La tradizione orafa in Abruzzo ha origini antiche, sia per quanto riguardi la lavorazione di monili, che per la produzione di oggetti sacri che ancora oggi ornano le chiese delle città dell’Italia centrale, ma che sono anche esposti in numerosi e prestigiosi musei internazionali.
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Molte antiche botteghe orafe sorgevano nei vari centri, famose per la lavorazione del corallo, come a Scanno, a Giulianova o a Guardiagrele.
Fin dal medioevo nel territorio che va dall’Aquila a Sulmona erano già fiorenti botteghe artigianali legate alla trasformazione di metalli nobili, in particolare l’argento, in manifatture di pregiatissima qualità. Oggetti che erano particolarmente apprezzati dalle famiglie nobili ma anche, con più semplici lavorazioni, per il popolo, oggetti che spesso assumevano significati di buono auspicio, di protezione da spiriti maligni, legati spesso a superstizioni e a riti arcaici.
Artisti medioevali
Tra i molti artisti e bravi artigiani che hanno contribuito a forgiare la tradizione orafa abruzzese, vorrei ricordarne due:
Ascanio Mari da Tagliacozzo (1524-?) è stato allievo di Benvenuto Cellini e ha anche contribuito alla realizzazione della famosa Saliera di Francesco I (oggi conservata al Kunsthistorisches Museum di Vienna), per poi divenire orafo ufficiale alla corte di Francia.
Nicola da Guardiagrele (1385-1462) fu anche scultore, incisore, miniaturista e pittore; una sua splendida Madonna con Bambino, dallo stile elegantemente tardo gotico, è esposta agli Uffizi, e un suo messale risalente al 1420 si trova al Museo Condé, in Francia.
La Presentosa
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La Presentosa è un gioiello femminile a cerchio, in oro, placcato oro o in filigrana, indossato nelle occasioni di festa o, come voleva la tradizione, portato in dote dalle spose. È quindi nata come pegno d’amore e successivamente divenuta amuleto
Le origini non sono note , mentre le prime manifatture seriali avrebbero visto la cittadina di Agnone quale sede produttiva all’incirca attorno agli inizi del diciannovesimo secolo.
La lavorazione artistica orafa abruzzese è stata conosciuta più ampiamente e dovutamente apprezzata a partire dai primi anni del secolo scorso e in particolare dall’esposizione d’arte che si tenne a Chieti nel 1905.
Dopo aver seguito studi artistici si interessa appassionatamente ad approfondire i meccanismi e l’evolversi della storia dell’arte contemporanea.
Proprio in qualità di critico d’arte e corrispondente, negli anni ’80 e ’90, ha firmato saggi e recensioni per alcuni dei maggiori periodici del settore, tra i quali: Terzoocchio delle edizioni Bora di Bologna, Flash Art di Milano Julier di Trieste ed il genovese ExArte .
Inoltre affiancherà attivamente come consulente la famosa galleria d’Arte avanguardistica Fluxia durante tutto il periodo della sua esistenza.
Ha partecipato all’organizzazione di numerosi eventi, tra i quali l’anniversario del centenario dell’Istituto d’Arte di Chiavari e la commemorazione del trentennale della morte del poeta Camillo Sbarbaro a S. Margherita L.
Nel 2010 pubblica il suo primo romanzo: “La strana faccenda di via Beatrice D’Este”, un giallo fantasioso e “intimista”.
Nel 2018 pubblica il fantasy storico “Tiwanaku La Leggenda” ispirato alla storia ed alle leggende delle Ande pre-incaiche.
Attualmente collabora con alcuni blog e riviste on-line come “Chili di libri, “Accademia della scrittura”,
“Emozioni imperfette”, “L’artefatto”,” Read il magazine” e “Hermes Magazine” occupandosi ancora di critica d’arte e di recensioni letterarie.