Il presepe è sicuramente una delle caratteristiche napoletane. Lo si collega principalmente al Natale, in quanto è usanza napoletana quella di addobbare casa non solo con il classico albero, ma anche con il presepe. San Gregorio Armeno è una delle stradine del centro storico, famosa per le botteghe artigiane dei presepi. In qualunque giorno dell’anno ci si passi, è impossibile non sentire l’aria natalizia, quel profumo di tradizioni che ci catturano la mente e ci fanno sognare.
Ma quali sono le origini? Iniziamo col dire che la parola viene dal latino praesepe o presepium, che vuol dire “mangiatoia”. In effetti il presepe rappresenta la nascita di Gesù, che nacque una notte di dicembre in una mangiatoia tra il bue e l’asinello. Il presepe ha origine dalle antiche rappresentazioni sacre, dalle quali San Francesco ne avrebbe tratto l’idea del presepe, realizzato per la prima volta nel Natale del 1223 in un bosco. Alla fine del 1200, poi, nacquero le prime rappresentazioni artistiche della Natività. La tradizione si estende nei secoli successivi con presepi in marmo o legno, realizzati e conservati nella chiese dell’Italia centro meridionale, dove la passione per il presepe è diventata sempre più forte e dove si è trasformata in arte pregiata.
La classica struttura del presepe presenta una grotta in primo piano, con pastori in adorazione, angeli e il corteo dei Re Magi. Durante tutto il Quattrocento i pastori di legno convissero con i pastori in terracotta e pian piano divennero più piccoli di quelli di inizio secolo. Nel Cinquecento, poi, ci fu un cambiamento, che vide l’ingresso di alcuni animali all’interno del presepe: oltre al bue e all’asinello, comparvero anche cani, pecore e capre. Nella prima metà del Seicento nacque la figura dell’artista che creava i pastori, non solo in legno, ma anche in cartapesta.
Michele Perrone fu uno dei primi artisti, che si dedicò alla creazione di queste piccole statuette. Il secolo d’oro del Presepe napoletano fu il Settecento, quando regnò Carlo III di Borbone. Per merito della fioritura artistica e culturale i committenti non erano più solo religiosi, ma anche ricchi e nobili. Inoltre, furono creati dei manichini di legno snodabili con vestiti di stoffa, che segnarono la svolta verso un nuovo tipo di presepe. Sotto l’influsso del re e di nobili e ricchi borghesi iniziarono ad esserci delle gare nell’allestimento di grandi impianti scenografici, in cui la Natività fu sopraffatta da scene profane che riproducevano ambienti e situazioni della Napoli popolare di quel tempo.
I pastori erano di terracotta dipinta, gli occhi di vetro, gli arti di legno e i vestiti di tessuti pregiati. Quelli realizzati dai migliori artigiani potevano costare davvero molto. Le armi, gli strumenti musicali e gli ornamenti preziosi erano realizzati da argentieri e gioiellieri famosi. La frutta e i cibi nei banchetti erano fatti di cera colorata. Nella prima metà dell’Ottocento la moda dei presepi iniziò a tramontare, anche se ancora oggi grandi presepi vengono allestiti in tutte le principali chiese del capoluogo campano. Il Museo della Certosa di San Martino è uno dei punti di riferimento per gli studi sul Presepe Napoletano, in quanto conserva “Il presepe Cuciniello”, realizzato tra il 1887 e il 1889. Altro presepe importante è quello del Banco di Napoli, conservato al Palazzo Reale ed il Presepe Reale che oggi si può ammirare all’interno di una delle sale della Reggia di Caserta.
Inoltre c’è chi a Napoli considera il Presepe una specie di Vangelo, un qualcosa di immancabile nel periodo natalizio, una caratteristica tale da non poterne fare a meno, e quindi ancora legato alla tradizione lo allestisce nella propria casa.
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