Sino al 14 marzo prossimo la Galleria d’Arte Moderna di Genova presenta al pubblico una esposizione dedicata al lavoro di Rubaldo Merello (1872-1922): “Rubaldo Merello. Paesaggi e figure”. L’artista valtellinese, ma ligure di adozione, è poco conosciuto al di fuori dell’ambito regionale perché nella sua esistenza è stato schivo, timidissimo e poco incline alla notorietà, ma ha invece prodotto opere di notevole pregio stilistico e per quanto riguardi le sfere culturali e pittoriche della sua epoca.
L’artista
Fonte foto: GAM Genova
Dopo aver frequentato l’Accademia Ligustica di Belle Arti Rubaldo Merello si dedica principalmente alla scultura, avvicinandosi alle tematiche del Simbolismo, ma presto la sua inclinazione pittorica prenderà il sopravvento e lo porterà a interpretare la natura selvaggia degli scorci liguri dapprima con le tecniche Divisioniste e successivamente, nel suo periodo più conosciuto, avvicinandosi al cromatismo Postimpressionista e alle tecniche pittoriche cézanniane e, in seguito, approssimandosi al cromatismo Fauve.
A riprova del suo notevole talento è l’invito che nel 1907 il gallerista Alberto Grubicy de Dragon gli fece personalmente per una sua adesione al Salon des peintres divisionistes italiens, di Parigi, una importante rassegna a cui parteciparono i principali esponenti di quel movimento, da Giovanni Segantini (1858-1899) a Gaetano Previati (1852-1920).
Ma la sua natura introversa e solitaria insieme ad accadimenti luttuosi nella sua famiglia, lo hanno poi portato a isolarsi e a cercare ispirazione nel paesaggio, tra i monti scoscesi e il mare della costa ligure, senza curarsi di prendere parte agli eventi dei circuiti artistici.
L’esposizione
Fonte foto: GAM Genova
La mostra si muove sui due aspetti del lavoro di Merello: il suo amore per l’interpretazione naturalistica delle prospettive e dei silenzi di questa terra aspra, e le immagini metaforiche e fantasiose che invece popolano la sua produzione grafica spesso a carattere mitologico.
La sezione di dipinti e disegni più consistenti fanno già parte della collezione della Galleria d’Arte Moderna, ma altri considerevoli apporti provengono sia da prestiti di collezionisti privati, sia dalla Fondazione Wolfsoniana e da Palazzo Ducale Fondazione per la Cultura di Genova.
Dopo aver seguito studi artistici si interessa appassionatamente ad approfondire i meccanismi e l’evolversi della storia dell’arte contemporanea.
Proprio in qualità di critico d’arte e corrispondente, negli anni ’80 e ’90, ha firmato saggi e recensioni per alcuni dei maggiori periodici del settore, tra i quali: Terzoocchio delle edizioni Bora di Bologna, Flash Art di Milano Julier di Trieste ed il genovese ExArte .
Inoltre affiancherà attivamente come consulente la famosa galleria d’Arte avanguardistica Fluxia durante tutto il periodo della sua esistenza.
Ha partecipato all’organizzazione di numerosi eventi, tra i quali l’anniversario del centenario dell’Istituto d’Arte di Chiavari e la commemorazione del trentennale della morte del poeta Camillo Sbarbaro a S. Margherita L.
Nel 2010 pubblica il suo primo romanzo: “La strana faccenda di via Beatrice D’Este”, un giallo fantasioso e “intimista”.
Nel 2018 pubblica il fantasy storico “Tiwanaku La Leggenda” ispirato alla storia ed alle leggende delle Ande pre-incaiche.
Attualmente collabora con alcuni blog e riviste on-line come “Chili di libri, “Accademia della scrittura”,
“Emozioni imperfette”, “L’artefatto”,” Read il magazine” e “Hermes Magazine” occupandosi ancora di critica d’arte e di recensioni letterarie.