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Il nostro italiano, si sa, è una lingua decisamente affascinante. Vi sono moltissimi proverbi, modi di dire e ci si può addirittura divertire a fare dei giochi di parole. Quante volte però ci siamo ritrovati a voler esprimere un determinato concetto senza trovare una definizione adatta? Magari una sensazione, uno stato d’animo, un’emozione specifica. Ebbene sì, nonostante la nostra sia una lingua ricca di vocaboli, non sempre ne esiste uno per ogni situazione. Motivo per il quale a volte si prendono in prestito da altre lingue, italianizzandole quando possibile. Sapevate per esempio che l’odore della pioggia sulla terra deriva dall’inglese petrichor, che in italiano è diventato petricore?
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Non è possibile tuttavia trasformare ogni parola dalle lingue straniere in italiano. Tant’è vero che molte purtroppo non sono nemmeno conosciute. Un vero peccato, perché in questo modo si perde l’occasione di poter esprimere qualcosa nel migliore dei modi. Ecco quindi un articolo dove raccoglieremo alcune delle parole intraducibili in italiano. Parole che spesso e volentieri sono in grado di racchiudere dei significati davvero molto belli, profondi e particolari.
Emozioni, azioni e non solo
Le parole che troverete di seguito esprimono emozioni ed azioni, ma non solo. Si riferiscono anche a fenomeni naturali, oppure abitudini dell’essere umano. Ecco per voi un breve vocabolario. Sperando di potervi aiutare a trovare le parole adatte, la prossima volta in cui ne avrete bisogno.
– Cwtch: dal gallese. Avete presente quando ci si sente a casa tra le braccia di una persona speciale? Questo vocabolo viene utilizzato proprio per esprimere quella sensazione di benessere che si prova quando si abbraccia la persona che si ama.
– Cafuné: dal portoghese brasiliano. A proposito di persona amata, il cafuné è l’atto che si compie mentre quasi sovrappensiero passiamo le dita tra i suoi capelli.
– Viraha: dall’hindi. Il momento in cui si realizza di amare una persona, proprio quando ci si allontana da lei e la si sta per perdere.
– Oodal: dal tamil. Quando due persone innamorate litigano e poi fingono di essere arrabbiate.
– Kilig: dal tagalog. La sensazione di felicità che si prova ogni volta in cui incontriamo la persona di cui siamo innamorati.
– Mamihlapinatapai: dal yaghan. Momento di imbarazzo in cui si trovano due persone timide mentre sperano che l’altra faccia la prima mossa.
– Geborgenheit: dal tedesco. Sentirsi al sicuro accanto alla persona giusta per noi.
– Tiam: dal farsi. La particolare luce negli occhi quando si guarda chi amiamo.
– Iktsuapok: dall’inuit. Quando si sta aspettando qualcuno durante un appuntamento e ci si guarda intorno sperando che arrivi al più presto.
– Begadang: dall’indonesiano. Restare svegli fino a tardi.
– Groak: dall’inglese. Quando si guarda una persona conosciuta mentre sta mangiando qualcosa di prelibato, con la speranza che ce la faccia assaggiare.
– Sternenglanz: dal tedesco. L’atmosfera quasi magica che creano le stelle di notte.
– Kaze hikaru: dal giapponese.La brezza primaverile che finalmente arriva ad accarezzare la pelle, dopo un lungo e rigido inverno.
– Shoganai: dal giapponese. La capacità di saper accettare tutto ciò che non può essere evitato, capendo che non possiamo controllarlo.
– Ikigai: dal giapponese. La ragione di vita che ti fa svegliare al mattino e che ti fa pensare che valga la pena stare al mondo.
– Hoppìpolla: dall’islandese. Quando ci si ritrova a saltare nelle pozzanghere.
– Mono no aware: dal giapponese: L’emozione che si prova davanti alla bellezza della natura e della vita umana. Anche con la consapevolezza che tutto sia in costante mutamento.
– Tartle: dallo scozzese. La sensazione di disagio che si prova nel momento in cui non ricordiamo il nome di qualcuno.
– Pochemuchka: dal russo. Persona che fa domande in continuazione. Proprio come i bambini, quando chiedono continuamente il perché di qualcosa.
– Wonderwall: dall’inglese. La persona di cui ci si è innamorati e a cui si continua costantemente a pensare.
A proposito di quest’ultima parola, non vi viene in mente una canzone molto famosa? Quale migliore modo per concludere questo articolo, se non con il meraviglioso brano degli Oasis.
Sono quella che in prima elementare si annoiava mentre la maestra spiegava le lettere dell’alfabeto ai suoi compagni di classe, perché le conosceva già da almeno un anno. Sin da quei tempi, durante i temi in classe sarei stata capace di riempire con pensieri e parole dieci fogli protocollo. Scrivere per me è un’esigenza, la mia costante, una delle poche cose che mi fanno realmente sentire giusta in questo mondo, insieme alla gentilezza e ai miei sorrisi. Trentatré anni, diplomata come tecnico dei servizi sociali e qualificata assistente di studio odontoiatrico, ho cambiato diverse volte strada, ma il bisogno di scrivere mi ha sempre seguito come se fosse la mia ombra.