Fonti foto: Wikipedia; stack exchange
Gli dei, si sa, sono eterni. O forse vivono con l’uomo. La loro eternità è illusoria, ha un campo ristretto alla vita della civiltà. Chiaro, oggi nessuno è devoto agli dei dell’antica Grecia, ma in qualche maniera ne conserviamo qualcosa, forse inconsciamente. A tale proposito, Freud sosteneva che fossero una personificazione delle pulsioni. A ben pensarci, in ogni epoca e in ogni luogo, il politeismo ha assunto aspetti simili. Nota e ovvia è la corrispondenza tra gli dei romani e quelli greci: Afrodite che diventa Venere, Zeus Giove, Artemide Diana eccetera.
Gli dei greci nel mondo moderno
Oggi li incontriamo nella profanazione. Gli dei oggi sopravvivono in una forma parodistica. Pur non volendo essere dissacratori, proponendo un loro ritorno nella modernità operiamo già una forma di iconoclastia. E questo è il bello. L’esempio più vivo di questa traslazione lo vediamo con gli eroi della Marvel. Già, perché ci sono diversi dei ed eroi dell’Antica Grecia che sono diventati veri e propri supereroi dei fumetti. In alcuni casi in forma citazionistica, come Flash che con le alette sulle tempie ricorda molto Hermes, il messaggero (il dio che dà il nome anche alla nostra amata testata). Come lui velocissimo. Come la luce, come i segnali che corrono quotidianamente nella rete di comunicazioni telematiche. C’è poi Wonder Woman che ricorda un’amazzone, vicina a quel femminile determinato, sanguigno, violento quando necessario. L’esempio più corrispondente potrebbe essere Ippolita la cui cintura fu oggetto della nona fatica di Ercole. A proposito, esiste un supereroe della Marvel che pare chiamarsi proprio Hercules. Figlio di un dottore che ha deciso di allevarlo in un’isola deserta facendolo diventare fortissimo e intelligentissimo. Il suo motto “in the name of Olympus” rende l’idea di cosa intendevo con il parodistico.
“Americanizzare” il mito
È come se la Marvel abbia voluto, con alcuni di questi personaggi, “americanizzare” il mito greco. In questo mi ricorda l’operazione svolta dagli antichi romani. Quando il mito viene trasposto capita sempre una profanazione. Anche se forse gli stessi dei greci a loro volta profanavano divinità provenienti dall’oriente. Un po’ come il dio dell’Universo Marvel Comics, oltre che capo dell’Olimpo greco, Zeus, che pare discenda dall’indiano Dyaus Pitar di cui è possibile scorgere nel nome l’assonanza.
Un altro di questi supereroi è Ares, il quale in un episodio verrà addirittura sconfitto da Hulk. Forse a simboleggiare che il dio della guerra può essere vinto da quell’essere verde che rappresenta una rabbia disorganizzata, naturale esplosione di quel che che un uomo docile come Bruce Banner reprime. Hulk di per sé non può dirsi cattivo, infatti. Solo è il concentrato della rabbia. Mentre Ares appartiene ai Potenti vendicatori. La sua natura è bellicosa. Lui è la guerra.
E last but not least bisogna a tale proposito proporre la corrispondenza tra gli Avengers e gli argonauti narrati da Apollonio Dorio. Si possono trovare infatti similitudini tra l’impresa del Vello d’oro e l’Infinity War. Viene da pensare che i poemi epici di un tempo fossero il corrispettivo della Hollywood di oggi. E non mancavano gli effetti speciali. Se si pensa che anche nelle tragedie greche avvengono guerre descritte con la stessa attenzione di un film contemporaneo. Basti ricordare I sette contro Tebe e la battaglia di Polinice contro Eteocle. Se oggi ci si ritrova nei cinema, all’epoca ci si ritrovava nelle Grandi Dionisie. Ma la ragione era forse la medesima di quella che viviamo oggi nella contemporaneità.
La stessa storia che si ripete da secoli
L’essere umano racconta da sempre una stessa storia, con le stesse pulsioni, gli stessi dei, le stesse simbologie. Più passa il tempo più queste diventano preziose. Se, come diceva il filosofo Blumenberg, il mito trova il suo significato ultimo nella totalità delle sue variazioni, oggi la Marvel ci ricorda che i suoi tasselli si aggiungono a completare questa impresa infinita.
Luca Atzori, laureato in filosofia, ex direttore artistico del Teatro Piccolo Piccolo, Garabato e membro fondatore del Mad Pride di Torino. Drammaturgo, attore, poeta, cantautore. Autore dei libr: Un uomo dagli occhi rotti (Rizomi 2015) Gli Aberranti (Anankelab 2019), Teorema della stupidità (Esemble 2019) Vangelo degli infami (Eretica 2020) e dei dischi Chi si addormenta da solo lenzuola da solo (2017), Mama Roque de Barriera (2019) Insekten (2020) Iperrealismo magico (2020) Almagesto (2021).