Resterà fino al 20 aprile 2025 la mostra monografica presente al MAXXI di Roma dedicata a Guido Guidi e intitolata “Col tempo. 1956-2024”. Autore di fama internazionale, la sua ricerca si impernia sull’immagine e sul sistema della rappresentazione visiva, che ha un proprio alfabeto di segni, che si esprime nel tempo e che si registra anche tramite la fotografia.
Partendo da paesaggi quotidiani apparentemente poco interessanti della provincia di Cesena-in cui era nato- e poi dall’architettura d’autore sviluppa un proprio dialogo del tutto personale con il pubblico. La mostra è stata curata da Simona Antonacci, Pippo Ciorra e Antonello Frongia.
Guido Guidi: Paesaggi di montagna - Mostra al MAXXI
Il percorso della mostra di Guido Guidi
Il percorso si snoda attraverso 40 sezioni per un totale di 400 fotografie, che iniziano con un film di Alessandro Toscano, che racconta dell’archivio dell’artista ritrovato a Ronta di Cesena in cui i luoghi – casa, studio, luoghi di lavoro-si intrecciano con i momenti delle sue scoperte – riprese, varianti, casualità. Si parte dalle sperimentazioni in bianco e nero degli anni ’60-’70, fino alle ricerche personali del decennio successivo, per arrivare alle teche che comprendono appunti, quaderni, manoscritti e documenti inediti provenienti dall’ Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione di Roma e il Canadian Centre for Architecture di Montréal.
Guido Guidi: Raccolta indifferenziata - Mostra al MAXXI
Gli esordi di Guido Guidi
Laureatosi in architettura a Venezia, dove aveva seguito Bruno Zevi, Carlo Scarpa e Mario De Luigi, le sezioni Al mare, Attesa e Esercizi ritraggono oggetti di uso comune spesso deteriorati o imperfetti ma in una prospettiva caratterizzata da estrema precisione ottica, spesso corredati da informazioni ai margini dell’immagine.
Gli anni ’70-’80 di Guido Guidi
Gli anni Settanta si caratterizzano soprattutto per lo sviluppo da un lato della fotografia del proprio universo personale, dall’altro per la ricerca sull’edilizia ordinaria della provincia. Nel primo caso le fotografie registrano spazi e momenti privati tra la Romagna e il Veneto in forme distorte in cui spesso il campo visivo è offuscato, sfuocato o abbagliato dalla luce del flash. E’ quanto accade in Coincidenze, in Andata e ritorno o in Di sguincio. Qui appare la cosiddetta “performance dell’incontro”: nella tensione dello scatto riesce a rappresentare l’importanza del momento, la commozione o il sentimento che lo determina, rendendolo significativo con il suo slancio verso l’altro. La seconda direzione, quella dei suoi lavori databili a partire dal 1972 in poi, prende le mosse da Walker Evans per ritrarre l’edilizia contemporanea e in particolare le facciate, rivelandone spesso il carattere antropomorfo. “Guido Guidi è uno dei pionieri di un rinnovato linguaggio fotografico che […] ha adottato le trasformazioni del paesaggio come pratica verificatoria del sorgere di un’Italia contemporanea, racchiudendo in uno stile unico un fecondo incontro di linguaggi artistici”, ha detto di lui Francesco Stocchi, direttore artistico del MAXXI. Negli anni ’80 il percorso si amplia con fotografie di Napoli, Trieste, Marghera, della Via Emilia, di Graz e di Milano. Userà ancora l’apparecchio 20X25, poi anche inclinandolo per i paesaggi di Rubiera e riportando l’attenzione su una visione soggettiva in cui la messa a fuoco e il basculaggio diventano selettivi e non più automatici.
Architettura, officina cesenate e le teche di Guido Guidi
Tra il 1939 e il 1996 l’artista attraversa l’Europa e da Stalingrado arriva a Kliningrad fino a Santiago del Cile creando un vero e proprio atlante tra città. A Montrél documenta la Tomba Brion in cui scopre come materia e luce riescano a compenetrarsi nell’ambiente geometrico di Carlo Scarpa, mentre nello studio delle opere di altri grandi architetti, tra cui Le Corbusier, riesce a dimostrare che sono le loro opere ad entrare nel suo paesaggio personale e non viceversa. E’ degli anni ’80 la sua esperienza di docente all’ Università di Venezia alla Facoltà di Architettura. In quest’occasione il suo studio diventa una vera e propria “officina” in cui gli studenti possono mostrare i propri lavori. E’ il caso di Raccolta indifferenziata e In archivio, realizzata quest’ultima nel 2024 su incarico del MAXXI. Accanto alle fotografie c’è poi una gran quantità di materiale come stampe, documenti, riviste, libri e video-interviste che rendono allo spettatore l’idea della complessità dei materiali e delle idee dell’artista.
Una mostra complessa e completa che si consiglia a tutti di vedere, in particolare a chi è affascinato dal segreto della fotografia.