Maschio Angioino, si indaga sulle 400 opere d’arte abbandonate nei sotteranei

Dicembre 2020Le conseguenze delle forti piogge avvenute il mese precedente costringono i tecnici a scendere anche nei locali interrati del castello partenopeo, per verificare la presenza di eventuali danni. 

Ed è lì che scoprono l’esistenza di depositi abbandonati e in seria situazione di degrado; ed è sempre lì che vengono ritrovate, nascoste e deteriorate, più di 400 preziose opere degli artisti italiani più celebri, di cui la maggior parte legata alla scuola napoletana.

Ma cos’è successo?

Il Maschio Angioino

Chiamato anche Castel Nuovo o Mastio Angioino, l’imponente edificio medievale è uno dei simboli della città di Napoli, situato fronte mare in Piazza Municipio. Originariamente un fortezza, venne costruito a partire dal 1279 su volontà di Carlo I D’Angiò, figlio del re di Francia Luigi VIII e colui che divenne re di Sicilia. Il termine con cui è conosciuto oggi, “maschio”, nacque più tardi, una distorsione del vocabolo fiorentino “mastio”, il quale indicava una struttura con più torri.

Rimane tuttavia ben poco della struttura originale, modificata più volte nel corso dei secoli e soprattutto durante il regno degli Aragonesi a partire dal XV secolo, quando Alfonso Il Magnanimo D’Aragona decise di riorganizzare l’edificio, aggiungendo nuove mura difensive e lo spettacolare arco trionfale all’ingresso.

Il castello venne trasformato ulteriormente dagli spagnoli e successivamente dai Borboni, per essere infine abbandonato e recuperato solamente agli inizi del ‘900; un restauro che durò più di vent’anni.

Il terremoto dell’Irpinia

23 Novembre 1980, ore 19:34. Un sisma di magnitudo 6.9 scuote l’intera Campania centrale e la Basilicata centro-settentrionale per un minuto e trenta secondi, con epicentro tra i comuni di Teora, Castelnuovo di Conza e Conza della Campania. Sono circa 280.000 gli sfollati, 8.848 i feriti e oltre 2900 i morti, secondo le fonti più attendibili.

Ma quale fu il ruolo del terremoto in tutto questo? Com’è facile immaginare, il Comune di Napoli possiede un patrimonio artistico enorme e inestimabile, custodito in diversi luoghi della città. Si ipotizza dunque che, in seguito alla calamità, le opere siano state trasferite dagli edifici danneggiati ai diversi musei locali, al fine di essere custodite in un luogo sicuro. Tra questi vi erano anche i depositi sotterranei del Maschio Angioino, dove sembrano tuttavia essere state dimenticate per quarant’anni.

Attualmente queste rimangono congetture ancora al vaglio degli inquirenti e non è chiaro se sia davvero questa l’origine dei preziosi beni.

Le opere

Il “tesoro nascosto” sembra comporsi di opere databili tra il XIV e il XVIII secolo, tra cui il dipinto seicentesco “Madonna del Rosario e Santi Domenicani” di Luca Giordano, ampio circa 4 metri per 2 e mezzo, in aggiunta ad altre pitture di Giacinto Diano, Jacopo Cestaro, Francesco De Mura, Paolo De Matteis, Giuseppe Bonito, Agostino Beltrano, Giacinto Diano, Onofrio Avellino, artisti appartenenti alla scuola napoletana.

In seguito alla scoperta, sono stati dapprima notificati l’ex assessore alla Cultura Eleonora De Majo e il vicesindaco Enrico Panini, e successivamente il primo cittadino Luigi De Magistris e la Soprintendenza, i quali hanno immediatamente istituito una commissione tecnica per valutarne il valore e le fasi di restauro, considerato il grave stato di deterioramento in cui versano tuttora i reperti.

I tecnici hanno dunque stilato una lista delle opere che necessitano intervento primario e hanno difatti confermato come siano necessari “improcrastinabili interventi di manutenzione e restauro dei beni artistici, in particolare dei dipinti, beni più soggetti al deterioramento, per garantirne la salvaguardia e una successiva fruizione museale, arricchendo le collezioni del Museo Civico di Castel Nuovo”. Nel frattempo, con una delibera del 23 Aprile, l’Amministrazione ha deciso di stanziare una somma iniziale di 150 mila euro per le prime azioni di cura, mentre proseguono le indagini per fare chiarezza sull’accaduto.

Sulla questione è intervenuta anche la deputata campana del M5s Margherita del Sesto, la quale ha annunciato che presenterà un’interrogazione al ministro per la Cultura, sollevando preoccupazioni in merito alla possibilità che “Se dopo il terremoto del 1980, quando si presume che quelle opere d’arte siano state prelevate da molti edifici ex IPAB, non è stato redatto nessun inventario, c’è il rischio che possano essersi verificati furti o dispersioni. È importante e urgente fare chiarezza su eventuali responsabilità e mettere in campo interventi tempestivi”.

Si spera dunque che sia presto fatta luce sulle dinamiche di abbandono e che possa essere recuperato lo splendore originale di queste inestimabili opere.