Il Soffio: i tre racconti di Loredana Marconi

“Il soffio” si snoda attraverso tre racconti brevi che disegnano con un linguaggio semplice e snello, essenziale, l’evoluzione emotiva, professionale e sentimentale di tre donne diverse tra loro, ma simili per delicatezza ed eleganza. Un architetto, un’artista e una giovane impiegata che cercano se stesse con serenità, dimostrando un’innata fiducia nel tempo, che piano mostrarà la via migliore da percorrere, nella riflessione silenziosa. 

 

Nel dettaglio il primo racconto, che dà il titolo al libro, è molto suggestivo perchè, attraverso un viaggio a Creta- per altro molto ben narrato nei particolari – mescola con armoniosa leggerezza, percezioni visive e sensoriali dei luoghi descritti, ad emozioni personali della protagonista che cerca di mettere ordine nella sua vita, staccando un pò la spina, assecondando un bisogno di libertà che non dovrebbe mai essere messo in secondo piano. Il tutto viene condiviso con un’amica speciale, un’amica d’infanzia e la tratteggiatura di questo sentimento importante, è discreta ma efficace, costante, vera, suggestiva. Le due donne vivono una vacanza intima all’insegna del relax e della meditazione, facilitati dall’ambiente marino, dai suoi colori, dai suoi venti, dalla sua vegetazione, dai fondali misteriosi, dall’arte, dalla mitologia, dai nuovi incontri e dagli spazi di silenzio di cui la protagonista dichiara di avere bisogno. Il ritorno a Roma sarà quasi opprimente, anche perchè il cammino verso una nuova identità è appena iniziato. La relazione sentimentale, la situazione lavorativa della protagonista, saranno più nitidamente contornate come insoddisfacenti, ma nessuna decisione definitiva viene palesata. L’autrice lascia gradevolmente al lettore l’identificazione con l’una o l’altra o l’altra ancora, ipotesi di futuro, fra sogno e realtà, fra speranze e limiti che ognuno ha in sè.

 

Il secondo racconto, “Falso d’autore”, ci fa conoscere in maniera spicciola ed essenziale, l’ascesa al successo di una giovane autrice di quadri, attraverso casi fortuiti prima,  ed operazioni strategiche di  marketing, dopo. Una volta diventata famosa e ricca, la protagonista, ahimè, ricorre, su suggerimento di un’amica che credeva importante,  ad una scorciatoia  illegale, per aggirare il blocco artistico che le impedisce di produrre nuovo materiale per la sua collezione. In realtà, pur essendo efficace in un primo momento, questa caduta di stile nella sua correttezza professionale metterà, in seguito, in evidenza la povertà di un legame di amicizia che si trasformerà in una trappola. L’epilogo a sorpresa, ma non troppo, restituisce alla sincerità usata per confessare l’inganno perpretato, la sua lucentezza e al tradimento il pugno di mosche che merita.

 

Il terzo ed ultimo racconto “Il Prato” è proprio un soffio. Leggero sfiora il dolore di una donna che ha perso un figlio e che senza troppi vincoli e problemi, lascia il chiasso e la mondanità della compagnia dei suoi amici, per un viaggio distensivo e solitario, nel quale l’immensità della bellezza di un semplice prato viene sottilmente paragonata allo splendore del cuore di un bambino, che senza pregiudizi o troppe paure, si avvicina alla solitudine di un adulto con fiducia, dolcezza ed innocenza, donando aria nuova e nuovi giochi. 

 

Una scrittura piacevole in prima persona, senza troppi fronzoli, senza pesantezze. Un abbozzo delicato delle fragilità umane che lascia una traccia per superarle attraverso l’assecondare le proprie passioni. In questo caso i viaggi. L’ho trovata distensiva e ve la consiglio.