“L’uomo è per metà prigioniero, per metà alato, ognuna delle due parti in cui è lacerato il suo essere, accorgendosi dell’altra, prende coscienza della propria tragica incompiutezza”. Proprio in questa frase si cela il dualismo espressivo di un artista eclettico e ricercatore come è stato Ernst Paul Klee (1879-1940). Viene definito un artista astratto, ma la sua indagine concerneva invece e paradossalmente la realtà.
Una realtà che si scostava dal mero “verismo per indagare l’essenza sostanziale delle cose che l’artista andava via via sempre più disgregando, ricercandone e approfondendo le linee di forza e le campiture colorate.
Non a caso nel 1920 Walter Gropius lo vorrà a insegnare pittura all’interno della Bauhaus, la scuola tedesca d’arti applicate i cui principi erano: essenzialità, modernità, attenzione al colore e alla forma.
La sua formazione artistica si inscrive in quella corrente che viene chiamata “Astrattismo geometrico” di cui fanno parte anche Wassili Kandinschy (1866-1944) con il quale nel 1911 fonderà il movimento “Der Blaue Raiter” (il cavalliere azzurro) e, più tardi l’americano Alexander Calder (1898-1976).
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Il gioco delle forme e dei colori
Nelle diverse tecniche sperimentate dall’artista svizzero, dal disegno all’acquarello, dai pastelli alla pittura ad olio, dall’acquaforte alle incisioni, quello che colpisce è la vivacità e il dinamismo dei colori e delle contrapposizioni cromatiche. Non è possibile fare una classifica delle sue opere in quanto rappresentano l’evolversi continuativo del suo pensiero.
Le sue tonalità calde e luminose derivano forse dal viaggio in Tunisia che, come scrive nei suoi diari, ha rappresentato “il momento più felice della sua vita”.
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Una linearità vivace, colorata, quindi, costruita con la giocosità della fantasia che può apparire quasi infantile ma che anzi riverbera lo studio degli equilibri formali tanto calibrati quanto poetici.
Anche poesie e musica nella sua vita
Non tutti sanno che Paul Klee è stato anche un valente violinista e ha fatto parte in gioventù dell’Orchestra sinfonica di Berna. La sua poliedrica creatività si è rifiutata per lungo tempo di dedicarsi solo a una espressione artistica. Egli si è anche cimentato nella scrittura di poesie, ma è stata la pittura la sua vera musa.
Dopo aver seguito studi artistici si interessa appassionatamente ad approfondire i meccanismi e l’evolversi della storia dell’arte contemporanea.
Proprio in qualità di critico d’arte e corrispondente, negli anni ’80 e ’90, ha firmato saggi e recensioni per alcuni dei maggiori periodici del settore, tra i quali: Terzoocchio delle edizioni Bora di Bologna, Flash Art di Milano Julier di Trieste ed il genovese ExArte .
Inoltre affiancherà attivamente come consulente la famosa galleria d’Arte avanguardistica Fluxia durante tutto il periodo della sua esistenza.
Ha partecipato all’organizzazione di numerosi eventi, tra i quali l’anniversario del centenario dell’Istituto d’Arte di Chiavari e la commemorazione del trentennale della morte del poeta Camillo Sbarbaro a S. Margherita L.
Nel 2010 pubblica il suo primo romanzo: “La strana faccenda di via Beatrice D’Este”, un giallo fantasioso e “intimista”.
Nel 2018 pubblica il fantasy storico “Tiwanaku La Leggenda” ispirato alla storia ed alle leggende delle Ande pre-incaiche.
Attualmente collabora con alcuni blog e riviste on-line come “Chili di libri, “Accademia della scrittura”,
“Emozioni imperfette”, “L’artefatto”,” Read il magazine” e “Hermes Magazine” occupandosi ancora di critica d’arte e di recensioni letterarie.