Luigi Pirandello, cardine della letteratura

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Luigi Pirandello, nato il 28 giugno 1867 a Girgenti, l’attuale Agrigento, è una delle presenze più significative della letteratura del Novecento. Ha affrontato vari temi, tra cui l’incertezza della vita quotidiana.

Luigi Pirandello

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La famiglia come trappola

Ogni individuo si ritrova, nelle sue pagine e nelle sue opere teatrali, frantumato e gettato in un mondo insensibile, a partire proprio dalla figura della famiglia, che a differenza di ciò che affermava Pascoli, rappresenta per Pirandello una trappola. Questa concezione nasce nell’autore fin dalla sua infanzia segnata dalla figura violenta ed aggressiva del padre, che cercava di essere smorzata da quella dolce materna. Negli anni dell’infanzia assorbe gli elementi fondamentali della tradizione religiosa siciliana, ricolma di superstizioni, misticismo e credenze magico-popolari.

Il trasferimento a Palermo  e gli studi in Filologia

Se prima era rinchiuso nell’ambiente del “paesino”, una volta trasferitosi a Palermo inizia a frequentare il ginnasio, iscrivendosi anche alla facoltà di Lettere e di Legge, iniziando a frequentare il mondo della città, con i teatri e i più vivaci ambienti culturali. A Bonn, in Germania, completerà gli studi in Filologia romanza e sempre qui è segnato dall’amore con la tedesca Jenny Schulz-Lander e dal contatto con la poesia e la cultura tedesca. Ciò che lo condizionerà radicalmente sarà il soggiorno a Roma, nel 1893, che gli appare come uno scrigno glorioso del passato, ma anche una città degradata dalla speculazione edilizia e dalla frivolezza della borghesia.

Il matrimonio sotto costrizione e Il fu Mattia Pascal

L’anno successivo è costretto dal padre a sposare Antonietta Portulano. I primi anni sono caratterizzati da un’autentica passione, solo in seguito la donna sprofonderà in una fase di follia, affrontando anche le difficoltà economiche. Per tale ragione Pirandello si getta nel lavoro dando vita a diverse opere. 

Tra le più rinomate di questo periodo vi è Il fu Mattia Pascal, attraverso il quale emergono aspetti autobiografici e la voglia di evadere dalla tensione familiare. Un aspetto comune è che tutti i suoi personaggi sono prigionieri dei diversi aspetti della vita, Mattia Pascal della famiglia, Serafino Gubbio del lavoro meccanico, Enrico IV di una società falsa e meschina. Lo scrittore trova un modo per evadere dalle gabbie costruite dai protagonisti, ossia la follia. Il folle può infatti osservare l’esistenza insensata degli altri estraniandosi.

Pirandello e il rapporto con il fascismo

Pirandello appoggia durante la Prima guerra mondiale la causa degli interventisti, condividendo la visione del conflitto come naturale compimento dei moti risorgimentali. Nel 1915 pubblica sulla Nuova Antologia il romanzo Si gira, ed è proprio da questo momento che la produzione teatrale prende il sopravvento, ottenendo sempre più consenso pubblico, fondando la  Compagnia del Teatro d’Arte di Roma. È in quegli anni che lo scrittore aderisce al partito fascista, ma il rapporto con il regime è colmo di ambiguità e contraddizioni, per questo non viene considerato un intellettuale fascista, sin quanto non ne appoggia né celebra la retorica. Nel 1934 riceve il Premio Nobel per la Letteratura, e due anni dopo, a causa di una polmonite, muore a Roma.