La Valmalenco non è solo Caspoggio e Chiesa – due località molto note a sciatori e amanti della montagna. Insieme ad essi, a Torre di S. Maria e Lanzada, Spriana è uno dei cinque comuni nei quali è divisa la valle. Quest’ultima a sua volta è composta da centri ancor più piccoli, piccole frazioni, tra cui la graziosa e pittoresca Marveggia.
Visitare questi luoghi, addentrarsi tra le case arroccate e i vicoli stretti, tra cortili che ospitano strumenti agricoli e oggetti per noi davvero vintage… è come fare un salto nella tradizione, ricongiungersi con una parte atavica della nostra natura, alla scoperta di minuscoli borghi contadini, dove il tempo sembra essersi fermato.
Il paesaggio
In particolare a Marveggia, è possibile trovare delle tipiche case con murature in pietra a secco, ma anche una delle antiche torri che furono, di cui oggi rimangono pochi resti, che servivano da avvistamento dei nemici, a guardia della vecchia strada carovaniera. Un’antica mulattiera selciata la collega poi agli altri piccoli centri circostanti.
Tutto il comune di Spriana – che si trova in provincia di Sondrio a circa 750 mt s.l.m. – di cui Marveggia fa parte (insieme agli altri nuclei di Bedoglio, Piazza, Cucchi, Erta, Portola, Gaggi, Mialli, Scilironi) non raggiunge i 160 abitanti.
La strada per raggiungere il comune e le sue frazioni è già di per sé molto bella, fatta di quel silenzio della natura che serve proprio a riconciliare mente, corpo e anima. Dopo aver attraversato la sponda sinistra del torrente Mallero, si sale infatti per alcuni tornanti dominati da castagneti e massi erratici, su uno dei quali è stata costruita una splendida chiesetta chiamata “Chiesa della Speranza”.
La vita sui monti
Questi luoghi dal paesaggio fiabesco, furono menzionati per la prima volta nel ‘300 nei manoscritti di storia locale, ma nel tempo hanno subìto un drastico calo della popolazione, che li abbandonava in favore di aree più industrializzate. Oggi i suoi abitanti hanno perlopiù una veneranda età, e con il tempo Marveggia e limitrofi diverranno probabilmente dei ricordi disabitati.
Prima di assistere a questo spopolamento di massa, curiosamente il comune di Spriana fu l’unico della valle a conoscere un periodo di ricchezza attraverso il contrabbando con la vicinia Svizzera di prodotti come zucchero, caffè e tabacco, ecc. all’epoca dell’avvento del Regno d’Italia, a causa dei nuovi dazi imposti. Ma i proventi derivanti da questa “onesta attività” non durarono molto, stroncati nei primi del Novecento dall’arrivo di una caserma della Guardia di Finanza nella vicinissima Val di Togno.
A favorire il repentino abbandono delle terre è stato anche l’incombente pericolo di una vasta frana, costantemente monitorata e arginata dalla Protezione civile, ma che ha fatto inevitabilmente evacuare buona parte della popolazione.
Eppure qualcuno è rimasto fedele alle proprie radici. La gente di montagna, si sa, non è il massimo dell’espansività; eppure anche noi turisti, viandanti, forestieri, una volta entrati in sintonia con il #mood della montagna e della natura, scopriremmo un lato umano dei suoi abitanti che ancora pochi ambienti conservano.
Dopo averci studiati silenziosamente da cima a fondo, anche loro riuscirebbero a trasmetterci quel senso di ospitalità e di vita a misura d’uomo che spesso nel nostro mondo frenetico è solo un miraggio, e del quale loro saranno incuriositi. Se capiterete a cavallo del 4 maggio, quando cade il patrono di Spriana, assisterete anche a qualche tipico festeggiamento.
Sono di dicembre; credo nell’oroscopo? Sì e no. A volte lo uso volentieri come scusa per giustificare i miei difetti 😉 Ma la verità è che ognuno è unico a modo suo, e sono sempre più convinta che più si crede di sapere, meno si conosce. Io, ad esempio, ho 25 anni e non so ancora bene cosa farò da grande. Per il momento sono una “Digital Something“, mi occupo di comunicazione, marketing e web design. Quel che è certo, è che adoro esplorare la vita in tutti i suoi aspetti, e per questo ne scrivo con meraviglia e curiosità. Penso che la scrittura sia una tra le tante forme d’arte, utile ad esprimere la parte più autentica di sè.