“Le bonheur de vivre” , la gioia di vivere, è una tela del 1906 e rappresenta un momento fondamentale nella vita pittorica e nella poetica dell’autore: Henri Matisse (1869-1954).
Fonte foto: WahooArt.com
Un quadro di medie dimensioni (176,5X240,7) nel quale l’artista francese vuol mettere in evidenza la libertà, l’armonia e la sensazione di benessere legata al ritorno dell’uomo senza vincoli in quella natura primordiale che l’ha generato. I personaggi nel dipinto, infatti, sono tutti ritratti nudi e intenti in varie attività auliche, esentati dagli schemi e impegni sociali e dalle convenzioni così pressanti nella sua epoca; in una sorta di utopistico afflato con gli elementi naturali che li circondano, egli descrive un Eden idealizzato, reso ancora più potente dall’uso del colore: vivace, intenso, dirompente, tipico del Fauvismo, movimento al quale il pittore aderì con entusiasmo.
Il paesaggio agreste è rigoglioso e cromaticamente molto vario anche se l’opera non è stata prodotta en plein air, all’aperto davanti al paesaggio stesso, ma eseguita totalmente in studio. La struttura del dipinto si sviluppa in modo circolare sia per quanto riguardi il complesso di ambientazione nella vegetazione, sia nella disposizione delle figure umane.
Al centro del quadro, in alto, è presenta un girotondo che prelude e anticipa la grande, più famosa e iconica tela con lo stesso tema: “La danza” del 1910.
Attualmente “La gioia di vivere” si trova presso la Barnes Fuondation di Philadelphia.
Fonte foto: De Artibus
Il Fauvismo
Il termine Fauves, il nome del movimento avanguardistico dei primi del novecento a cui ci riferiamo, nasce da una accezione negativa (“cage aux fauves”, ossia “gabbia di belve”) che il critico Luis Vauxcelles attribuì ai dipinti presentati da un gruppo di pittori in una sala del Salon d’Automne nel 1905. Ciò in relazione alla forte connotazione cromatica, le tinte vivaci e inusitate, vissute come veicolo emozionale, che contraddistingueva la poetica del gruppo e alla totale mancanza di indagine prospettica o riferimenti veristi in senso stretto. Oltre ad Henri Matisse gli esponenti principali del gruppo sono: Maurice de Vlaminck (1876-1958), André Derain (1880-1954), Charles Camoin (1879-1965)e Henri Manguin (1874-1949).
Dopo aver seguito studi artistici si interessa appassionatamente ad approfondire i meccanismi e l’evolversi della storia dell’arte contemporanea.
Proprio in qualità di critico d’arte e corrispondente, negli anni ’80 e ’90, ha firmato saggi e recensioni per alcuni dei maggiori periodici del settore, tra i quali: Terzoocchio delle edizioni Bora di Bologna, Flash Art di Milano Julier di Trieste ed il genovese ExArte .
Inoltre affiancherà attivamente come consulente la famosa galleria d’Arte avanguardistica Fluxia durante tutto il periodo della sua esistenza.
Ha partecipato all’organizzazione di numerosi eventi, tra i quali l’anniversario del centenario dell’Istituto d’Arte di Chiavari e la commemorazione del trentennale della morte del poeta Camillo Sbarbaro a S. Margherita L.
Nel 2010 pubblica il suo primo romanzo: “La strana faccenda di via Beatrice D’Este”, un giallo fantasioso e “intimista”.
Nel 2018 pubblica il fantasy storico “Tiwanaku La Leggenda” ispirato alla storia ed alle leggende delle Ande pre-incaiche.
Attualmente collabora con alcuni blog e riviste on-line come “Chili di libri, “Accademia della scrittura”,
“Emozioni imperfette”, “L’artefatto”,” Read il magazine” e “Hermes Magazine” occupandosi ancora di critica d’arte e di recensioni letterarie.