Hemingway nasceva il 21 luglio 1899

Hemingway nasceva il 21 luglio 1899

Fu certamente una vita da romanzo, quella di Ernest Hemingway, che questo 21 luglio avrebbe compiuto 124 anni, ovviamente se le condizioni lo avrebbero permesso! Tuttavia, sono passati ben 61 anni dalla sua morte, avvenuta il 2 luglio 1961, e dunque non ci resta che commemorarlo e raccontarlo attraverso la sua vita e le sue opere.

Una vita per la scrittura

Quando era alla Municipal High School, Hemingway fu spronato a scrivere da due dei suoi insegnanti. Così ebbe modo di pubblicare i suoi primi articoli, perlopiù racconti e fatti di cronaca, pubblicati sui giornali scolastici Tabula e Trapeze.

Tuttavia, una volta conclusi gli studi, non si iscrisse mai all’università. Così, nel 1917, si trasferì dai Grandi Laghi a Kansas City per lavorare come cronista del Kansas City Star. Questo quotidiano locale si differenziava dal resto per il suo linguaggio, descritto come “moderno”, “rapido” e “oggettivo”, e proprio qui Hemingway apprese le regole di una scrittura che fosse caratterizzata da frasi chiare, concise e prive di parole superflue. Ciò fu di buon auspicio per il giovane scrittore: di lì a poco, la sua carriera sarebbe decollata.

Infatti, tra le numerose esperienze tra le due guerre e nei due dopoguerra (si arruolò nel 1917 come autista di autoambulanze, Hemingway viaggiò diverse volte tra Spagna, Italia, Francia ed Africa, fu corrispondente di guerra tra il 1941 e il 1945 e visse per un periodo a Cuba), ha continuato a scrivere e a pubblicare le sue opere, alcune delle quali verranno ricordate come le più celebri di sempre.

Fonte foto: Corriere della Sera

I suoi libri e il suo stile

Vincitore del Premio Nobel nel 1954, le sue pubblicazioni più note sono Addio alle armi (A farewell to arms) e Il vecchio e il mare (The old man and the sea), grazie al quale vinse anche il Premio Pulitzer nel 1953. Tra le altre opere annoveriamo Per chi suona la campana e Di là dal fiume e tra gli alberi e Fiesta – Il sole sorgerà ancora, che gli valse la sua scalata verso il successo.

I suoi primi racconti erano degli scritti satirici su personaggi che non gli andavano proprio a genio, poi tra un viaggio e l’altro inviò i suoi primi tre racconti alle Contact Editions di tale Robert McAlmon intitolati rispettivamente My old manUp in MichiganOut of season. Per aggiungere la ciliegina sulla torta, egli incluse anche una raccolta di dieci poesie.

I suoi scritti sono costituiti da uno stile narrativo che possiamo benissimo definire come basato sulla semplicità. Infatti, i testi erano composti da frasi brevi, concise e davvero molto semplici. Inoltre, i dialoghi dominavano praticamente ogni racconto ed Hemingway non era il classico narratore onniscente: non conosceva mai né i pensieri né i sentimenti dei suoi personaggi. Di fatto, si limitava a essere testimone della scena che stava narrando. Questa sua tecnica, davvero rivoluzionaria ai tempi, influenzò significativamente sia gli scrittori a lui contemporanei, sia quelli che sarebbero venuti.

I viaggi che lo ispirarono

Le opere di Hemingway sono certamente ispirate al suo vissuto, in particolar modo alla sua infanzia e soprattutto ai suoi numerosi viaggi che fece, alcuni per lavoro e altri per svago. I suoi trascorsi in Spagna (Madrid, Pamplona e Siviglia) diedero terreno fertile per la realizzazione di Per chi suona la campana e soprattutto per Fiesta – Il sole sorgerà ancora, in cui si parla della guerra civile spagnola e delle corride, di cui Hemingway era un grande appassionato.

L’Italia, che vide durante la Prima guerra mondiale e in altre occasioni, lo portò a comporre il famoso Addio alle armi e altri piccoli racconti come Miniature e Come non sarà mai. La sua permanenza da espatriato in Francia negli Anni ’20 fece sì che, nel suo Festa Mobile, coniasse il termine di “Generazione Perduta” riferendosi a tutti quegli individui che prestarono servizio durante la Grande Guerra.

I suoi safari in Africa gli diedero la scintilla per lavorare a Le verdi colline d’Africa, in cui racconterà la sua prima esperienza tra Kenya e Tanzania in compagnia della seconda moglie Pauline Pfeiffer.
Infine, la sua sosta a Cuba lo portò a scrivere Il vecchio e il mare.

Ernest Hemingway

Fonte foto: History.com

Cosa successe dopo il suo ultimo racconto?

Il vecchio e il mare non fu solo l’opera che riscosse maggior successo, ma fu anche l’ultima di Hemingway. Già allora la sua salute era precaria: malato di epatite C e di nefrite, si recò con molta fatica a L’Avana per ricevere l’onorificenza dell’Ordine di San Cristobal.

Tali patologie lo costrinsero poi a letto per molti giorni. Una volta essersi parzialmente ripreso, Hemingway fece i suoi ultimi viaggi in Spagna e a Cuba, per poi tornare negli Stati Uniti, a Ketchum. Col passare del tempo, Hemingway cadde in depressione e sperimentò anche delle crisi maniaco-depressive. Fu poi ricoverato per ben due volte in una clinica psichiatrica, dalla quale fu dimesso e giudicato “guarito” in entrambi i casi. In realtà, la situazione non migliorò, anzi: una volta uscito per la seconda volta, le allucinazioni e tutta una serie di comportamenti strani tornarono a farsi sentire.

Questa spirale portò al suicidio dello scrittore il 2 luglio 1961. Hemingway si sparò con un fucile che, giorni prima, era stato chiuso a chiave in un armadietto da sua moglie.

Purtroppo, la Storia non si fa con i se e con i ma, eppure ritengo sia lecito chiedersi come sarebbe stato il vissuto di Hemingway se la sua salute fisica e psichica non si fosse deteriorata. Magari avrebbe continuato a viaggiare e a scrivere, a pubblicare nuove storie, forse anche un nuovo capolavoro che avrebbe in qualche modo surclassato Il vecchio e il mare.

Curiosità

Si dice che Hemingway, quando era impegnato a scrivere, annotava ogni volta i suoi progressi su una sorta di bacheca fatta di cartone e appesa al muro. Lì segnava il numero di parole che aveva scritto, e che erano quasi sempre comprese tra le 450 e le 512. Nel caso fossero state di più, le considerava come un lavoro extra e di conseguenza si prendeva più tempo per dedicarsi allo svago, tutto senza provare alcun senso di colpa. A quanto pare, stando a una notizia del Guardian risalente al 2009, il KGB propose a Hemingway di diventare una spia per il regime stalinista durante la Seconda guerra mondiale. Il colmo? Ecco, lo scrittore accettò. Così, nel 1941 fu assoldato dai servizi segreti russi, ma senza riportare informazioni utili.

Per quanto potesse adottare uno stile semplice, chiaro e conciso, Hemingway sembrava essere tuttavia un autore abbastanza “puntiglioso”. Infatti, affermò di aver riscritto il finale di Addio alle armi per ben 39 volte. “C’era qualche problema tecnico, cosa la faceva esitare?” Domandò il giornalista che lo intervistò, un tale Plimpton. Lo scrittore rispose semplicemente: “Si tratta di trovare le parole giuste“.