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Nasceva cento anni fa, l’8 gennaio del 1921 a Racalmuti, piccolo paesino in provincia di Agrigento, una delle personalità di maggior rilievo del panorama culturale non solo italiano ma internazionale del ‘900: Leonardo Sciascia.Spirito critico e anticonformista, lucido interprete della realtà contemporanea attraverso – e grazie – alla lente della narrazione letteraria, Sciascia è stato per molti versi un pioniere, dall’utilizzo del genere “giallo” quando ancora veniva considerato letteratura di serie B, alla cruda esposizione dei meccanismi della mafia quando, secondo le sue stesse parole, “il Governo non solo si disinteressava del fenomeno (…), ma esplicitamente lo negava”. O alla redazione di antesignani romanzi-inchiesta su fatti di cronaca per lui ancora freschi, come nel caso de “L’affaire Moro”, scritto appena qualche mese dopo la morte dello statista democristiano sulla base della profonda convinzione che la letteratura sia l’unico modo per conoscere la realtà e scongiurare “l’impostura”.
La sua passione per il mondo delle lettere si manifesta sin dall’adolescenza, quando “la noia generava una ricerca di letture inesauribili”, e viene ulteriormente amplificata dall’influenza dello scrittore Vitaliano Brancati, che Sciascia ha la fortuna di avere come professore all’Istituto magistrale di Caltanissetta, dove si trasferisce con la famiglia. Brancati lo guida nella conoscenza della letteratura francese e diventa un suo modello, umano e letterario, mentre un altro giovane insegnante della stessa scuola, Giuseppe Granata, lo inizia all’impegno politico facendogli conoscere gli autori dell’Illuminismo francese e italiano.
Si costituiscono così gli assi della sua formazione culturale, che oscillerà sempre sul precario equilibrio di una “ragione che cammina sull’orlo della non ragione”, come lo scrittore spiega alla giornalista Marcelle Padovani nel corso della famosa intervista La Sicilia come metafora (1979): una tensione, costante nella sua opera, tra luce della ragione (illuministica) e oscurità della non-ragione, dell’irrazionalità e impenetrabilità del Male; tra ricerca di verità e giustizia (esemplificata dallo strumento dell’inchiesta, declinata come dispositivo narrativo nel giallo o come ricerca giornalistica nel saggio e nel pamphlet) e incapacità di credere nella reale possibilità di decifrare l’enigma cupo del Potere.Altrettanto costante, nei lavori di Sciascia, è quel filo sottile che divide la rappresentazione di una Sicilia fedele alla realtà nei più minimi dettagli, tanto da rilevarne aspetti volutamente tenuti nascosti fino ad allora (come nel caso della mafia) e la trasposizione metaforica della realtà isolana, che diventa teatro della condizione umana nella sua eterna lotta tra contraddizioni e ambiguità a lei proprie.
Le opere principali di Sciascia
Circondato dal gotha dell’intellighenzia del dopoguerra grazie al suo impegno come direttore della rivista Galleria, che annovera tra i suoi collaboratori personalità come Pier Paolo Pasolini, Alberto Moravia, Giulio Carlo Argan, Mario Praz, Enrico Falqui, Federico Zeri, Cesare Brandi, Sciascia dimostra come l’amore per la cultura possa abbattere ogni barriera o possibile isolamento geografico ben prima che la sua fama letteraria lo porti a varcare i confini nazionali, con la pubblicazione – a 40 anni – de Il giorno della civetta (1961). Uno tra i motivi del successo immediato del romanzo è che mai prima d’ora la mafia era stata oggetto di un racconto, di una storia di fantasia, sì, ma con chiari legami con il reale, a iniziare dalla descrizione di quel silenzio omertoso che rende il libro ancora per molti versi attuale. Un’altra ragione, sicuramente lo stile di Sciascia, limpido, chiaro, a tratti definito aspro come i limoni di Sicilia, distante da ogni eccesso di ricercatezza, il che ha contribuito alla diffusione eccezionale dell’opera, tradotta in numerose lingue e adattata a teatro e al cinema (nel celebre film del 1968 del regista Damiano Damiani con Franco Nero e Claudia Cardinale).
