L’arco di Costantino è uno dei luoghi della Capitale più simbolici, assieme al vicino Teatro del Colosseo. Accanto a quest’ultimo sorge appunto il più grande arco onorario giunto ai nostri tempi.
Analizziamo insieme gli eventi storici che hanno portato alla sua costruzione e le caratteristiche che lo contraddistinguono, rendendolo unico al mondo.
Fonte foto: romanoimpero.com
Posizione e costruzione
L’Arco di Costantino è posto tra il Colosseo e l’arco di Tito sulla via romana percorsa per i cortei trionfali – detta all’epoca Via dei Trionfi – e che si snoda verso il tempio di Giove capitolino.
Il monumento è stato eretto in seguito ad un evento storico fondamentale: celebra la vittoria dell’imperatore romano Costantino contro Massenzio dopo la battaglia di ponte Milvio avvenuta il 28 ottobre del 312 d.C. e il decennale del suo regno (315 d.C.).
La battaglia di Ponte Milvio segnò l’inizio di una nuova era per tutto l’impero romano e, probabilmente, per tutta la civiltà occidentale.
Costantino dedicò la vittoria al Dio dei cristiani e, con l’editto proclamato nel 313, mise fine alla persecuzione dei cristiani in tutto l’impero.
Sotto la protezione dell’imperatore il cristianesimo si sviluppò e il clero acquisì sempre nuovi privilegi.
Riferimenti pagani
L’Arco di Costantino si inserisce all’interno di una lunga tradizione romana dove si rappresentava il trionfo in battaglia. Il centro storico di Roma è pieno di tali esempi di arte “celebrativa”: colonne, monumenti equestri, immagini di vittorie e trofei, riempiono le vie rendendo la Capitale un museo a cielo aperto.
Questi elementi cominciarono ad espandersi decorando prima il Campidoglio e il Foro, per poi estendersi a tutti gli spazi politici rilevanti e i religiosi di Roma dalla fine del IV secolo a.C.
Elementi strutturali e decorativi
Quali sono gli elementi che contraddistinguono l’Arco di Costantino? Nella parte superiore si trova un’incisione dedicata all’Imperatore e alle sue gesta che hanno contribuito alla liberazione dal tiranno.
L’intero monumento è alto 21 metri; 25 se si considera l’attico. La larghezza è di 25,70 per 7,40 m di profondità. L’arco è costruito in opera quadrata di marmo nei piloni, mentre l’attico che è accessibile, è realizzato in muratura in cementizio e rivestito di blocchi marmorei all’esterno.
Dal punto di vista decorativo, l’arco di Costantino presenta lastre marmoree a rilievo ricavate dallo spoglio di monumenti più antichi. L’arco rappresenta una sintesi dei delle epoche precedenti: è decorato principalmente da sculture provenienti dall’età di Traiano, Adriano e Comodo.
Sono stati riutilizzati anche altri elementi come cornici, capitelli e colonne.
Tutti i volti delle sculture che raffigurano gli imperatori che appaiono nei rilievi sono stati rimodellati a somiglianza di Costantino, per sottolinearne la totale dedizione.
L’arco nelle varie epoche storiche
Quali sono i cambiamenti cambiamenti strutturali che l’Arco di Costantino ha subìto nel corso delle epoche? Riassumiamone quelli principali. Nel Medioevo veniva denominato comunemente “arco de Trasi” (dal latino “transeo“, ovvero “passo attraverso”) perché si trovava sulla via che conduceva alla chiesa di S.Gregorio . In quel periodo venne trasformato in torre ed incorporato nelle fortificazioni della storica famiglia Frangipane.
In seguito, venne più volte restaurato nel corso del Settecento e definitivamente liberato dalle altre strutture adiacenti nei primi dell’ ‘800. Il monumento assunse la forma definitiva ed attuale all’interno del assetto urbano nel 1832 in occasione dei lavori di ampliamento della via di S.Gregorio voluti da papa Gregorio XVI e un secolo dopo, nel 1933, con l’inaugurazione, durante il regime fascista, della ribattezzata “via dei Trionfi”.
Nel periodo fascista, purtroppo, fu demolito un monumento collocato proprio in prossimità dell’arco, la “Meta Sudans”, una fontana monumentale in mattoni, realizzata sotto l’imperatore Tito. Secondo una leggenda, la fontana era utilizzata dai gladiatori, dopo le fatiche del circo, per lavarsi e dissetarsi.
L’Arco di Costantino sintetizza arte, cultura, storia dell’impero romano. Impossibile trovarsi al suo cospetto e non restarne ammaliati. Visitare Roma vuol dire toccare le fondamenta della nostra civiltà; la forza semantica del monumento deriva dal suo essere radicato nel luogo e nello spazio: esso è in sintesi la rappresentazione della mitologia del potere imperiale.
Sociologa calabrese con specializzazione in sviluppo del territorio, particolarmente interessata ai temi delle aree interne e della loro valorizzazione e ripresa economica.
Con questi obiettivi ho creato Let’s CA, una piattaforma che racconta il territorio dal punto di vista paesaggistico, culturale e associativo. Ne portale si supportano le piccole realtà, pubblicando costantemente le esperienze da vivere nella Locride e nell’Area Grecanica. Di recente insieme ad altri soci è stata costituita l’Associazione di promozione sociale Let’s Ca – Andiamo in Calabria, che porta avanti i valori nati da questo percorso.
Su Hermes scrivo di svariati temi, anche se prediligo gli argomenti di experience ed di arte.