Nino Migliori: “Oltre il sipario” a Bologna

La mostra Oltre il sipario, omaggio al Teatro comunale di Bologna e situata nel cortile del Archiginnasio dal 27 maggio e nel foyer Respighi dal 15 giugno, raccoglie 60 opere fotografiche di Nino Migliori. Immagini in bianco e nero che sono incentrate sul concetto di messa in scena. Un pretesto, quello di fotografare, per raccontare un’esperienza vissuta dall’artista medesimo.
Parliamo di un artista vivente, e questo è bello. La grandezza di un artista, infatti, credo raggiunga l’apice del suo valore quando ne è egli stesso il testimone. Ma la sua testimonianza non è egoriferita. È uno sguardo storico sul presente. In particolare appunto al teatro comunale di Bologna, di cui questi scatti raccontano un periodo del 2019 scelto per immortalare un’epoca. In effetti non si poteva scegliere momento più adatto perché proprio l’anno scorso i teatri hanno visto un momento drammatico, che verrà sicuramente ricordato a livello storico. E quello di Nino Migliori sembra il tentativo di immortalare la crisi, che si sa il teatro vive da sempre, proprio prima che ne cominciasse il colpo di grazia.

La mostra è suddivisa in due luoghi e due percorsi, con stanze comunicanti.
Il curatore è Denis Curti il quale specifica che nelle foto di Nino Migliori appare il tentativo di approfondire la liturgia del pre-spettacolo. Già perché il teatro concentra sempre la sua magia in quel momento. Ed è proprio in quel momento che la struttura teatro appare nell’interezza della sua anima. Un luogo spirituale, un tempio che rievoca quello umano, il corpo dell’attore.
Nino Migliori ha affermato a proposito della sua mostra: «Da tempo sostengo che la fotografia è linguaggio e racconto. Un solo vocabolo può essere immaginifico, ma un testo composto anche di poche parole semplici può squarciare orizzonti. Pensa alla forza evocativa, profonda di ‘Mi illumino di immenso’ . E così ritengo possa essere la fotografia, che nasce sempre e comunque da un’ emozione a qualsiasi età. La mia attività di fotografo non ha mai richiesto delle particolari doti fisiche. Con qualche anno sulle spalle tutto è più rallentato e arrivare fin sopra le capriate di copertura della sala, chinarsi tra un tirante e l’ altro, scendere nei sotterranei, intrufolarsi nei meandri, cercare distare fermi, dato che non ho mai usato il cavalletto perché mi dava più impiccio che altro, certo non è stata una passeggiata. Ma l’ entusiasmo, le sensazioni, la curiosità, le idee che nascono non credo siano legate ai miei anni».