“La piccinina”: intervista a Silvia Montemurro

La piccinina è stato pubblicato per la prima volta da Edizioni E/O nel 2023. Oggi, attraverso l’audiolibro per Il Narratore, la narrazione di Chiara Francese riporta alla luce l’incredibile e quasi dimenticata storia vera delle “piccinine” di Milano, le giovani sarte che nel 1902 si unirono in sciopero per rivendicare i propri diritti, opponendosi a un sistema di adulti che cercava di sfruttarle e pagarle miseramente.

La piccinina

L’intervista

L’opera, come da te raccontato, nasce dalla curiosità rispetto a un quadro presente nella tua casa d’infanzia. Le case, soprattutto quelle che ci hanno visto bambini, sono testimoni e custodi della nostra immagine più vera: che altri ricordi hai tu di essa?

La casa della mia infanzia non è stata solo una casa, sono state diverse. Io poi considero sempre casa quel posto dove si sta bene.

Quindi diciamo che in tutte le case della mia infanzia c’era amore e che ho traslocato parecchio da piccolina però il posto che veramente vorrei chiamare casa e chiamo sempre casa nei miei ricordi è legato alla vigna che mi ha vista crescere ed è stato forse in effetti l’unico punto saldo in mezzo a questi spostamenti. La vigna era il rifugio in cui andavamo spesso quasi tutti i sabati e le domeniche, dove ci si incontrava con tutti gli altri parenti, si facevano grandi grigliate, dove si mangiavano le castagne insieme intorno al fuoco in autunno, dove si viveva proprio  la spontaneità di un luogo di montagna, un luogo immerso nella natura con non soltanto vigne ma anche alberi da frutto ed è qui che io mi trovavo a studiare appesa sul ramo di un albero, sopra un sasso sotto il Grande Fico, Insomma questa natura mi riporta sempre a casa, quindi ogni volta che io sono in mezzo alla natura ripenso a quel luogo della mia infanzia dove ho vissuto le bellissime avventure da bambina e in qualche modo torno a casa mia.

Rivolgendoci sempre al passato, com’è stata la tua infanzia? E cosa di essa c’è nella protagonista del tuo libro?

La mia infanzia è stata l’infanzia di una bambina che si è, per certi versi, sentita molto sola e in questo mi sono ritrovata un po’ con Nora, Ero una bambina che desiderava tantissimo l’amore dei suoi genitori come ogni bambino ma forse anche l’esclusività di un rapporto essendo in tre fratelli. Come è capitato a Nora può essere che in certi momenti mi sia sentita così, un po’ di troppo e ciascuno poi riceve l’amore che riceve, magari ne avrebbe bisogno di più e io di questo ne sono stata consapevole magari più avanti negli anni e quindi adesso posso affermarlo con certezza. Ero una bambina abbastanza fragile, sia di costituzione che emotivamente. Ero molto timida, dovevo sempre essere quella brava, quella precisa. Non balbettavo come Nora, ma poco ci mancava, nel senso che anche se avevo una bella parlantina e sapevo leggere, una parte di me si è sempre sentita fuori posto. Quando dico nel romanzo che non sapevo dove mettere le mani, ecco, quell’immagine è tratta proprio dalla bambina che mi sono sempre sentita di essere: un po’ fuori posto, nonostante gli altri mi vedessero come una bambina quasi ineccepibile.

La piccinina

“La piccinina” è una storia di rivendicazioni, di lotte per la conquista dei diritti: sono sufficienti i passi avanti fatti nel corso degli anni?

