Alexandra Kehayoglou (Buenos Aires, 1981) è un’artista visiva che lavora principalmente con materiali tessili. L’artista, utilizzando una vasta gamma di abilità tecniche, sperimentate nel suo studio a Buenos Aires, produce opere che combinano tessuti, sculture e installazioni.
È principalmente interessata ai processi di produzione che uniscono arte e artigianato e sviluppa opere funzionali come opere d’arte complete, in cui la conoscenza dei materiali, la tecnica e lo spettatore sono inscindibilmente intrecciate.
Come nasce e come si caratterizza il suo lavoro tessile?
Le sue opere sono prodotte con materiali in eccedenza, tessuti con la tecnica del handtuft utilizzando una macchina che l’artista manipola su telai verticali, inserendo punto per punto. Il processo di produzione è arduo e lungo, richiede molto sforzo fisico e una tecnica molto minuziosa e precisa.
“Non ero particolarmente attratta dai tessuti quando studiavo arte all’università. Solo successivamente, ho sentito il bisogno di incorporare i materiali disponibili nel mio paese: le risorse esistenti che erano lì, vicine, che venivano sprecate, sentivo l’esigenza di fare qualcosa, contribuire attraverso l’arte a fare qualcosa di artisticamente bello che accendesse le coscienze su problematiche collettive e comuni. La prima volta che ho avuto modo di costruire un tappeto con le mie mani, non sapevo davvero cosa stessi facendo, ma sapevo che c’era qualcosa di giusto, era come scoprire un caro amico. Qualcosa di ancestrale si è risvegliato in me e tutto ha cominciato ad avere un senso.”
Il repertorio di Kehayoglou include ricordi di vari paesaggi nativi che l’artista ha visitato e desidera conservare nel tempo. I suoi famosi “Pastizales” (praterie), campi e arazzi di rifugio sono concepiti come realtà sublimi che lo spettatore può contemplare. Ogni pezzo è unico, nasce da un ancestrale tradizione di famiglia che dà un nuovo significato all’arte della tessitura a mano ed inoltre, ogni opera tessile è ben caratterizzata da una differente texture e un’inedita tavolozza cromatica.
Foto di: Handmade base
Il lavoro di Alexandra Kehayoglou è diventato famoso come protesta contro la deforestazione e la devastazione e per il suo appello alla consapevolezza ambientale. L’artista si serve dell’arte tessile anche come un monito contro l’estinzione della natura selvaggia, nonché una voce forte per cambiare una società compiacente che non sembra sufficientemente preoccupata per i drastici cambiamenti climatici causati dall’intensa presenza dell’uomo sulla Terra.
I lavori in tessuto degli anni 2000 nelle mostre internazionali
Nel 2014, Kehayoglou ha creato un’importante collaborazione con il designer belga Dries Van Noten. Ha sviluppato un tappeto lungo cinquanta metri ispirato a quello di John Everett Millais in particolar modo all’opera “Ofelia”. L’installazione tessile è stata utilizzata per la prima volta come passerella in occasione della “Fashion Week”di Parigi, e successivamente come luogo di riposo per le modelle alla Collezione Primavera Donna di Van Noten. Questo cosiddetto “tappeto magico” è stato esposto nel 2015 a PMQ, Hong Kong ea Berlino nell’ambito del Berlin Gallery Weekend.
Foto di: Lampoon
Nel 2016, Kehayoglou ha presentato l’ambiziosa installazione “No Longer Creek” a Design Miami/Basel, denunciando la decimazione del torrente Raggio a Buenos Aires. L’opera interattiva su larga scala è stata sviluppata in risposta al focus della fiera sul paesaggio caratterizzato da innovazione sia concettuale che industriale.
Nell’ottobre 2016, il lavoro “Repoussoir for a New Perspective” è stato esposto alla Onassis Foundation, New York, nell’ambito del festival Antigone Now. In termini visivi, questo tappeto tratta lo sfruttamento dei fenomeni geologici sull’isola di Milos nelle Cicladi, che attraverso l’estrazione mineraria e l’uso industriale, ha assistito all’estinzione dei minerali arricchiti.
Alla fine del 2017, la Triennale della National Gallery of Victoria, Melbourne, includeva l’opera di Kehayoglou “Santa Cruz River”. L’opera è un’installazione interattiva parte di un vasto progetto di ricerca sul futuro sbarramento del fiume Santa Cruz nella Patagonia argentina. Questo progetto ha messo in mostra la sua visione critica di un paesaggio in via di estinzione e la premonizione di un futuro ecocidio in uno dei fiumi glaciali più significativi del Sud America.
Fonte foto: Alexandra Kehayoglou
Nel settembre 2018, Kehayoglou ha presentato l’opera “What if All is” al Chiostro del Bramante, Roma, nell’ambito della mostra “Dream”, curata da Danilo Eccher. Il suo nuovo arazzo site specific di grande formato esplora le tribù in via di estinzione della Patagonia e il loro rapporto con paesaggi simili a caverne e pitture rupestri.
Studentessa di Didattica e Mediazione culturale del patrimonio artistico. Amante della musica, teatro, della danza, dell’arte in ogni sua manifestazione, appassionata di Monet, Klimt- Secessione viennese ed arte contemporanea orientale.