Che cos’è un “Giro di vite”? La vera storia del racconto di Henry James

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Giro di vite, il racconto scritto da Henry James e pubblicato nell’ottobre del 1898, oltre ad avere riscosso subito un buon successo, nel corso dei secoli ha visto vari adattamenti per programmi radiofonici, spettacoli teatrali, film (del calibro di The Others) e serie TV. Anche Netflix ha dato luce alla sua serie originale ispirata all’opera e intitolata The Haunting of Bly Manor e nella quale il suo creatore Mike Flanagan tributa egregiamente Henry James.

giro di vite

La struttura

Per raccontarci Giro di vite, Henry James usa un modo interessante di legittimare al lettore la storia. Essa viene raccontata attraverso una trascrizione che viene letta alla donna che sta raccontando al lettore. Quest’ultima inizia la sua stesura con una frase che solitamente non si trova proprio all’inizio di un racconto, comunicando immediatamente al lettore come ciò che gli viene narrato tenga tutti i presenti con il fiato sospeso. L’autrice del manoscritto originale è colei che ha vissuto la storia in prima persona. A leggere il manoscritto è il personaggio di Douglas

Douglas

Inizialmente questo personaggio sembra di fondamentale importanza per il racconto. Lo è realmente? in realtà ad una prima e distratta lettura, per il fruitore del racconto si rivela essere il personaggio attraverso il quale la scrittrice viene a conoscenza dei fatti. Si tratta del custode del manoscritto originale.
La presa di coscienza riguardo al ruolo di Douglas si sviluppa venendo a conoscenza dei fatti raccontati nel manoscritto. Anche in questo caso c’è da domandarsi perché Henry James abbia scelto di inserire queste parole all’inizio del racconto, prima ancora che il lettore possa immaginarne il significato.

“Sono del tutto d’accordo che essersi manifestato per primo ad un ragazzino così piccolo conferisca alla vicenda un tocco assolutamente inusuale e degno di riflessione. Anche se a me, per quanto mi risulta, non è la prima volta che un evento del genere ha per oggetto un bambino. Se il bambino aggiunge l’effetto un ulteriore giro di vite, che ne direste di due bambini?.”

Giro di vite

Che cos’è un giro di vite? Ecco la domanda che vuole suscitare nel lettore lo scrittore. Il giro di vite è quella connessione tra un’entità rimasta ancorata alla vita terrena e una persona vivente che accetta di vivere in sinergia con essa. La morte, quando volontariamente o meno ci si trova in questo compromesso diventa praticamente un passaggio obbligato dove rimane da scegliere come andare oltre.

La trama

Nel caso della nostra storia le due entità malevole vogliono vivere in simbiosi con i due bambini protagonisti della storia Miles e Flora. In vita le due entità conoscono i bambini in quanto la signorina Jessel è l’ex istitutrice mentre Peter Quint e lavora alla tenuta di Bly per conto del padrone di casa. A mettere i bastoni tra le ruote arriva la nuova istitutrice, una giovane ragazza che per qualche ragione inspiegabile può vederli e intuirne le intenzioni.
La giovane istitutrice a sua volta può contare sull’aiuto della governante, la signora Grose. Ma chi gioca questa partita dalla parte degli incorporei ha troppi vantaggi.

Bly

Come nei migliori romanzi e film del genere, l’ambientazione è già metà della storia. La tenuta Bly rappresenta quel luogo di mezzo in cui tutto può succedere. Metà tenuta è adibita ad abitazione ed è relativamente nuova. Questa parte è annessa a ciò che c’era prima e che permane nel tempo ed al tempo lasciata a degradarsi. Non è un caso che il primo incontro tra Quint e l’istitutrice sia proprio a cavallo tra le due zone. Lei rivolge lo sguardo verso le vecchie torri merlate e per la prima volta vede il fantasma di Peter Quint. Peter Quint è anche l’origine del male a Bly.

La corruzione 

Miles e Flora sembrano due angeli, ci vogliono molte pagine di delusioni per togliere alla giovane istitutrice la convinzione di essere in presenza di due anime pure. I colpi più duri le vengono inferti da Miles, che per la giovane rappresenta la perfezione fatta a fanciullo. L’istitutrice però capisce come i due bambini siano stati depredati della loro innocenza dalle entità che ne bramano l’energia e i corpi. L’autore vuole che si capisca come anche le migliori delle creature, se affidate alle cure sbagliate, finiscono per abbandonare la virtù in favore di bassezze e astuzie.

Il rapporto tra uomo e donna

Peter Quint usa il fascino che Miles ha sulla giovane istitutrice per portare il ragazzo a usarlo contro di lei. Il gioco di Quint è quello di tentare di minare la forza di volontà dell’istitutrice e per farlo ha un’arma potentissima. Miles è bello, intelligente e ancora abbastanza piccolo da perdonargli facilmente la cattiveria tipica della fanciullezza. L’istitutrice accoglie la sfida cedendo al giovane Miles quei centimetri di resa che Peter Quint non pensava che lei avrebbe dato volontariamente. L’istitutrice accetta il ruolo di accogliere Miles in tutti i suoi difetti e permettergli di essere cattivo e accettarne la cattiveria. Proprio questa accettazione fa sì che la parte umana di Miles si abbandoni alle cure della giovane con fiducia e alle entità non resta che lasciare la presa. L’errore di calcolo di Quint è dato dal fatto che pensava di aver di fronte una giovane testarda e semplice, data la facilità con la quale Miles poteva farla sentire più piccola di lui.

I tentativi di chiusura

Tutto qui! Già non esiste una reale chiusura, il perché ( soprattutto per  chi ha confidenza con il soprannaturale) è semplice da accettare: non c’è una fine dato che tutto si crea, nulla si distrugge ma tutto si trasforma. Questa è la caratteristica che ha permesso al racconto di aver così tanti giri di vite nel mondo dell’intrattenimento.

 


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