Se parliamo di diritti abbiamo fatto dei passi importantissimi nel corso degli anni, però pensando per esempio ai diritti dei lavoratori, quelli della fabbrica, pensando ai sindacati che praticamente non esistono più, non sono certamente sufficienti i passi avanti. Anzi si potrebbe dire che qualche passo indietro l’abbiamo fatto con l’avvento della tecnologia, ma non solo: anche con il dare meno importanza a questi istituti che oramai vengono quasi visti come degli istituti fantoccio e ci sarebbe molto da dire a riguardo. Io sicuramente non sono né una politica né una sindacalista, però sono un’abile osservatrice e ascoltatrice, quindi ho sentito parecchie storie sia di donne che hanno subito mobbing e che non hanno potuto in qualche modo rivendicarlo, farsi avanti, difendersi, ma anche di uomini stessi che hanno rischiato di perdere il posto di lavoro perché alzavano la testa davanti al padrone. Questo succede sia nell’ambito del privato che del pubblico, quindi direi che i passi avanti da fare sono molti e quasi sempre andrebbero fatti tramite le comunità, l’aggregazione, valori che ho sentito tanto decantare ma che poi in definitiva io non ho avuto la fortuna nel concreto di vivere, perché anche nei miei mille disparati lavori, ho sempre visto soltanto una grande disgregazione.

Un tema di grande attualità è lo sfruttamento minorile, ancora troppo presente all’estero, da parte delle grandi aziende di fast fashion: cosa non è stato fatto che appare invece evidente, secondo te?

Potremmo chiamare in causa le istituzioni europee, potremmo parlare di poca presenza di associazioni che difendano ancora i diritti del bambino in alcuni paesi, potremmo evocare la poca cultura che c’è in alcuni ambienti, la diversità che viene vista solo come salvaguarda dell’identità culturale di un popolo e quindi non apertura verso invece una civiltà più umana. Ma non ho ovviamente la pretesa che a questa risposta io possa dare dei contenuti da attivista. Mi piacerebbe fare qualcosa in più nel concreto, ecco forse quello che manca dal mio punto di vista è smettere di guardare ciascuno nel proprio orticello e iniziare a pensare veramente al prossimo che ti passa accanto e ad ascoltare anche attivamente le proteste che vengono fatte. E cercare di porsi sempre una domanda, io che cosa posso fare? Perché le persone dovrebbero essere pronte ad aiutare magari popolazioni lontane, quando neanche tra familiari si riesce a darsi una mano, prendersi in considerazione? Ci vorrebbe più pace nelle famiglie, ci sarebbe più bisogno di stemperare i conflitti, le piccolezze dei conflitti e partire da lì, voler bene ai propri, di figli, capire quali sono le esigenze dei nostri.

Nora è un personaggio vivo, forte, simbolo di resistenza: quali sono, invece, i suoi difetti?

Nora ne ha tanti di difetti, il primo è evidente che è quello della balbuzie, però ci sono altri tratti di Nora che sono appunto quelli dell’insicurezza. Vorrebbe cambiare, ma soffre di bassa autostima. Questo è il suo difetto più grande, essere davvero la peggior nemica di se stessa, tratto che forse non riesce molto a cambiare nel corso della storia.

Ascoltare la propria storia prendere vita dalla voce altrui è un’esperienza affascinante: raccontaci qualcosa di più sull’audiolibro.

L’audiolibro ti permette di entrare in quella dimensione ancora più fantastica, ancora più viva, sentire questa attrice (Chiara Francese) che così bene interpreta Nora mi ha fatto riconsiderare alcune parti della storia e mi ha fatto anche pensare alla meraviglia di queste parole che lette e appunto interpretate prendono un significato ancora diverso, ancora maggiore, quindi sono stata veramente piacevolmente sorpresa da questo audiolibro e da tutto quello che ha creato e che sta creando. Un altro modo per connettersi ancora di più ai lettori e spero che possa arrivare anche a tutte quelle persone che per un motivo o per l’altro fanno fatica con la lettura o addirittura con la vista.

Quali sono i tuoi futuri progetti editoriali?

I miei progetti sono quelli di continuare a portare avanti i miei corsi di scrittura e i miei meeting, ma soprattutto c’è in arrivo una bellissima storia sempre ambientata nella Milano del Novecento, che si chiama Le cicogne della Scala, che vede protagonista questa volta due sorelle, ma in modo particolare tutte le donne, che hanno lavorato nella Scala a quel tempo e che non erano molto considerate.

Tra gli altri progetti c’è il romanzo per ragazzi, che uscirà nella primavera del 2025. E poi via via, spero che vorrete seguirmi per scoprire tutto il resto, perché il 2025 sarà veramente ricco di sorprese.