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Francis Scott Fitzgerald è nato in un periodo storico che – sebbene caratterizzato dal proibizionismo – ha visto l’arte in tutte le sue forme fiorire maggiormente: musica e letteratura, in particolare, hanno raggiunto l’apice dell’espressione.
Quando dico Anni Ruggenti, vi sfido, infatti, a non pensare alle sale da ballo sotterranee in cui si sorseggiava whisky di contrabbando sulle note del miglior Jazz di sempre.
“È un grande vantaggio non bere in un ambiente di forti bevitori. Riesci a trattenere la lingua, e inoltre puoi scegliere il momento dei tuoi piccoli peccatucci quando tutti gli altri sono così ciechi da non vedere o da non curarsene.”
Francis Scott Fitzgerald
È proprio durante l’Età del jazz, che è vissuto uno dei maggiori scrittori del XX secolo.
Francis Scott Fitzgerald nacque il 24 settembre 1896 a Saint Paul, negli Stati Uniti medio occidentali da genitori di forti aspirazioni aristocratiche che però, nel concreto, vivevano in ristrettezze economiche e guardavano alla classe borghese con curiosità e desiderio. Ciò, assieme agli ideali romantici trasmessi in particolare dalla mamma, provocò nel giovane Fitzergald sentimenti contrastanti: aspirava alla ricchezza delle classi sociali più agiate, ma ne disprezzava l’assenza di valori morali.
Questo conflitto inferiore fu il tema costante delle sue opere.
“Il suo cuore era in costante e turbolenta rivolta. Le più grottesche e fantastiche ambizioni lo braccavano la notte nel letto. Il suo cervello tesseva un universo di ineffabile lusso mentre l’orologio ticchettava sul lavabo e la luna bagnava di luce i suoi vestiti ammucchiati sul pavimento. Ogni notte cresceva questo intreccio di fantasie finché la sonnolenza non si chiudeva con un abbraccio incurante su qualche vivida scena.”
Si iscrisse all’Università di Princeton, ma la sua fu una scelta dovuta più all’ambiente sociale che ruotava attorno ad essa che a una reale intenzione di dedicarsi agli studi offerti dal piano formativo. E il suo intuito non fallì: fu proprio grazie a quella mondanità che fece la conoscenza di numerosi intellettuali dell’epoca e iniziò la sua carriera di scrittore come redattore della rivista Nassau Literary Magazine.
Ciononostante, interruppe gli studi per arruolarsi nell’esercito statunitense durante la Prima guerra mondiale.
Le opere
Anche i più grandi, per diventare ciò che sono, passano attraverso il fallimento: e così accadde a Fitzergald che, dopo aver affidato il suo primo manoscritto all’editore Scribner, venne rifiutato. Ciò inizialmente gli costò la sua storia d’amore con Zelda: la giovane non voleva sposare un uomo senza un’entrata fissa e decise di rompere il fidanzamento. Tutto questo accadeva durante una situazione politica complessa: era il 1919 e per la strada scoppiavano le rivolte popolari e gli scioperi degli operai.
L’autore sfruttò gli accadimenti storici e i problemi personali che stava vivendo, e incanalò il dolore nella scrittura: una seconda versione del romanzo, dal titolo This Side of Paradise, fu accettato da Scribner e vide la luce il 26 marzo 1920. Riconquistò anche Zelda e si sposarono il 3 aprile dello stesso anno.
Alla prima opera, seguirono due raccolte di racconti (Flappers and Philosophers e Tales of the Jazz Age), un secondo romanzo (The Beautiful and Damned) e una commedia (The Vegetable, or from President to Postman).
Il grande Gatsby
Tanto per infondervi maggiore fiducia nell’editoria, vi dico questo: appena uscito, Il grande Gatsby non ottenne molto successo. L’opera venne pubblicata per la prima volta il 10 aprile 1925 e si rivelò come una tra le più accurate analisi della società dell’epoca, ma non venne subito riconosciuta. Il libro, anzi, faticò a decollare, forse a causa della copertina considerata respingente.
A tratti autobiografico, esso tratta il tema della solitudine con acutezza e scomoda con nonchalance il crollo del mito del sogno americano. La prosa è scorrevole, i personaggi sono autentici nelle proprie debolezze, seppur mantenendo un’aura romantica. Si tratta di un capolavoro che mescola spietatezza e candore, alternando i tomi e rallentando il ritmo al momento giusto.
È noto: il romanzo parla di Gatsby, innamorato della cugina Daisy fin dai tempi dell’adolescenza. In età adulta riesce a incontrarla e a frequentarla. La donna è sposata ed è restia a lasciare il marito.
L’ultimo romanzo e la crisi
La moglie Zelda accusò presto i sintomi della malattia mentale: una volta scoperto che era affetta da schizofrenia, Fitzgerald cedette all’alcolismo e arretrò anche al lavoro. La donna entrava e usciva dall’ospedale, e le cose si fecero sempre più difficili fino a fare sprofondare anche lui in una profonda depressione. Nonostante ciò, lo scrittore continuò a lavorare al romano The Last Tycoon e cercò di resistere. Sopraggiunse però anche la malattia fisica: ebbe diversi attacchi di cuore fino a quando, purtroppo, il 21 dicembre 1940, morì.
Giornalista, lettrice professionista, editor. Ho incanalato la mia passione per la scrittura a scuola e da allora non mi sono più fermata. Ho studiato Scrittura e Giornalismo culturale e, periodicamente, partecipo a corsi di tecnica narrativa per tenermi aggiornata.
Abito in Calabria e la posizione invidiabile di Ardore, il mio paese, mi fa iniziare la giornata con l’ottimismo di chi si ritrova la salsedine tra i capelli tutto l’anno.