia dell’arte piuttosto che tra i più misteriosi.
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In giardino
In giardino di Robert Reid si merita di essere citato grazie alla delicatezza della donna che è tornato alla luce. Tale dipinto viene scoperto sotto ad uno dei quadri che doveva essere soggetto a restauro. La scoperta viene fatta dal curatore Barry Bauman che si ritrova così ad avere ben due quadri dell’artista da un’unica tela. In questo caso si ipotizza che la scelta di Robert Reid di dipingere sopra ad una tela finita, sia stata dettata da problemi di natura economica.
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Lavoro come grafica-creativa, illustratrice e content editor freelance.
Sono diplomata in grafica pubblicitaria e parallelamente ho studiato disegno e copia dal vero con Loredana Romeo.
Dopo il diploma ho frequentato beni culturali presso l’università di lettere e filosofia e parallelamente seguivo un corso di formatura artistica, restauro scultoreo e creazione ortesi per il trucco di scena.
A seguire l’Accademia Albertina di Belle Arti con indirizzo in grafica d’arte (che mi ha permesso di approfondire: disegno, illustrazione, incisione, fumetto).
Sono sempre stata interessata e assorbita dal mondo dell’arte in tutte le sue forme e dopo la prima personale nel 1999-2000 non ho mai smesso di interessarmi alle realtà che mi circondavano.
Nel 2007 ero co-fondatrice e presidente dell’Associazione Arte e Cultura Culturale Metamorfosi di Torino e in seguito ho continuato e continuo a collaborare con vari artisti e ad esporre.
L’amore per l’arte in tutte le sue forme, il portare avanti le credenze e le tradizioni familiari hanno fuso insieme nella mia mente in modo indissolubile: filosofia, letteratura, esoterismo, immagine e musica.