Dopo questo clamoroso esordio come romanziere (i lavori precedenti erano componimenti brevi di altra natura, saggi, novelle e persino poesie), Sciascia ha annoverato un’altra serie di opere rimaste negli annali della nostra letteratura, tra cui A ciascuno il suo (1966), scritto sempre utilizzando l’impianto del giallo poliziesco e su tematiche di mafia, che ispirerà l’omonimo film del ’67 di Elio Petri con Gian Maria Volonté e Irene Papas; Il contesto, del 1971, in cui il ritorno alla detective story è ormai solo un pretesto parodistico per sondare una volta di più i temi cardine della narrativa sciasciana, il potere e la giustizia; Todo mio, nato nel clima del referendum sul divorzio e che parla polemicamente dell’ingerenza dei “cattolici che fanno politica”. Lo spirito critico sempre presente in Sciascia lo porta ad allontanarsi dall’impegno militante, nella cui efficacia perde progressivamente fiducia, ma a perseverare in quella ricerca in cui, secondo lui, risiede la funzione dello scrittore che “non è […] né un filosofo né uno storico, ma solo qualcuno che coglie intuitivamente la verità”. Su questo presupposto nascono opere dallo stile più prettamente giornalistico, come La scomparsa di Majorana (1975), sulla misteriosa sparizione del celebre scienziato, il già citato L’affaire Moro (1978), scritto a pochi mesi dai fatti di cronaca con una impressionante lucidità investigativa, al punto da veder confermate, a decenni di distanza, molte delle sue ipotesi o deduzioni; Il teatro della memoria (1981), saggio che prende spunto dal caso dello “smemorato di Collegno”.
Leonardo Sciascia: i festeggiamenti per il centenario della nascita
Svariati altri saggi di rara acutezza analitica su temi letterari o connessi alla “sicilitudine”, termine da lui stesso coniato, completano la veloce panoramica sull’opera di quell’intellettuale di spessore che è stato Leonardo Sciascia per l’Italia e per l’Europa tutta.Le celebrazioni per l’anniversario della sua nascita sono iniziate il 28 dicembre scorso nel suo paese natale, Racalmuto, con la mostra fotografica “Leonardo da Regalpetra” di Pietro Tulumello, e proseguiranno per tutto il 2021, in parte online a causa delle restrizioni legate all’emergenza Covid-19. Prossimo appuntamento, per il momento, una diretta online prevista per il giorno del centenario, l’8 gennaio 2021, sulle pagine Facebook di “CasaSciascia” che organizza l’evento assieme all’associazione “Strada degli scrittori”, con il patrocinio dell’Assessorato Turismo, Sport e Spettacolo della Regione Siciliana. Ma il modo migliore per festeggiare e celebrare questo importante autore italiano rimane andare a leggere (o rileggere) alcuni tra i suoi tanti, imprescindibili capolavori: non avete che l’imbarazzo della scelta!
Scrivo da sempre. Da quando ancora non sapevo farlo, e scrivevo segni magici sulle tende di mia nonna, che non sembrava particolarmente apprezzare. Da quando mio nonno mi faceva sedere con lui sul lettone, per insegnarmi a decifrare quei segni magici, e intanto recitava le parole scritte da altri, e a me sembravano suoni incantati, misteriosi custodi di segreti affascinanti e impenetrabili, che forse, un giorno lontano, sarei riuscita a comprendere e che, per il momento, mi limitavo ad assaporare sognante. Sogno ancora, tantissimo, e nel frattempo scrivo. Più che posso, ogni volta che posso, su ogni cosa mi appassioni, mi incuriosisca o, più semplicemente, mi venga incontro, magari suggerita da altri.
Scrivo per Hermes Magazine e per altri siti, su vari argomenti, genericamente raggruppabili sotto il termine di “cultura“. Scrivo anche racconti, favole, un blog che piano piano prende forma, un libro che l’ha presa da un po’ e mi è servito a continuare a ridere anche quando tutti intorno a me sembravano impazzire (lo trovate ancora su Amazon, mai fosse vogliate darmi una mano a non smettere di sognare).
Scrivo perché vorrei vivere facendolo ma scriverò sempre perché non riesco a vivere senza farlo.
Scrivo perché, come da bambina, sono affascinata dal potere di questi segni magici che si trasformano in immagini, in pensieri, in storie. E, come da bambina, sogno di possedere quella magia che permette loro di prendere vita dentro la testa e nell’immaginazione di chi li legge.